Governo, Conte: “Oggi elaborerò una proposta da sottoporre a Mattarella”

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Terminate le consultazioni, il premier incaricato, Giuseppe Conte, ha annunciato che venerdì elaborerà una proposta di governo da sottoporre al presidente Mattarella, sottolineando che “i ministri che proporrò saranno politici”. Ma la strada del governo non è in discesa. Lega e M5s insistono su Paolo Savona all’Economia. Interviene il Quirinale: “Nessun veto, ma niente diktat” al presidente incaricato e al Capo dello Stato. “Non un diktat ma un suggerimento, Savona il migliore”, la risposta di Salvini.

Conte: “Risparmiatori truffati saranno risarciti” – Nella sua prima giornata di lavoro da premier incaricato, Conte ha visto tutti i rappresentanti delle forze politiche, favorevoli e contrarie al governo giallo-verde. In serata, invece, “l’avvocato difensore degli italiani” (come si è definito) ha incontrato le vittime delle crisi bancarie recenti: “Sono persone che chiedono il rispetto dei diritti e che il loro risparmio venga tutelato – ha sottolineato -. La tutela dei risparmi sarà uno dei principali impegni di questo governo del cambiamento: chi ha subito truffe o raggiri sarà risarcito”.

Il braccio di ferro tra il Colle e Lega-M5s – Parallelamente alle consultazioni il professore di diritto scelto dal M5s si è ritrovato a fare da mediatore in un braccio di ferro potenzialmente esplosivo, quello tra Quirinale e M5s-Lega sulla scelta di Paolo Savona all’Economia. Una scelta alla quale Luigi Di Maio e Matteo Salvini, consapevoli del già fragilissimo equilibrio nell’assegnazione dei ministeri, non vogliono rinunciare, nonostante i segnali negativi arrivati dal Colle.

Sergio Mattarella è molto preoccupato per le pressioni che potrebbero derivare dall’insistenza delle due forze politiche nei confronti del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica nell’esercizio delle funzioni che la Costituzione attribuisce a tutti due. E’ un timore che va oltre quello dei presunti veti e che dal Colle viene interpretato come un “diktat”.

Sono timori che tendono a raffreddare il termometro sulle trattative per la formazione del governo e che portano i due leader giallo-verdi a fine giornata a glissare per spegnere i toni della contesa. “Dei ministri se ne occuperanno Conte e il presidente Mattarella” ha chiarito Luigi Di Maio al termine delle consultazioni. Subito dopo le analoghe dichiarazioni del segretario del Carroccio. “Lasciamo a Conte l’onore e l’onere di proporre a chi di dovere nomi e ruoli di chi si farà carico di realizzare quello che gli italiani si aspettano”. Soprattutto Salvini minimizza il suo pressing: “Ma quali diktat…la nostra è una proposta, non un’imposizione. Non capisco quale sia la motivazione del ‘no’ a una persona come Savona. Noi andiamo a consigliare, a suggerire e a mettere a disposizione…”, ha aggiunto.

Conte: “Miei ministri saranno politici” – Anche il premier incaricato ha gettato a fine giornata acqua sul fuoco. Conte dopo aver spiegato che le consultazioni sono state “utili” per la formazione del governo, ha annunciato che dedicherà l’intera giornata di venerdì “ad elaborare una proposta da sottoporre al Presidente della Repubblica: i ministri che proporrò saranno politici, così come il sottoscritto”.

Berlusconi: “Non voteremo la fiducia” – Intanto il governo nascente non convince né il Pd né il resto del centrodestra. “Non possiamo che confermare la nostra scelta di votare no alla fiducia e di stare all’opposizione di un governo che, al di là dei nomi, porta chiarissimo il segno dell’ideologia pauperista e giustizialista dei grillini” attacca Silvio Berlusconi.

La capogruppo alla Camera, Mara Carfagna assicura tuttavia che FI farà “un’opposizione intelligente e costruttiva. Voteremo a favore di provvedimenti che riteniamo utili al Paese, come la flat tax e la legittima difesa. Ci opporremo a quelli che riteniamo dannosi”.

Matteo Renzi: “È finito il tempo delle urla: tocca governare. Ne saranno capaci?” – Conferma l’opposizione anche Matteo Renzi che anzi l’annuncia “dura e rigorosa”, ma civile, “e rispettosa delle istituzioni, sempre. Adesso loro diventano il potere, loro diventano l’establishment, loro diventano la casta. Non hanno più alibi, non hanno più scuse, non hanno più nessuno cui dare la colpa. È finito il tempo delle urla: tocca governare. Ne saranno capaci?”.

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