Tra le tantissime feste del Salvatore che si sono celebrate a Cefalù una è rimasta davvero indimenticabile. E’ quella che si è tenuta nel 1923. Quell’anno, infatti, proprio il 6 agosto sono stati inaugurati i lavori per la conduttura dell’acqua potabile a Cefalù. Quel giorno il vescovo Giovanni Pulvirenti, che per la prima volta presiedeva la festa del Salvatore, ha benedetto la prima pietra della nuova costruzione. La signora Anna Giardina, invece, sempre quel giorno ha rotto la tradizionale bottiglia di champagne. Per l’occasione sono presenti le autorità politiche, civili, ecclesiastiche e scolastiche del circondario. Arrivano i rappresentanti dei comuni di Palermo, Termini, Bagheria, Trabia, Ficarazzi, Misilmeri, Collesano, Castelbuono, Campofelice, Lascari e Pollina. Tanta la gente arrivata per l’occasione. Il vescovo, in abiti pontificali, è assistito dalle due prime dignità capitolari e dal suo cerimoniere. L’acqua potabile per la città di Cefalù arrivava dalle sorgenti naturali di Collesano. La cerimonia si è svolta nell’allora piazza Salvatore Spinuzza, diventata oggi piazza Garibaldi.
Quell’anno la festa del Salvatore ha visto le tradizionali corse di cavalli, l’albero della cuccagna a mare, i giochi di fuoco, l’illuminazione fantastica alla veneziana della villa Botta e gli intrattenimenti musicali in una piazza Duomo illuminata dalla luce elettrica. A dirigere l’orchestra è stato il maestro Bacardi. «Mons. Vescovo che rifugge dallo sperpero del denaro in razzi, bombe e mortai – si legge nel Monitore diocesano – ha saggiamente convertito in due legati di maritaggio di lire cinquecento per ciascuno la spesa, che avrebbe dovuto sostenere per giuochi di bengala, e ciò è valso a sollevare la miseria e tergere le lacrime di due povere orfane».