Furbetti del cartellino: è stata una moglie gelosa a fare scattare l’indagine

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L’indagine che ha portato alla scoperta dei furbetti del cartellino all’assessorato regionale alla sanità è partita dalla segnalazione di una moglie gelosa che, nel novembre del 2016, ha chiamato il numero “117” per denunciare le strane assenze del marito: avrebbe voluto, in sostanza, vendicarsi di un tradimento del consorte. Da qui sarebbero scattati i controlli della guardia di finanza all’interno degli uffici.

I dipendenti dell’assessorato alla Salute sono scoperti fuori dall’ufficio sono più di un quinto del totale degli impiegati e dei dirigenti di piazza Ziino. Adesso sono accusati di truffa aggravata, accesso abusivo al sistema informativo e false attestazioni e certificazioni. “C’era una prassi consolidata negli uffici dell’assessorato – dice la Guardia di finanza in una nota – i dipendenti gestivano i loro turni di servizio con presenze fittizie debitamente e furbescamente certificate”. Si scambiavano i badge oppure attestavano false presenze. L’indagine ha svelato più di 400 ore attestate in maniera fraudolenta sui computer dell’assessorato. 

Insomma la pausa caffè durava tanto perché c’era anche la pausa per la spesa, per lo shopping, la pausa per una lunga passeggiata e quella per andare dal parrucchiere. E molti non si presentavano neanche in ufficio, o arrivavano con tre ore di ritardo, però risultavano sempre presenti. L’indagine della Guardia di finanza, coordinata dalla procura di Palermo, svela l’ufficio della Regione dove ci sono più furbetti del cartellino. Undici sono finiti agli arresti domiciliari, ad altri undici dipendenti è stato notificato l’obbligo di firma, altri venti sono stati denunciati. L’inchiesta è saltata fuori grazie alle telecamere piazzate dai militari del Gruppo di Palermo all’ingresso degli uffici di piazza Ziino.

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