Era il 17 dicembre 1978 quando Emanuele Catarinicchia veniva ordinato a Corleone vescovo della diocesi di Cefalù. Ad imporgli le mani, quel pomeriggio domenicale, il cardinale Sebastiano Baggio, prefetto della congregazione dei Vescovi. Nella mattinata papa Giovanni Paolo II, nel suo Angelus, aveva parlato del Presepe. Quel giorno i quotidiani di tutta Italia riprendono l’istruzione dei vescovi italiani sulla vita nascente e sull’aborto. Nel pomeriggio il Papa celebra nella Basilica di san Paolo fuori le mura.
Da Cefalù e dai paesi della diocesi quel giorno in tanti si dirigono verso Corleone per partecipare all’ordinazione del nuovo Vescovo. La chiesa madre è gremita. Il nuovo vescovo è molto emozionato. Ha appena 52 anni. Alla fine della celebrazione trova parole per ringraziare un po’ tutti. Nel suo breve discorso annuncia che vuole vivere a Cefalù la povertà episcopale, che intende operare all’ombra del rinnovamento conciliare e che vuole incarnare il dialogo con tutti. Chiede ai giovani di lasciarsi guidare da Cristo e invita tutti alla comunione ecclesiale. Parlando dei rapporti fra la chiesa e la società richiama la “Gaudium et spes” ed invita la comunità ecclesiale ad aprire le porte delle parrocchie a quanti hanno bisogno e a coloro che non hanno voce. Alla fine abbraccia personalmente quanti sono arrivati dalla sua nuova diocesi e da tutti vuole sapere qualcosa sulla nuova chiesa che è stato chiamato a guidare. Ai parroci, infine, affida un messaggio di augurio natalizio da portare ai fedeli della sua nuova diocesi.