Continua lo scontro tra governo e sindaci sul decreto sicurezza

Continua lo scontro tra governo e sindaci sul decreto sicurezza. Se da un lato il vicepremier Matteo Salvini avverte che “è finita la pacchia”, dall’altro il premier Giuseppe Conte fa sapere che “se l’Anci desidera un incontro per segnalare eventuali difficoltà applicative collegate alla legge sull’immigrazione e sulla sicurezza, ben venga”. Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris attacca il vicepremier: “Tradisce la Costituzione, si dimetta lui”.

Intanto si riapre il fronte M5s. “Il decreto sicurezza è tutt’altro che una buona legge. Ci sono aspetti che non mi convincono da un punto di vista politico ed etico e altri che ritengo siano difficilmente applicabili da un punto di vista amministrativo. Ma una cosa è certa: noi siamo abituati a rispettare le leggi, quindi non chiederò ai miei dirigenti di ignorarle”, ha affermato il sindaco M5s di Livorno Filippo Nogarin.

La senatrice Elena Fattori, che non votò il provvedimento in aula, a La Repubblica ha dichiarato: “Spero che, grazie all’intervento di Conte, qualcosa possa cambiare. Ricordo che la sindaca di Roma e quella di Torino sono state le prime ad approvare una mozione che ne chiedeva la sospensione. Il problema è serio e reale e non basterà espellere tutti i senatori che hanno optato per una resistenza civile a questo obbrobrio per cancellarne le criticità”.

Un altro dei parlamentari 5 Stelle critici, Matteo Mantero, è tornato all’attacco. “Ecco quello che si ottiene – ha scritto su Facebook – emanando un decreto incostituzionale e stupido, a solo scopo propagandistico, che auspicabilmente sarà smontato dalla consulta: creare illegalità dove non c’era, ridurre l’integrazione peggiorando le condizioni di vita di italiani e stranieri, far fare bella figura ai sindaci del pd che hanno contribuito a creare il falso problema dell’immigrazione e ora passano per i paladini dell’integrazione. Filotto insomma…”

Ma Salvini non arretra: “Con tutta la buona volontà, ma il decreto sicurezza lo abbiamo già discusso, limato per tre mesi e migliorato. Lo ha firmato il presidente della Repubblica e adesso questi sindaci vorrebbero disattendere una legge dello Stato?”. Il vicepremier e ministro dell’Interno ha invitato a rispettare “una legge approvata dal Parlamento, dal governo e firmata dal Presidente della Repubblica. E’ troppo facile – ha sottolineato – applaudire Mattarella quando fa il discorso in televisione a fine anno e due giorni dopo sbattersene”.

Ha provato a stemperare gli animi l’altro vicepremier Luigi Di Maio, che ha ridotto tutto a “solo una campagna elettorale da parte di sindaci che si devono sentire di sinistra”. Rispondendo ai giornalisti, Di Maio ha precisato di “non avere notizie che qualche membro del governo si stia opponendo all’incontro di Conte con l’Anci”. Poi però ha ricordato che i sindaci “non hanno alcuna autorità per legge e quindi questo dimostra che tutte queste dichiarazioni fanno parte di una grande occasione per fare un po’ di campagna elettorale e chiedere un po’ di voti ai cittadini”. “Nessun Governo dirà mai a un sindaco di disobbedire ad una legge dello Stato. Come Governo non lo diremo perché l’abbiamo sostenuta e la portiamo avanti: se c’e’ qualche membro della maggioranza che si sente a disagio si deve ricordare che ne e’ membro e che questo dl l’ha votato, che il governo lo sta applicando, che lo sosteniamo”, ha concluso il vicepremier.

Palazzo Chigi ha quindi voluto chiarire alcuni aspetti particolari: secondo fonti interne sarebbero “inaccettabili le posizioni degli amministratori locali che hanno pubblicamente dichiarato che non intendono applicare una legge dello Stato. Il nostro ordinamento giuridico – hanno precisato le stesse fonti – non attribuisce ai sindaci il potere di operare un sindacato di costituzionalità delle leggi: disapplicare una legge che non piace equivale a violarla, con tutte le conseguenti responsabilità”.

L’Anci con il presidente Antonio Decaro ha risposto nel frattempo alle accuse sulla “pacchia” dicendosi pronto a nome dell’Associazione a restituire le fasce tricolori. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando a stretto giro ha replicato a Salvini respingendo l’invito alle dimissioni: “E’ la prova che Salvini non ha capito niente e che viviamo in mondi diversi, io sto agendo da sindaco”. Aggiungendo di essere al lavoro per portare la vicenda alla Corte Costituzionale.

L’altro protagonista della “rivolta”, il primo cittadino di Napoli Luigi de Magistris, ha tenuto a spiegare che “il linguaggio di Salvini è indegno di un ministro dell’Interno. Sta violando apertamente la Costituzione, sulla quale ha giurato, il traditore è lui e dovrebbe dimettersi. Le sue sono politiche disumane. Senza la residenza non puoi accedere ai servizi comunali, è come se perdessi ogni diritto, diventi un cittadino di serie B. E’ un provvedimento razzista”, sottolinea.

Con un post su twitter è intervenuto nella vicenda anche Roberto Saviano, che si è rivolto direttamente a Matteo Salvini. “Smetti di fare il pagliaccio sulla pelle delle persone. Apri i porti. Basta con questa becera propaganda, basta fare campagna elettorale sulla pelle degli ultimi”, ha scritto. “Le polemiche di sindaci o di pseudo scrittori che non capiscono quello che leggono non mi toccano, perché sono impegnato a lavorare e passo il mio tempo a lavorare e non a polemizzare”, è stata la replica del vicepremier.

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