Cefalù: sull’ospedale Giglio covid-19 il sindaco Lapunzina chiede garanzie e nessun rischio per altri reparti

Sull’ospedale Giglio destinato ad emergenza Covid-19 il sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina, «pretende di avere piena garanzia, attraverso l’evidenza delle scelte progettuali e tecniche da porre in essere, che non vi può essere il sia pur minimo rischio di interferenza tra i reparti che proseguiranno la loro attività e quello destinato agli ammalati di COVID 19». Per questo il primo cittadino ha inviato una lettera al Presidente della fondazione Giglio, Giovanni Albano. La stessa missiva è stata inviata per conoscenza al Ministro della Salute, al capo della Protezione civile, al Presidente Musumeci e all’assessore regionale alla sanità. Ecco il testo della lettera: «All’inizio di questa settimana- scrive Lapunzina ad Albano – mi ha notiziato, per le vie brevi, della scelta, che sarebbe stata assunta dalle Autorità regionali, di destinare l’Ospedale di Cefalù all’emergenza COVID 19. Oltre a questa assai informale comunicazione, non ho evidenza di atti posti in essere da parte delle predette Autorità, né mi risulta che il Cda della Fondazione, di cui questo Ente è Socio Fondatore, sia stato investito di una decisione che ritengo di rilevanza primaria. L’unico elemento pubblico di cui vi è notizia è un comunicato stampa, da Ella diramato il 24 c.m., con cui dando per certo l’impiego dell’Ospedale a fronte dell’emergenza COVID 19, dichiara che il nosocomio manterrà comunque “… le sue attività, e tra queste le attività oncologiche, neurologiche con il centro sclerosi multipla, cardiologiche (il Giglio è hub nella rete dell’infarto), l’ostetricia, le prestazioni ambulatoriali in urgenza e non differibili e anche il centro prelievi”; ma precisando, al contempo, che “ il reparto Covid avrà dei percorsi totalmente distinti e separati dagli altri reparti per garantire la sicurezza di pazienti e del personale sanitario”.
Non posso che apprezzare, il “grande sforzo organizzativo per mantenere aperte tutte le attività sanitarie, a oggi presenti nel nostro Istituto, in modo da garantire continuità assistenziale, ma Le confesso che avrei di gran lunga preferito, e ritengo sarebbe stato legittimo attendersi, che il nostro Ospedale, anche in ragione della sua natura giuridica, rimanesse al di fuori dell’emergenza epidemiologica in atto.
Una tale scelta, oltretutto, sarebbe stata in linea con quanto disposto dal Ministero della Salute con la Circolare prot.n. 2627 del 01.03.20200 ove, tra l’altro, si dispone che “l’utilizzo delle strutture private accreditate dovrà essere valutato prioritariamente per ridurre la pressione sulle strutture pubbliche mediante trasferimento e presa in carico di pazienti non affetti da COVID-19”.
Voglio comunque chiarire che la Città che mi onoro di rappresentare pretende di avere piena garanzia, attraverso l’evidenza delle scelte progettuali e tecniche da porre in essere, che non vi può essere il sia pur minimo rischio di interferenza tra i reparti che proseguiranno la loro attività e quello destinato agli ammalati di COVID 19.
Mi preoccupano non poco, e trovo piena condivisione da parte del personale sanitario che opera nel nosocomio, le indiscrezioni sull’utilizzo di parti della struttura, alcune situate al primo, altre al terzo piano; e non mi è chiaro, per la conoscenza che ho dell’immobile, come possano realizzarsi quei “percorsi totalmente distinti e separati dagli altri reparti” che sono stati assicurati attraverso il comunicato.
Per essere più esplicito, poiché l’ospedale di Cefalù non è costituito in padiglioni separati tra loro ( come ad esempio il Policlinico di Palermo), ma è composto di un blocco unico con scale, ascensori e servizi in comune, non comprendo come possa essere assicurata la separazione dei piani primo e terzo (aree da destinare a pazienti COVID 19), dal secondo piano, nel quale sono presenti il reparto di emodinamica e il punto nascite, e il quarto piano, presso il quale ha sede il reparto di oncologia. Mi sembra, pertanto, del tutto irrealistico pensare di poter arrivare ad una netta separazione tra aree COVID 19 e aree NON COVID 19. La conseguenza che ne deriva è l’elevata pericolosità per l’intera comunità della scelta di allocare aree COVID 19 all’interno del nosocomio cefaludese.
Non rassicurano di certo le notizie che provengono da altri nosocomi che stanno fronteggiando il picco e dove si sono registrati casi di contagio tra i sanitari e anche tra i pazienti di altri reparti, tanto da essere diventati gli ospedali stessi i maggiori focolai di contagio. Una tale nefasta dinamica è ampiamente chiarita dalla letteratura scientifica, potendosi citare ad esempio il New England Journal of Medicine, la più prestigiosa e antica rivista medica al mondo, che, intervistando i medici dell’Ospedale di Bergamo direttamente impegnati nella lotta all’epidemia (https://catalyst.nejm.org/doi/full/10.1056/CAT.20.0080), conclude che la policy di aprire reparti COVID 19 all’interno di strutture ospedaliere non dedicate al trattamento del virus pandemico non fa né un favore alla comunità, né ai pazienti, né agli operatori.
Secondo il citato studio, infatti, creare singoli reparti COVID- 19 all’interno di ospedali non COVID 19 è il più grande errore che si possa fare perché rende praticamente impossibile compartimentare i servizi e, quindi, contenere la diffusione. Il reparto COVID 19 diventa la testa di ponte che infetta il resto del presidio.
Sempre secondo il citato studio, quando l’ospedalizzazione non può essere evitata, occorre concertare i pazienti COVID19 in strutture dedicate. Questo consente di minimizzare l’esposizione degli operatori sanitari perché solo un gruppo ristretto di professionisti che può essere altamente formato entra in contatto ripetuto con il virus. Inoltre consente di razionalizzare l’uso di DPI adeguati, che altrimenti sono dispersi in tanti utilizzatori diversi. La speranza di confinare l’infezione in un reparto all’interno di ospedali non COVID19 per mesi è semplicemente irrealistica.
Un siffatto rischio, in un ospedale come quello di Cefalù, situato in unico plesso, non comprendo come sia umanamente possibile evitarlo.
Per questo, Presidente, vogliamo vedere le carte: pretendiamo di conoscere in anticipo come si intende realizzare la assoluta separazione degli ambienti, dall’ingresso, alle scale agli ascensori, etc.
Agli altri Organi in indirizzo, ciascuno per le proprie competenze, chiedo un’ attenta valutazione, con piena assunzione di responsabilità, di quanto con la presente rappresentato, e di considerare che, per quelle che sono le situazioni strutturali e logistiche del Giglio, lo stesso non pare per nulla idoneo al fine che si prospetta, conseguendone il rischio che lo stesso possa divenire focolaio di espansione della epidemia tra il personale sanitario, i degenti degli altri reparti e, in tal modo, tra l’intera popolazione insediata.
Cefalù ha sempre dimostrato di essere una città solidale ma la solidarietà può essere possibile solo se, prioritariamente, vi è la sicurezza a tutela della salute di tutti».

 

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