Il 25% della popolazione italiana, ossia 15 milioni di persone, avrebbe riportato sintomi di tipo Covid-19 fra il 7 marzo e il 4 maggio. Di questi 8 milioni di persone potrebbero aver avuto la malattia, perché sintomi analoghi potrebbero essere dovuti ad altre forme influenzali. A questo risultato sono arrivate tre indagini Doxa condotte sul territorio nazionale sui sintomi correlati a Covid-19 e coordinate dall’Università Statale di Milano. I risultati sono pubblicati sul sito Scienza in rete, del Gruppo 2003 per la ricerca scientifica. Le cifre ufficiali sui contagi da Covid-19 per gli esperti sono incerte e ampiamente sottostimate. Per stimare il numero di casi possibili, sono state condotte tre indagini Doxa, intervistando per ognuna 1.000 individui, di età compresa tra 18 e 85 anni. Le domande riguardavano i sintomi correlati alla Covid-19 (febbre, mal di testa, raffreddore, tosse, disturbi gastrointestinali). E’ emerso che nel periodo dal 13 marzo al 7 aprile in Italia il 13,9% dei soggetti aveva riportato sintomi di tipo Covid-19. In Lombardia le percentuali salivano al 20,7%. Nel periodo tra il 10 aprile e il 4 maggio, la percentuale di persone che riferiva sintomi simili a quelli della Covid-19 è scesa all’8,3% in Italia, ma era ancora del 13,3% in Lombardia. Considerando che alcuni di questi dati si sovrappongono, emerge che in tutto il periodo considerato circa il 25% degli italiani ha avuto i sintomi della Covid 19. Secondo gli esperti della Statale di Milano, che, anche ignorando i casi asintomatici, l’epidemia di Covid-19 ha colpito una parte sostanziale della popolazione italiana e ancor più lombarda in marzo e anche in aprile, largamente superiore rispetto ai contagi Covid-19 ufficialmente registrati.