Lettera di indizione del Sinodo diocesano

Giuseppe Marciante per grazia di Dio e della Sede Apostolica Vescovo di Cefalù
Alla diletta Chiesa di Cefalù, scelta vigna del Signore (cf. Sal 80, 15-16; Is 5,7; Mt 20, 1-16), colomba nascosta all’ombra della rocca dello Spirito (cf. Ct 2,14), santa sposa che segue l’Agnello ovunque la porta (cf. Ap 14, 3-4; 19, 7-8; 22, 17), grazia e pace in abbondanza.
I cristiani, scriveva Sant’Ignazio d’Antiochia agli Efesini, sono synodoi, ossia coloro che camminano insieme: «Siete tutti compagni di viaggio (synodoi, conviatores), portatori di Dio, portatori del tempio, portatori di Cristo e dello Spirito, in tutto ornati dei precetti di Gesù Cristo» [1].
Cristo, è il Synodos per eccellenza, il vero “compagno di viaggio” per i suoi discepoli. In una commovente invocazione presente negli apocrifi Atti di Tommaso, è conservata quest’esortazione: «Credi in Cristo Gesù […] Egli ti sarà compagno (synodos) lungo il sentiero pericoloso, ti sarà guida verso il regno suo e di suo Padre, ti condurrà alla vita perpetua e ti darà quella sovranità che non passerà e non cambierà mai» [2].
San Giovanni Crisostomo scrive nel commento al penultimo salmo del salterio che la Chiesa è un corpo dove tutto si tiene (sistema) e il suo nome è sinodo [3].
Chiesa è il nome del convenire e del camminare insieme e mette in luce il duplice aspetto della “sinodalità”: il rapporto della Chiesa con la liturgia eucaristica sorgente della communio e la modalità storica con cui la communio si attua nel “camminare insieme”. Il termine sinodo ci riconduce ad uno stile di vita, che, secondo il Crisostomo, è lo stile di una vita eucaristica.
La sinodalità è stata fortemente richiamata dal Santo Padre Francesco in più occasioni e in particolar modo nell’ormai storico e denso discorso tenuto il 15 ottobre 2015 in occasione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi dove afferma che «Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio».
All’inizio del mio ministero in Diocesi vi ho resi partecipi del sogno di una Chiesa sinodale dove ciascuno e tutti insieme, pur nella differenza di carismi e ministeri diversi, siamo soggetti protagonisti nella potenza dello Spirito, del cammino di conversione pastorale in prospettiva missionaria.
Nella mia ultima lettera pastorale Si avvicinò e camminava con loro ho definito la sinodalità come l’esperienza di discernimento comunitario, di unità e di fraternità animata dall’azione dello Spirito Santo, autentico protagonista di ogni cammino di Chiesa che intende affrontare alla luce della Parola di Dio e dei segni dei tempi, il suo primario scopo: l’evangelizzazione e la testimonianza di Gesù Cristo, unico salvatore del mondo.
La sinodalità trova la massima espressione nella modalità del Sinodo anche se non si può ridurre alla sua celebrazione, perché significherebbe circoscrivere l’impegno ad un evento.
All’inizio dell’anno pastorale sulla sinodalità vi ho dato l’annuncio che dopo tre secoli la nostra Chiesa rivivrà l’esperienza del Sinodo diocesano.
Il Sinodo diocesano è senza dubbio un tempo di grazia, che mira a coinvolgere tutto il Popolo di Dio per operare un discernimento in vista di scelte pastorali significative e normative per la nostra Chiesa diocesana. In particolare, la scelta delle Unità di Pastorale Sinodale e delle Zone pastorali, la scelta di un nuovo itinerario per i sacramenti dell’iniziazione cristiana e la definizione di un nuovo percorso di evangelizzazione della pietà popolare.
Rivolgendosi ai delegati del sinodo diocesano di Nancy (Francia), Giovanni Paolo II diceva: «II sinodo è una celebrazione che si apre con una grande professione di fede. Si tratta di ascoltare ciò che lo Spirito dice alla Chiesa, di ascoltare con Maria, Madre della Chiesa […] Dovete cercare i mezzi per meglio annunciare il Vangelo e di incarnarlo nelle situazioni concrete della vita. Questo Vangelo dovrà apparire a tutti, credenti e non credenti, come una Buona Novella, una manifestazione dell’amore del nostro Dio» [4].
La sua celebrazione si svolgerà, a Dio piacendo, in tre fasi.
La prima preparatoria-formativa (2020-2021), «Si avvicinò e camminava con loro» (Lc 24, 15b), prevede la costituzione della commissione e della segreteria sinodale che curerà la pubblicazione del Regolamento del Sinodo e animerà un percorso formativo-spirituale del Popolo di Dio.
La seconda consultiva-elettiva (2021-2022), «Arde il nostro cuore mentre ci parli» (cf. Lc 24, 32b), prevede la consultazione di tutto il Popolo di Dio, l’elezione dei sinodali e l’elaborazione di una relazione sintetica per la stesura dell’Instrumentum laboris. Nel Sinodo, mediante la lettura e l’interpretazione dei “segni dei tempi” fatta alla luce del Vangelo, tutti i sinodali esercitano il munus profetico ricevuto col sacramento del Battesimo.
La terza celebrativa-attuativa (2022-2023), «Si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero» (Lc 24, 31a), prevede un’azione consultiva assembleare che si concluderà nel 2023 con l’Assemblea Sinodale che voterà il documento finale.
Poiché si tratta di un’autentica assemblea ecclesiale, il Sinodo diocesano si dovrà svolgere sotto l’ardente invocazione dello Spirito e dovrà essere costantemente accompagnato dalla preghiera di tutta la Comunità diocesana; si nutrirà dell’assiduo e fedele ascolto della Parola di Dio; sarà celebrato nell’unica professione di fede della Chiesa e nella comunione con la Tradizione e il Magistero vivo della Chiesa Cattolica.
Un Sinodo è una epifania della Chiesa particolare, ed ha la sua massima e più alta espressione nell’Assemblea Eucaristica presieduta dal Vescovo. Nella Chiesa antica l’assemblea eucaristica era pure designata mediante il ricorso al medesimo prefisso greco syn che compone la parola Sinodo, ossia Santa Sinassi.
Una Chiesa sinodale – ci ricorda Papa Francesco – è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che ascoltare è più che sentire.
È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo Spirito della verità (Gv 14, 17), per conoscere ciò che Egli dice alle Chiese (Ap 2, 7) [5].
Il dialogo sinodale implica il coraggio tanto nel parlare quanto nell’ascoltare. Si tratta di esprimere con rispetto quanto si avverte in coscienza suggerito dallo Spirito Santo come utile in vista del discernimento comunitario per cogliere quanto è suggerito dallo Spirito per il bene comune.
Per San Paolo VI il vero dialogo è una comunicazione spirituale che richiede attitudini specifiche: l’amore, il rispetto, la fiducia e la prudenza, in «un clima di amicizia, di più, di servizio» [6].
Fra i doni dello Spirito, almeno tre – ritengo – saranno fondamentali e necessari nell’esperienza sinodale che ci attende: Intelletto, Sapienza e Consiglio.
In fondo, il Sinodo diocesano è un’occasione di ripensamento e discernimento per conoscere la volontà di Dio, ma per coglierla bisogna saper “leggere dentro” con l’Intelletto, così da giungere alla verità delle cose; bisogna valutare con la Sapienza equilibrata e deliberare con il Consiglio, che ci fa cercare il bene secondo Dio. Se non invocheremo questi doni e non avremo lo Spirito Santo a guidarci, temo che sprecheremo la possibilità di una reale conversione pastorale, o comunque di un efficace rinnovamento dello slancio missionario, che questa provvidenziale e singolare esperienza ci offrirà.
L’esercizio del discernimento è al cuore dell’evento sinodale. Esso non s’improvvisa ma si apprende nella preghiera e dà concretezza a quanto più è proprio della sinodalità.
L’esigente esercizio del discernimento è frutto del paziente cammino di verifica (verum-facere) all’interno di un’autentica vita di comunione e richiede l’inesauribile disponibilità alla conversione e una ricerca costante, umile e fiduciosa della volontà del Signore.
La pratica sinodale della Chiesa ha sempre cercato il consenso unanime sugli argomenti oggetto di discernimento comunitario così come l’Apostolo Paolo ci esorta nella prima lettera ai Corinti: a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra noi, ma siamo in perfetta unione di pensiero e di sentire (cf. 1Cor 1, 10).
Non lasciamoci scoraggiare dal periodo pandemico che stiamo attraversando ma viviamolo come occasione propizia – come kairos – per essere protagonisti e costruttori di un cambiamento ormai improrogabile nella Chiesa e nel Mondo. Il fuoco dello Spirito, ne sono certo, ci purificherà, sconvolgerà le vie di comodi palliativi pastorali e di rattoppi inadeguati.
Il vento gagliardo del Paraclito risveglierà la creatività missionaria, aprirà nuovi orizzonti, rinnoverà il volto della nostra Chiesa nella mente e nelle relazioni di fraternità, nella fede e nella carità.
Coraggio, Chiesa di Cefalù, Sposa bella dell’Agnello!
Questo è il tempo favorevole per abitare con passione il presente che stiamo vivendo, trovare il coraggio di una nuova immaginazione del futuro e per muovere il cuore del Dio degli impossibili.
Viviamo il Sinodo come esperienza foriera di speranza e segno di immutato amore fedele per Cristo e per la sua Chiesa.
Pertanto,
avendo sentito il Consiglio Pastorale diocesano in data 08 febbraio 2019, il Consiglio Presbiterale in data 19 settembre 2019 sulla opportunità di convocare il Sinodo diocesano e avendone avuto parere positivo;
Consultata più volte la Commissione ante-preparatoria il Sinodo diocesano, istituita in data 09 maggio 2020;
A norma dell’Istruzione sui Sinodi diocesani della Congregazione per i Vescovi e la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli del 19 marzo 1997;
Visti i cann. 460-468 del Codice di Diritto Canonico;
DECRETO
l’indizione del XII Sinodo diocesano, il I dopo il Concilio ecumenico Vaticano II, dai Primi Vespri della I Domenica di Avvento (2020).
Nel dare avvio a quest’opera dello Spirito, vi esorto con le stesse parole che ho ascoltato direttamente da Papa Francesco quando ha fatto ingresso nella sua Cattedrale di San Giovanni in Laterano: «Andiamo avanti tutti insieme, il popolo e il Vescovo, tutti insieme; avanti sempre con la gioia della Risurrezione di Gesù; Lui sempre è al nostro fianco» [7].
Affido all’intercessione di Santa Maria Odigitria l’intera Chiesa Cefaludense perché ci accompagni lungo i sentieri della sinodalità.
Da Lei impariamo la bellezza del camminare insieme sulla Via di Cristo sotto la guida dello Spirito.
Cefalù, 28 novembre 2020.
I Domenica di Avvento
✠ Giuseppe Marciante

 

[1] Ignazio d’Antiochia, Ad Eph. 9, 2: PG 5, 652.

[2] Cf. Acta Thomae, 103 in L. Moraldi (a cura di), Apocrifi del Nuovo Testamento. II. Atti degli Apostoli, Piemme, Casale Monferrato, 1994, 1308.

[3] Cf. Giovanni Crisostomo, Expositio in Psalmos 149, 2; PG 55,493.

[4] Giovanni Paolo II, Discorso ai delegati del sinodo diocesano di Nancy, 10 ottobre 1988.

[5] Francesco, Discorso per la Commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015.

[6] Paolo VI, Lettera Enciclica Ecclesiam suam, 6 agosto 1964, nn. 83-85. 90.

[7] Francesco, Omelia per l’Insediamento del Vescovo di Roma sulla Cathedra Romana, 7 aprile 2013.

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