Autore dell’articolo il noto giornalista Felice Cavallaro pe ril Corriere della Sera. Palermo, le giudici popolari del Maxi processo: «Noi, che giudicammo i mafiosi». Una è la Cefaludese, prof.ssa Teresa Cerniglia. L’articolo introduce alla (video Fiction Rai, girata in parte a Cefalù )che andrà in onda su Rai Uno giovedì 3 Dicembre prossimo.
Leggiamo nell’articolo: “Dopo il capolavoro di Bellocchio e Favino su Buscetta, non era semplice girare nella stessa aula bunker, cimentarsi ancora nel racconto del maxi processo alla mafia. Ma c’è riuscito il regista Francesco Miccichè, realizzando una docu-fiction che esalta per la prima volta il ruolo delle giudici popolari di quella corte di assise che processò più di 450 imputati mettendo alle corde Cosa nostra. È la storia di una professoressa e due casalinghe con fascia tricolore, accanto ai giudici Alfonso Giordano e Pietro Grasso, di fronte a Liggio, Bagarella, Calò, a boss e sicari. Gli studenti dell’insegnante lasciati per un anno e mezzo ai supplenti. I mariti chiamati a occuparsi dei figli. Le ansie e i problemi di vita quotidiana, le scorte e l’orrore di quei racconti. Tre donne interpretate da una potente Donatella Finocchiaro che vedremo su RaiUno giovedì 3 dicembre (per «Stand by me» in collaborazione con Rai Fiction), accanto a un inedito e rigoroso Nino Frassica nei panni del presidente della Corte. Una storia raccontata tante volte con gli obiettivi puntati fra le gabbie dell’aula bunker dell’Ucciardone. Stavolta con lo zoom affondato sui tormenti di Francesca Vitale, la professoressa di italiano con il marito antiquario, Teresa Cerniglia, docente, sposata con un docente, e Maddalena Cucchiara, il marito medico, impegnatissimo, ma come gli altri pronto a prendere i figli a scuola, a occuparsi delle incombenze di casa. Ecco uno spaccato familiare che rivela le angolature di un impegno civile non sempre colto da tanti semplici cittadini chiamati in quell’epoca grigia ad un ruolo così importante. C’è pure un mistero rimasto irrisolto, evocato da Maddalena Cucchiara nella sua casa di Palermo: «Vivo ancora al settimo piano. Il giorno prima che iniziasse il Maxi chiamo l’ascensore, apro la porta e solo per un soffio mi accorgo che sotto c’era il vuoto. Un palazzo messo sottosopra. Indagini e terrore». Quell’agitazione la ricorda bene Teresa Cerniglia spiegando l’affanno di dover governare casa, ma con la testa al bunker: «Mi svegliavo all’alba per mettere su le lenticchie, preparare qualcosa. Il piccolo aveva 12 anni, l’altro al liceo. Alle 7 ero pronta». Racconti che sono gli spaccati riproposti da un racconto completato da un giudice popolare stroncato da una malattia durante le riprese, ma presente giovedì in tv, Mario Lombardo, giornalista autore di un libro sul processo: «Si capì in quel bunker che, mentre per l’eccidio di Dalla Chiesa avevamo visto morire la speranza dei palermitani onesti, con il Maxi stava rinascendo la stessa speranza». Nella foto sotto la Prof.ssa Cerniglia oggi e all’epoca dle Maxi processo.