Oggi dedico il mio articolo a tutti i ragazzi/e che stanno sostenendo gli esami di maturità, prova che per la società assume i tratti di un rito di passaggio verso l’età adulta.
Tutti ricordano l’esame di maturità, l’intensità delle sensazioni di quegli attimi “prima di” prendere posto nel banco; emozioni forti e totalizzanti che hanno i segni dell’ansia nei battiti del cuore accelerati, nel respiro irregolare e un po’ spezzato, in un pensiero che diventa confuso, nella memoria apparentemente interrotta.
Si tratta di reazioni fisiologiche e dell’espressione psicofisica concreta dell’essere preoccupati.
L’ansia è un’emozione adattiva e non ha senso rifiutarla, serve a farci affrontare situazioni nuove che temiamo poiché hanno il carattere dell’incognita; così, non appena ci si trova di fronte ad una traccia scritta da sviluppare o alla prima domanda posta dall’insegnante, pian piano tutto si placa e, come se rimettessimo ordine nel corpo e nella mente, riaffiorano le risorse interne, i pensieri diventano più chiari, i contenuti studiati riemergono alla memoria e l’adrenalina prodotta dall’organismo funge da spinta e bay passa tutta la stanchezza accumulata in un lungo periodo di studio. Insomma si ha un picco di concentrazione e la fatica si percepirà dopo, quando tutto sarà finito.
La preoccupazione per gli esami trova ragion d’essere nel significato o valore che diamo all’evento e soprattutto al suo esito che si concretizza nel risultato oggettivo di un voto e nelle reazioni proprie o altrui rispetto a tale valutazione. In realtà credo che l’aspetto più importante e da recuperare sia quello del “come” abbiamo vissuto l’“esperienza”, di quanto ci siamo sentiti a posto e/o soddisfatti della nostra performance e del modo in cui siamo stati capaci di affrontare una prova così impegnativa.
Allora occorre ritornare a se stessi, far appello alla propria fiducia, tranquillizzarsi al pensiero di aver fatto tutto il possibile, senza dare spazio a quei “pensieri killer” che ci tolgono il potere e il controllo della situazione come se fosse l’evento a sovrastarci. Ugualmente, la tensione percepita non è un vortice esterno che ci risucchia e in cui restiamo imprigionati o impotenti, ma è qualcosa che ci appartiene e come tale, avremo le facoltà, la forza e le capacità per reggerla e per gestirla.
Non ho tracciato un vademecum di consigli pratici come spesso si fa in questi casi, poiché credo che ognuno attingerà e troverà in sé le proprie soluzioni, tuttavia, provate a non restare soli con la vostra apprensione, condividetela, confrontatevi e poi … chiedete e prendetevi un abbraccio dalle persone più care; è un ottimo modo per sciogliere le tensioni!
Nella vita gli esami non finiscono mai ma quelli di maturità sì, e il mio augurio ai maturandi è di custodire il ricordo del momento in cui percepiranno di averli terminati con quella unica, indescrivibile e finalmente ritrovata sensazione di libertà!