Settembre 1943. Il rientro di sette militari siciliani dopo l’armistizio a bordo di uno Sparviero

Dopo l’armistizio di Cassibile, la nostra penisola si divise in due “italie”, ognuna con le proprie relative entità politico-territoriali: il Regno del Sud con sede a Brindisi, luogo provvisorio del governo italiano, subordinato all’amministrazione militare alleata Allied Military Government of Occupied Territories (AMGOT), e la Repubblica Sociale Italiana (RSI) conosciuta anche come Repubblica di Salò, dal nome dell’omonima località lacustre in cui il governo ebbe il suo quartier generale.

Brindisi fu amministrata dal Re Vittorio Emanuele III di Savoia (1869-1947) e dal I Governo di Pietro Badoglio (1871 -1956). A Salò invece si instaurò la RSI, un governo collaborazionista, voluto da Adolf Hitler (1889-1945) per amministrare i territori posti sotto il controllo tedesco, e sotto la guida di Benito Mussolini (1883-1945). La sede di comando fu Salò un piccolo paese situato sulle rive del Lago di Garda, lì furono installati il Ministero degli Esteri, quello della Cultura Popolare, e la nota Agenzia Stefani, cui si aggiunsero alcuni Uffici di rilievo e le principali caserme. Altri ministeri furono invece decentrati in altre città del nord.  

Il dopo Cassibile, pertanto generò una inevitabile separazione geografica, sia fisica che politica: ci fu chi scelse di parteggiare con il Partito Fascista Repubblicano, istituito subito dopo la liberazione di Mussolini, avvenuta il 12 settembre per opera di un commando tedesco della 2. Fallschirmjäger-Division, un’unità d’élite della Luftwaffe. E chi invece si unì alle tre forze italiane cobelligeranti: Esercito, Marina e Aeronautica, già a fianco delle forze alleate angloamericane.

A decorrere dall’autunno 1943, in Italia settentrionale si instaurò una pesante tutela germanica. Un controllo precauzionale premeditato sin dal maggio dello stesso anno con l’Operazione Alarico, e attuata poi con l’Operazione Achse. Cui fece seguito, l’Operazione Quercia, che porterà alla scarcerazione di Mussolini, imprigionato a Campo Imperatore sul Gran Sasso.

La storia che presentiamo su questa testata giornalistica, racconta, dell’equipaggio siciliano del Savoia Marchetti 79 Sparviero (matricola MM 21298), che dopo l’armistizio decollò da Malpensa (Milano) e raggiunse Milazzo nel Regno del Sud.

A tal proposito abbiamo intervistato il Dott. Geol. Donaldo Di Cristofalo (1) che gentilmente ci ha fornito una rilevante fotografia del periodo storico summenzionato.

Tra le centinaia di storie che produsse il conflitto, ne ricordiamo una già nota tra gli appassionati, con riferimento all’immagine allegata, di provenienza USA.

La foto si riferisce ad un S.M. 79 Sparviero III Serie (vista la presenza della gondola ventrale si tratta di una serie precedente ricondizionato) appartenente ad una unità di addestramento aerosiluranti sita presso l’aeroporto di Malpensa (codice MAL 39, matricola MM 21298). Da notare la verniciatura ricoprente le insegne alari fasciste.

L’armistizio condusse, tra l’altro, alla scelta da parte dei militari tra continuare a combattere con i tedeschi e obbedire alle indicazioni del nuovo Governo, raggiungendo le basi del Sud già liberate.

Per la stragrande maggioranza dei meridionali la scelta fu quasi obbligata, nella considerazione che per l’Italia la guerra era ormai finita e per il desiderio di ricongiungersi alle rispettive famiglie.

All’indomani dell’armistizio questo aereo, pilotato dal ten. Guelfo Sironi e dal s.ten. Giuseppe Loiacono, e con a bordo altri 5 avieri, tutti siciliani, raggiunse Milazzo (una pista temporanea era stata allestita alla periferia meridionale dell’abitato dagli Alleati), con un volo di lunga durata e non privo di pericoli.

Lo stesso aeroplano successivamente, condividendo la sorte di altri apparecchi, fu spostato a Korba, un aeroporto sito nell’entroterra tunisino.

Del campo di volo di Milazzo, così come per tanti altri, tra i quali Termini Imerese, non è rimasta traccia, principalmente per il successivo utilizzo agricolo o edilizio o urbanistico dei terreni.

Considerato che la data della ripresa fotografica è del 23 ottobre 1943, si deve ritenere che la località sia proprio quella in terra d’Africa».

(1) Geologo, già funzionario presso il Comune di Termini Imerese (PA), appassionato di storia militare e membro del “Comitato spontaneo per lo studio delle fortificazioni militari”.

Foto a corredo dell’articolo: S.M. 79 Sparviero III Serie.

 

Bibliografia e sitografia

Gianni Oliva, “I vinti e i liberati. 8 settembre 1943-25 aprile 1945: storia di due anni, Milano, Mondadori, 1994.

Arrigo Petacco, “La nostra guerra 1940-1945”, Milano, Mondadori (edizione per “Il Giornale”), 1995.

Renzo De Felice, “Mussolini l’alleato. Crisi e agonia del regime”, Torino, Einaudi, 1996.

Giorgio Rochat, “Le guerre italiane 1935-1943”, Torino, Einaudi, 2005,

Helmuth Heiber, “I verbali di Hitler”, Gorizia, LEG, 2009.

Giuseppe Longo, “Pagine sul secondo conflitto mondiale in Sicilia e nel Distretto di Termini Imerese”, I.S.P.E. Palermo 2021.

Giuseppe Longo 2022, “Fu l’aereo che accolse Giuseppe Castellano il 31 luglio o il 2 settembre del ’43 ad essere immortalato in foto nel campo di volo di Termini Imerese?”, Cefalunews, 12 febbraio.

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Giuseppe Longo
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