Nell’agosto del 2013 fu segnalata dallo scrivente una sequela di postazioni militari risalenti alla Seconda Guerra Mondiale poste in località di Termini Imerese (PA) a Cozzo Pideri, un rilievo fortemente strategico. Infatti, il sito domina dall’alto la città imerese con il porto, le sue principali arterie, parte della stessa statale 285 e il tratto terminale della valle del fiume San Leonardo.
Le piazzole furono realizzate impiegando lastre appena sbozzate di pietra calcarea estratta sul luogo, e furono costruite verosimilmente poco prima lo sbarco anglo-americano (Operazione Husky) e comunque prima dei bombardamenti su Termini Imerese, verificatisi nei giorni “dodici, tredici e diciotto luglio del 1943”.
Il nucleo di fuoco si trovava e si trova a un’altezza di circa 320 metri a monte del chilometro 5,4 della strada statale 285 Termini-Caccamo. Il verosimile avamposto, senz’altro un unicum di archeologia militare dell’entroterra termitano, è stato recentemente rivisitato. Dall’ispezione sono emerse nuove considerazioni, ne parliamo con il Dott. Geol. Donaldo Di Cristofalo (1).
Postazione “Cozzo Pideri”
(prime considerazioni)
Sopralluogo effettuato in data 28 aprile 2022.
«Il sito ricade in località Cozzo Pideri, a monte della SS 285 Termini-Caccamo, al Km 5 circa. Coordinate: 37°58’05.51N – 13°40’33.14E, elevazione m 319.
Si osservano 3 postazioni circolari allineate grosso modo SSW-NNE, distanziate meno di 10 metri l’una dall’altra, con un dislivello tra di esse di qualche metro, con la più bassa all’estremo NNE e la più alta all’estremo SSW.
Quella in migliori condizioni è la più alta, le altre due con modesti danni ai muri perimetrali. Mentre la prima è interamente realizzata con pietre a secco, le altre due lo sono parzialmente, in quanto una porzione lato monte risulta avere sfruttato la presenza di roccia in posto di adeguate forme. Tutte sono aperte su un lato in funzione di accesso.
La postazione più alta ha un diametro esterno di circa m 5,20.
E’ costituita da un muro perimetrale alto 80 cm e spesso 50, realizzato in pietra a secco della stessa natura dell’area, che risulta appunto rocciosa (calcarea).
All’interno, lungo tutta la circonferenza interna, e per una ampiezza di 80 cm, è presente una pavimentazione sempre in pietra a secco, cui segue una fascia di 60 cm non pavimentata che separa la prima dall’area centrale, un cerchio di circa cm 140 di diametro, sempre in pietra a secco.
Sia il muro perimetrale che le pavimentazioni risultano realizzate con una accuratezza esemplare, tale da dare luogo ad una struttura priva di discontinuità, in particolare con una pavimentazione perfettamente piana. Verosimilmente la costruzione è opera di maestranze del mestiere, di cui Caccamo era, ed in minore parte è ancora adesso, dotata.
Le altre due postazioni hanno dimensioni simili e, come detto, hanno sfruttato abilmente la presenza di porzioni di roccia in posto, per la loro realizzazione.
Ad una distanza di circa 50 metri, in direzione SSW, in area di alto morfologico a circa 335 mslm, è presente una sorta di terrazzo naturale di circa 250 mq, su un angolo del quale è presente un cumulo di pietre di forma irregolare, vagamente tronco-piramidale, ai piedi del quale si riconoscono due scalinate realizzate sempre con pietre locali di idonea forma e dimensione, tali da consentire un più agevole accesso al cumulo. La parte sommitale di tale cumulo, di dimensioni pari a circa mezzo mq, ne fa supporre l’utilizzo per ospitare il supporto di un qualche attrezzo di osservazione o di trasmissione. Contrariamente alle postazioni circolari, che godono di una visuale di circa 200° in direzione E, dal cumulo descritto la visuale è libera su tutti i 360°.
Circa l’utilizzo di tali strutture nel corso della II Guerra Mondiale, cui sono verosimilmente collegate, in mancanza di indicazioni documentali, si possono fare solo delle congetture, sulla scorta delle caratteristiche delle stesse.
Il materiale di costruzione (pietra a secco) piuttosto che il calcestruzzo delle più note altre fortificazioni, fa immaginare un intervento estemporaneo, magari eseguito poco prima dello sbarco degli Alleati (Operazione Husky), e quindi già in mancanza di tempo e risorse, magari per consolidare un’area già utilizzata o comunque ritenuta utile. Ma utile a che cosa?
L’area era di competenza del 136° Reggimento Territoriale Mobile (Autonomo), inquadrato nella 208^ Divisione Costiera, dipendente dal XII Corpo d’Armata, i cui compiti erano quelli del contrasto appunto ad operazioni di sbarco da parte del nemico, sbarco dal mare o dall’aria (paracadutisti). Quindi l’attività principale consisteva nell’avvistamento precoce di unità avversarie, nella relativa segnalazione gerarchica, ed infine in eventuali azioni a fuoco.
In considerazione della penuria di armi pesanti e apparati ricetrasmittenti radiofonici, è convincimento dello scrivente che nel migliore dei casi la postazione fosse dotata di una mitragliatrice di vecchio modello, ad esempio una Breda Mod. 5C, e poco altro.
Per quanto riguarda il cumulo nella parte alta, onestamente risulta difficile immaginarne un uso collegato alla postazione militare. Il pianoro descritto è abbastanza dominante per non necessitare di ulteriori supporti più alti. Lascerei pertanto la soluzione di questo piccolo enigma ad altri».
(1) Geologo, già funzionario presso il Comune di Termini Imerese (PA), appassionato di storia militare e membro del “Comitato spontaneo per lo studio delle fortificazioni militari”.
Sitografia:
Giuseppe Longo, 2013, “Strutture militari scoperte su Cozzo Pideri (Termini Imerese, Palermo)”, Madonielive, 4 gennaio.
Giuseppe Longo, 2013, “I mortai di cozzo Pideri alla difesa di Termini Imerese nel 1943”, 27 agosto. Giornale del Mediterraneo.
Giuseppe Longo, “Pagine sul secondo conflitto mondiale in Sicilia e nel Distretto di Termini Imerese”, I.S.P.E. Palermo 2021.
Giuseppe Longo, 2022, “Seconda Guerra Mondiale. La posizione delle piste di volo (ALG) di Termini Imerese”, Cefalunews, 14 aprile.
Giuseppe Longo
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