Il primo piatto per eccellenza della dieta mediterranea è a base di pasta (impasto di grano duro ed acqua, filiforme ed a sezione circolare). Come è noto, il “vermicello”, dal diametro minore degli spaghetti, è documentato sin dal XII secolo, nel territorio di Tirma (arabizzazione di Thermae), l’attuale Termini Imerese, nel “mahall” (uno sparuto insieme di casupole) chiamato “at tarbî’ah” oggi Trabia.
A raccontarcelo fu il geografo e viaggiatore arabo-berbero Al Idrisi (1099 circa – 1164 circa). Esattamente nel suo “Kitāb nuzhat al-mushtāq fī ikhtirāq al-āfāq”, ovvero: “Il sollazzo per chi si diletta di girare il mondo”, altrimenti detto “Il libro di Ruggero (Kitāb Rujār o Kitāb Rujārī)”.
E’ evidente che gli arabi dovettero apprendere dai Cinesi la tecnica di lavorazione dell’impasto predetto, applicandola poi alla loro produzione di paste alimentari a base di grano.
Sempre gli arabi, in seguito, mediante opportuni procedimenti, essiccarono questa pasta a fili per scopi pratici. In realtà durante i loro viaggi o spostamenti, utilizzarono questo sistema di essiccazione poiché non ebbero sufficiente acqua per produrre giornalmente la pasta fresca. Per di più, fu un metodo vantaggioso dal momento che la pasta disseccata e opportunamente conservata, durava più a lungo nel tempo.
Uno dei più antichi procedimenti d’impasto, la “itrya” (dalla voce araba “itryah” ossia “impasto fresco”), fu citato nel Talmud babilonese (III e il V secolo d.C.). Quindi, un’affine pietanza la troveremo poi in Sicilia, intorno all’anno Mille, sotto la dominazione normanna, e precisamente a Tirma (Termini Imerese), in seno al suo vasto territorio, ricco di sorgenti e di corsi d’acqua.
Da alcuni decenni a questa parte il primato della “nascita” di tale gustosissimo alimento è stato avallato preponderantemente dalla cittadina di Trabia. Non ci è dato sapere quali siano stati i motivi che abbiano portato a trasmettere all’opinione pubblica tale messaggio inconsistente e storicamente errato.
Potrebbe trattarsi di un fenomeno scaturito da un ed eccessivo campanilismo? Oppure, quasi certamente di una palese disconoscenza della storia dell’antico territorio di Termini Imerese che nel medioevo incorporava gli ambiti comunali di Trabia, Altavilla, Cerda, Ventimiglia di Sicilia, Ciminna ,etc.
Tuttavia, lungi da ogni compromesso “storico”, noi termitani vogliamo rendere la giusta e spettante preminenza all’antico territorio imerese, già produttore del rinomato alimento attestato sin dal dominio normanno. Siamo un popolo che vanta una celebre storia, non a caso la nostra terra è di per sé ricca di cultura da oltre 2500 anni.
La pasta termitana avrebbe meritato di essere la punta di diamante della cultura culinaria, in uno con la valorizzazione storico-sociale di un territorio estremamente ferace che, sin dal dominio Romano fu il “granaio” di Palermo, grazie ai magazzini del suo caricatore.
Invece, grazie ad una miope visione della realtà termitana si è puntato unicamente sulla valorizzazione del Carnevale che si esaurisce in un lasso di tempo estremamente limitato, vanificando i sogni di grandezza portati avanti da consorterie di stampo medievale che lasciano trasparire la loro incompetenza culturale.
Speriamo che le nuove generazioni possano fare tesoro dell’immenso patrimonio culturale imerese, superando le discordie campanilistiche tra gli eredi della “regione” (chora) di una delle più importanti colonie greche della Sicilia e dalla quale è nato il comprensorio Termini-Cefalù-Madonie.
Foto di copertina: Tabula Rogeriana 1154
Foto a corredo dell’articolo: Michele Salvo. Veduta del porto, anno 1930 circa. Durante tutto il primo scorcio del secolo il traffico portuale fu a Termini assai intenso e centrato soprattutto sull’esportazioni di paste alimentari, pesce conservato, olio d’oliva, cereali e sul traffico di zolfo sommacco e legname. Buona parte dell’esportazione era diretta agli stati Uniti e veniva assorbita dagli emigrati. (da “Termini com’era”). Per gentile concessione di Francesco e Michele Ciofalo.
Bibliografia sitografia
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Giuseppe Navarra “Termini com’era” GASM, 352 pp. 2000.
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Silvano Serventi e Françoise Sabban, “Pasta. Storia e cultura di un cibo universale”, Laterza, 2004.
Giuseppe Longo, 2018, “Il quartiere fuori Porta Palermo e l’infondata “leggenda” dell’origine del Carnevale di Termini Imerese”, Cefalunews.org – 24 agosto.
Andrea Sansone, Mulini e Pastifici a Termini Imerese dall’Unità d’Italia ai nostri giorni” Tipografia Zangara, Bagheria, 2018, 218 pp.
Giuseppe Longo, 2019, “La rivincita della “vera” storia del Carnevale Termitano”, Cefalunews.org.
Giuseppe Longo, 2019, “Riflessioni sulla festa carnascialesca di Termini Imerese l’erede indiscussa dell’antico Carnevale di Palermo”, Cefalunews.org.
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Giuseppe Longo 2020, “Diciamo basta allo slogan della pasta inventata a Trabia”, Cefalunews.org, 14 luglio.
Nunzio Russo, “Il romanzo della pasta italiana”, Edizioni Tripla E, 2022.
Giuseppe Longo 2022, “Il territorio termitano arabo-normanno e la produzione della pasta nel mahall di ‘at tarbî’ah, l’attuale Trabia”, 23 maggio.
Giuseppe Longo
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