I “Nanni” del carnevale di Termini Imerese e di Trapani negli anni Cinquanta

I “Nanni” del carnevale di Termini Imerese e di Trapani negli anni Cinquanta
Dopo la fine del secondo conflitto mondiale si sentì l’impellente bisogno di un rilancio per la ricostruzione e lo sviluppo del paese. A questo, si unì anche quella naturale necessità per riappropriarsi di quei momenti di amena distrazione da tempo sopiti. Pertanto, il Carnevale si prestò anche per questa panacea, rammentando anche di recuperare e valorizzarne le originarie tradizioni. In Italia si fece di tutto affinché si dimenticasse il dramma del conflitto, e soprattutto si iniziasse quel cammino verso un ritorno alla vera vita. In poche parole ci fu una voglia di divertirsi attraverso le semplici risa e le molteplici amenità.
Quindi, sotto questo aspetto, ci fu un vero e proprio “rimboccamento delle maniche”, un duro e intenso lavoro per portare in auge, mediante la allegoria carnascialesca, quella ilarità che da molto mancava sul viso dei più.
Anche a Termini Imerese nel dopoguerra, ci si impegnò tanto per questa finalità. E malgrado la crisi stagnante, e le pochissime risorse a disposizione non venne meno l’interesse per recuperare la centenaria tradizione del Carnevale. Infatti, per rendere più agili e gradevoli le sfilate allegoriche, oltre alla buona volontà ci si avvalse anche dell’ausilio degli autocarri. In realtà, sopra i cassoni di questi camion, dagli addetti ai lavori furono allestite varie scenografie, quelle belle, “semplici e genuine”. Persino i carretti da soma furono impiegati alla stessa stregua.

L’organizzazione era a cura di un apposito “Comitato del Carnevale”,

il quale, ebbe anche l’incombenza di preparare il “Carro per eccellenza”, ovvero, quello dei “Nanni”: ‘u Nannu ‘ca Nanna, simboli del carnevale termitano. Generalmente partecipavano alla sfilata cittadina, mediamente, circa sei o sette carri allegorici.
Tuttavia, negli anni ’50 avvenne una svolta: l’allestimento scenico dei carri fu preparato utilizzando la struttura piana dei classici telai su ruote (i cosiddetti carrelli) rimorchiati da trattori. C’erano persino i carrelli di piccole dimensioni per ospitare particolari soggetti allegorici. E anch’essi vennero trainati da trattori, questi ultimi, di minore potenza.
In questo decennio, cominciarono pure le sfide tra i concorrenti in gara, ossia tra i maestri cartapestai che agognavano l’ambito premio. È superfluo dire che la sfilata dei carri allegorici ebbe maggiore sviluppo, soprattutto a partire dagli anni ’50 del XX sec. Supportata da una lunga serie di maestri ed appassionati cultori dell’arte della cartapesta.
I carri, seppur di modeste dimensioni, proprio per uniformarsi ai ridotti spazi del centro storico cittadino (principalmente nella parte bassa della città), riuscirono a dare alla sfilata una impronta scenografica suggestiva. Soprattutto per l’impatto visivo che ne scaturì. Una vera propria cornice folcloristica: i balconi gremiti di persone che lanciavano manciate di coriandoli e stelle filanti multicolori, e la folla serratissima in strada. In realtà, nella parte bassa della città (in alcune zone dai passaggi un po’ angusti), le carrozzate avanzavano effettuando il seguente percorso: concentramento in Piazza Stazione, ed inizio della sfilata in direzione del Corso Umberto e Margherita, Piazza Giuseppe La Masa, via San Francesco Saverio; dopodiché, si saliva proseguendo per via Vittorio Emanuele. Quindi, i carri giungevano dinanzi la Chiesa della Madonna della Consolazione in Piazza Liborio Arrigo. Il circuito, ripercorreva nuovamente in senso inverso il Corso Umberto e Margherita, in direzione della Stazione, attraversando Piazza La Masa.

Giuseppe Aglieri Rinella, già valente costruttore di carri allegorici, il quale è bene informato circa lo svolgimento della nota kermesse imerese, ci ha fornito numerosi ragguagli a tal proposito.

Aglieri Rinella racconta che negli anni 50’ del XX sec., il percorso predetto aveva una variante: i carri, nel circuito di ritorno lungo il Corso Umberto e Margherita, invece di compiere il tratto finale verso la Stazione, nel sito dove un tempo sorgeva la Porta Messina, imboccavano la via Giuseppe Salemi Oddo, ed attraverso la via Porta Caricatore si immettevano di nuovo nel Corso Umberto e Margherita per il bis della sfilata. Vista la buona riuscita della variante, apprezzata dalla popolazione, questa fu mantenuta non solo negli anni Cinquanta, ma anche nei successivi decenni, gli anni Sessanta, Settanta e gli inizi degli anni Ottanta.
A “Termini Alta”, sempre negli anni Cinquanta, l’itinerario di andata era il seguente: raduno in Piazza Sant’Antonio; prosecuzione per via Vittorio Amedeo, Piazza Umberto I, via Giuseppe Mazzini, sino all’attuale Piazza Duomo. Il tragitto di ritorno, partendo dal Municipio, seguiva via Giuseppe Garibaldi, via Raffaele Inguaggiato, sino a tornare in Piazza Umberto I. Infine, il percorso, dopo una serie di giri, si concludeva davanti al Palazzo di Città con la lettura del testamento disposto dal “Nannu”.

I “Nanni” di Termini Imerese e Trapani

Le storiche maschere di Termini Imerese: de ‘u Nannu e ‘a Nanna vengono indossate durante il corteo. Le dimensioni delle due maschere carnevalesche vanno oltre alle misure standard, rispetto agli altri “Nanni” di Sicilia che, per la stragrande maggioranza, sono rappresentati sotto forma di fantocci. I “Nanni termitani (soprattutto il “Nannu”) rappresentano, senza ombra di dubbio, l’anello di congiunzione con il plurisecolare e noto personaggio già in uso nei carnevali siciliani.
Mi preme qui segnalare, che anche a Trapani. durante la manifestazione carnascialesca ci fu l’usanza di far sfilare i “Nanni” durante il corteo. Una tradizione però durata poco, infatti, si concluse negli anni ’50.

Scrive Tonino Perrera in “Accadde a Trapani – racconti su luoghi, fatti e personaggi della nostra città”:

«[…] C’era un’altra tradizione, legata alla mia infanzia, che si è persa: consisteva nel bruciare due fantocci di paglia che simboleggiavano “U NANNU E A NANNA”. Il terzo giorno di Carnevale, previa lettura del “testamento”, u nannu e a nanna venivano bruciati solitamente in una piazza, con grande coinvolgimento cittadino, e questo “testamento” era spesso utilizzato per prendere di mira in chiave satirica i vari personaggi della politica del momento. Il significato che aveva questo rito in Sicilia variava da paese a paese, ma per lo più segnava la fine dei divertimenti e delle gozzoviglie carnescialesche e l’inizio del periodo della Quaresima, ma voleva anche dare il benvenuto al nuovo anno e alla primavera con questo rito propiziatorio […]».
Inoltre, le due maschere trapanesi indossate dai figuranti venivano bruciate con il rituale rogo e l’anno successivo rifatte in toto. Del resto, ciò non è una eccezione poiché tale rito era utilizzato nell’antico carnevale di Palermo, dove la maschera del “Nannu”, almeno sino al 1882 veniva totalmente distrutta mediante un complesso cerimoniale che culminava nel rogo, e rinnovata ogni anno (Cfr. G. Longo, Enrico Onufrio ed il Carnevale palermitano tra primo e secondo Ottocento, Cefalunews, 18 Agosto 2016).
Ciononostante, resta inteso che le maschere dei Nanni di Termini Imerese continuano ancora oggi la loro performance come lo fecero sin della seconda metà del XIX sec.

Bibliografia e sitografia

1 Giuseppe Pitrè, “Usi e costumi credenze e pregiudizi del popolo Siciliano” – Volume I, Palermo, 1889.
2 Arturo Lancellotti, “Feste tradizionali”, Società Editrice Libraria, 1951.
3 Luigi Ricotta, Aspetti del folklore di Termini Imerese, Università degli Studi di Palermo, Facoltà di Lettere, Relatore prof. Giuseppe Cocchiara, A.A. 1956-57, Tesi di Laurea inedita, 268 p.
4 Giuseppe Navarra, Termini com’era GASM, 352 pp. 2000.
5 Giuseppe Longo Gli albori del Carnevale di Termini Imerese La “Società del Carnovale”, Sicilia Tempo anno XLVIII n.470, 2010.
6 Giuseppe Longo 2015, Una coppia alla moda: U’ Nannu e A’ Nanna, Cefalunews, il 2 novembre.
7 Giuseppe Longo 2016, I “Nanni” dei carnevali di Palermo e Termini Imerese, Cefalunews, 5 febbraio.
8 Giuseppe Longo 2016, Enrico Onufrio ed il Carnevale palermitano tra primo e secondo Ottocento, Cefalunews, 18 agosto.
9 Giuseppe Longo 2016, Il Carnevale di Palermo nelle pagine di Carlo Collodi, Cefalunews, 29 dicembre.
10 Giuseppe Longo Palermo 2022, 1931. I Nanni di Carnevale arrivano ai Quattro Canti, Cefalunews, 16 febbraio.
11 Giuseppe Longo, Riflessioni sulla festa carnascialesca di Termini Imerese l’erede indiscussa dell’antico Carnevale di Palermo, Cefalunews, 4 febbraio 2019.
12 Giuseppe Longo 2020 “I nanni di Carnevale trapiantati da Palermo a Termini Imerese”, Cefalùnews, 11 marzo.
13 Giuseppe Longo 2020 I Nanni del Carnevale di Termini Imerese a diporto alla “lavata râ lana” 29 aprile.
14 Giuseppe Longo 2022, La Società del Carnevale di Palermo e il gran pranzo di beneficenza al Politeama Municipale, Cefalunews, 19 febbraio.
Tonino Perrera, Accadde a Trapani. Racconti su luoghi, fatti e personaggi della nostra città. Ediz. Illustrata, Di Girolamo, 2022.
15 Giuseppe Longo 2023, Carnevale di Termini Imerese: la fiaba obsoleta dei Napoliti, con una nostra retrodatazione all’Epigravettiano superiore, 25 gennaio.
Foto a corredo dell’articolo: Carnevale di Termini Imerese e Trapani – ‘u Nannu e ‘a Nanna, Fotografie gentilmente concesse da Antonino Surdi Chiappone e Tonino Perrera.

Giuseppe Longo

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