Prima Guerra Mondiale: forzamento del porto di Parenzo
Il 12 giugno 1916 un’altra azione di disturbo venne messa a segno dalla Regia Marina.
A violare il porto austro-ungarico fu un eterogeneo gruppo di navi minori italiane: i cacciatorpediniere “Zeffiro” “Alpino”, “Fuciliere”, “Francesco Nullo” e “Giuseppe Missori”, gli esploratori leggeri: “Cesare Rossarol” e “Guglielmo Pepe, e le torpediniere: “30PN” e “46PN”.
La formazione navale era al comando del capitano di vascello Carlo Pignatti Morano. Principalmente furono coinvolti nell’operazione navale i cacciatorpediniere “Zeffiro”, “Alpino” e “Fuciliere”.
Già da tempo la Regia Marina era allo studio per un assalto che avrebbe dovuto neutralizzare una segreta base di idrovolanti austo-ungarici che frequentemente violavano i cieli italici della laguna veneta. In realtà, secondo le fonti dell’intelligence italiana, la base si sarebbe dovuta trovare nell’isolotto di San Nicolò, di fronte a Parenzo, quest’ultima, località posta sulla costa occidentale della penisola istriana.
A confermare la veridicità della notizia, fu l’audace e rocambolesca azione di Nazario Sauro che riuscì a catturare nel porto di Parenzo una sentinella austriaca, che interrogata, rivelò l’indicazione della pista di volo. Riportiamo la relazione di Virginio Trucco in merito al forzamento del porto di Parenzo, vicenda conosciuta anche come la «beffa di Parenzo» avvenuta esattamente centootto anni fa.
«I comandi italiani, erano venuti a conoscenza che gli austriaci stavano allestendo una base per idrovolanti presso Parenzo. La vicinanza della località alla linea del fronte e alla città di Venezia, preoccupava gli italiani, i velivoli potevano raggiungere i loro obiettivi con il rischio di non essere avvistati per tempo dalle difese. Pertanto la Regia Marina decise di effettuare un’incursione contro la nuova base, che secondo le informazioni era posizionata sull’isolotto di San Nicolò posto all’ingresso del porto.
Il 12 giugno 1916, salpa da Venezia una formazione composta dal cacciatorpediniere “Zeffiro” al comando del capitano di corvetta Costanzo Ciano, con a bordo con il compito di pilota l’instancabile Nazario Sauro, le torpediniere “30PN” e “46PN”, i cacciatorpediniere “Fuciliere”, “Alpino”, “Francesco Nullo” e “Giuseppe Missori” gli esploratori “Rossarol” e “Pepe”, la formazione è al comando del capitano di vascello Carlo Pignatti Morano.
Raggiunto l’isolotto e costatato che non vi era alcuna base di idrovolanti, il comandante Pignatti Morano, ordinò allo “Zeffiro” di penetrare nel porto per un’accurata ricognizione.
Nazario Sauro consigliò di accostare alla banchina, dove si trovavano tre gendarmi, ai quali chiese in dialetto veneto (moltissimi marinai austriaci erano veneti, tanto che spesso gli ufficiali davano ordini in dialetto) di aiutarli nelle operazioni di ormeggio.
Una volta scesi a terra i marinai tentarono di catturarli, ma due riuscirono a fuggire, portato a bordo il prigioniero è interrogato da Sauro e rileva che la base si trova nella penisola di San Lorenzo, intanto due gendarmi sfuggiti alla cattura danno l’allarme, il caccia preso di mira dalle batterie costiere molla gli ormeggi e si dirige a tutta velocità verso la zona indicata dal prigioniero.
Nel mentre per contrastare le batterie costiere entrano in azione l’“Alpino” ed il “Fuciliere”, raggiunta la penisola, la “Zeffiro” non riesce ad individuare la base nascosta fra la fitta vegetazione, pertanto inizia il bombardamento della costa alla cieca, sperando che qualche colpo colpisca la struttura nemica, dopo 20 minuti di cannoneggiamento, inizia il rientro verso Venezia, la formazione è attaccata da idrovolanti partiti da Pola e Parenzo, nonostante l’intervento dei nostri veicoli decollati da Venezia che contrastano efficacemente l’attacco, la formazione italiana subisce 4 morti e diversi feriti».
Bibliografia e sitografia:
Desirée Tommaselli, Nazario Sauro primo violatore dei porti della marina Militare, Notiziario della Marina n. 28, aprile 2015.
Lucio Martino, La grande guerra in Adriatico, Il cerchio, 2014.
Giuseppe Longo, 2016, Nazario Sauro: Un marinaio, un eroe, una leggenda, Cefalunews, 10 agosto.
www.marina.difesa.it
Foto a corredo dell’articolo: Cacciatorpediniere “Alpino”, tratta dal sito: www.marina.difesa.it
Giuseppe Longo