La foto risale alla quarta ginnasio. La prof.ssa Giuliana Tedeschi è dietro la prima fila di allieve. La prof.ssa G. Vitale è la terza da destra tra le allieve sedute in prima fila; il quarto allievo da destra nell'ultima fila è Stefano Hutter, attore ne "I Buddenbrook" della RAI nel 1971.

Un’insegnante di lettere ebrea combattiva e dal profondo rigore etico

I miei due anni del ginnasio sono legati ad un’équipe di docenti, la quale ha saputo darmi molto sul piano culturale ed anche umano. Tra questi professori certamente la figura più autorevole, che ha lasciato una forte impronta in me e nei miei compagni, è stata Giuliana Fiorentino Tedeschi. Era nata a Milano nel 1914, però aveva trascorso l’infanzia e l’adolescenza a Napoli; era poi ritornata a Milano.

Qui si era laureata in glottologia con Benvenuto Terracini, tuttavia a causa delle leggi razziali non aveva potuto proseguire la carriera universitaria. Nemmeno le era stato concesso di insegnare nelle scuole superiori, nonostante avesse vinto la cattedra. Dopo il matrimonio con un architetto di famiglia torinese, Giorgio Tedeschi, visse a Torino. Nel dopoguerra ricoprì il ruolo di docente di lettere nel liceo classico; poi divenne preside della scuola ebraica, stimata e amata da tutti.

Era un’intellettuale appassionata delle lingue classiche, che insegnava e su cui aveva scritto dei libri di testo (con i quali io ho studiato). Ma ci ha lasciato pure antologie e pagine di testimonianza sulla Shoah: ricordiamo i due libri di memorie sulla sua esperienza nei lager nazisti. Il primo: “Questo povero corpo” (Editrice Italiana- Milano,1946) è stato scritto in un periodo ancora troppo vicino ai fatti storici narrati. “ C’è un punto della terra…Una donna nel lager di Birkenau” ( La Giuntina- Firenze, 1988) rappresenta invece la rielaborazione di quel periodo tragico.

Essendo di origine ebraica, Giuliana Tedeschi subì la persecuzione razziale e visse l’inferno di Auschwitz e di altri campi di sterminio, come Birkenau. A noi allievi ha proposto la lettura delle opere più significative su questa inconcepibile scelta politica nazista del Novecento, perché desiderava che la conoscessimo approfonditamente. Solo così avremmo potuto un giorno diffondere tra altre persone il ricordo della drammatica realtà dell’olocausto, diventata memoria storica universale.

Quest’insegnante è stata eccezionale, sia per la grande cultura che per la profonda sensibilità umana nel comprendere ogni persona e ogni situazione di vita. Nonostante io e i miei compagni in ginnasio trascorressimo molte ore con lei, non ci annoiavamo, probabilmente per le diverse materie che ci insegnava. Ma forse era il metodo didattico, ricco di stimoli culturali di ogni genere, nonché di forte umanità, che ci teneva attenti e ci univa.

La foto risale alla quarta ginnasio. La prof.ssa Giuliana Tedeschi è dietro la prima fila di allieve. La prof.ssa G. Vitale è la terza da destra tra le allieve sedute in prima fila; il quarto allievo da destra nell'ultima fila è Stefano Hutter, attore ne "I Buddenbrook" della RAI nel 1971.
La foto risale alla quarta ginnasio. La prof.ssa Giuliana Tedeschi è dietro la prima fila di allieve. La prof.ssa G. Vitale è la terza da destra tra le allieve sedute in prima fila; il quarto allievo da destra nell’ultima fila è Stefano Hutter, attore ne “I Buddenbrook” della RAI nel 1971.

Ad esempio in quarta ginnasio sono stata anche compagna di banco di Stefano Hutter, che apparteneva ad un ambiente socio-culturale lontano dal mio. Peraltro questo ragazzo avrebbe poi recitato nello sceneggiato televisivo “I Buddenbrook“ (1971), tratto dal romanzo di Thomas Mann, con il personaggio del giovane artista Hanno. Con questa scelta la Tedeschi aveva messo vicini due mondi lontani: quello cosmopolita degli Hutter con quello mio meridionale, per far dialogare culture diverse.

Attraverso il latino, il greco, l’italiano, la storia, l’educazione civica e la geografia ci trasmetteva tanta conoscenza in modo altamente competente e coinvolgente. Il suo sistema di insegnamento era piuttosto severo e richiedeva ad ogni allievo molto impegno, poiché puntava ad un livello formativo alto, senza tuttavia escludere nessuno. Ricordo che fu lei ad indurmi a partecipare ad un concorso per una Borsa di Studio del Ministero per i cinque anni del liceo classico.

Si trattava per un’adolescente meridionale di una prova molto complessa che mi creava scetticismo, ma io vinsi quel concorso senza all’inizio poterlo immaginare. Quando la vedevo in televisione testimoniare il suo tragico percorso di ebrea sopravvissuta, coglievo in lei sempre la stessa energia e lo stesso rigore etico. La Tedeschi ha dedicato la sua lunga vita (si è spenta nel 2010 a Torino) alla testimonianza della Shoah, anche andando a parlare nelle scuole. Per lei era assai importante il dialogo con i giovani su questi temi della sua esperienza di perseguitata dai nazifascisti e della relativa prigionia.

La foto è relativa alla festa per la fine del ginnasio. La Tedeschi è la docente con il tailleur rosso, accanto a lei è seduta madame Galimberti, docente di francese, mentre il professore alla sua destra è quello di educazione fisica dei ragazzi. La prof.ssa G. Vitale è l'allieva dietro, in mezzo tra la Tedeschi e il professore di ginnastica.
La foto è relativa alla festa per la fine del ginnasio. La Tedeschi è la docente con il tailleur rosso, accanto a lei è seduta madame Galimberti, docente di francese, mentre il professore alla sua destra è quello di educazione fisica dei ragazzi. La prof.ssa G. Vitale è l’allieva dietro, in mezzo tra la Tedeschi e il professore di ginnastica.

Con la deportazione perse il marito, la suocera Eleonora Levi ed altre persone care, mentre le due figlie furono messe in salvo dalla fedele governante. Su Google si trovano tanti materiali che la riguardano: biografia, interviste, video, commenti ai suoi scritti ed immagini. Noi studenti sapevamo di avere una docente di livello non comune, ma poi ci dimenticavamo di ciò. Lei infatti per gli allievi era come una mamma, che si interessava a loro con affetto, oltre che con severità.

Ripenso a quando vinsi un concorso canoro al Cinema Reposi di Torino: eravamo ragazzi e i miei compagni erano entusiasti di questa vittoria. Quindi chiesero alla Tedeschi di farmi cantare in classe la canzone interpretata, mentre io ero spaventata a quest’idea. La musica leggera, che allora seguivo con interesse, non aveva tanto in comune con i contenuti della cultura classica, della letteratura e della storia. Rimasi infine sorpresa: la nostra austera docente accettò di ascoltare quella canzone, perché aveva capito che ciò regalava alla classe qualche minuto di gioioso rilassamento. Giuliana Fiorentino Tedeschi godeva di grande stima nel mondo culturale e persino gli ex-allievi continuavano a mantenere spesso con lei un dialogo.

Questa donna rappresentava agli occhi di tutti un tragico ed eroico periodo storico, nonché la lotta per la dignità della persona. Sul polso portava ancora il segno tatuato dell’immatricolazione, che non permetteva a nessuno di dimenticare il suo triste passato nei campi di sterminio. Nel 1945, durante un trasferimento con una marcia lungo il fiume Elba, riuscì a fuggire e a nascondersi. Fu così trovata dai russi e aiutata, infine fu affidata agli americani e fece ritorno a Milano, ricongiungendosi poi con le figlie. La professoressa Tedeschi ha lasciato un intenso ricordo in tutti noi studenti, ma anche nei nostri genitori, che avevano grande stima di lei.

Questa donna assai colta sapeva instaurare un profondo e rispettoso dialogo con ogni interlocutore, qualunque fosse il livello culturale di quest’ultimo. Mio padre e mia madre nei due anni del ginnasio ne apprezzarono le notevoli abilità educative e di supporto alla mia crescita adolescenziale. Il pensiero di lei in questo periodo è tornato più vivo nella mia memoria con le sue coinvolgenti lezioni. Come docente in modo pacato e con autorevolezza ci ha insegnato, insieme alle giuste regole comportamentali, i grandi valori della vita. Tra questi sottolineava il rispetto per ogni persona, per la natura, per ogni essere o cosa, il dialogo con tutti.

La foto è quella della quinta ginnasio. La prof.ssa Tedeschi è la prima da destra in seconda fila. La prof.ssa G. Vitale è la terza allieva in seconda fila da destra. Il quarto allievo da sinistra nell'ultima fila è il regista torinese Alberto Signetto.
La foto è quella della quinta ginnasio. La prof.ssa Tedeschi è la prima da destra in seconda fila. La prof.ssa G. Vitale è la terza allieva in seconda fila da destra. Il quarto allievo da sinistra nell’ultima fila è il regista torinese Alberto Signetto.

Ma si coglieva altrettanto l’amore per gli affetti più profondi, per la conoscenza, per le arti, per la religione. Dopo la tragedia della guerra, questa educatrice ha cercato di formare delle generazioni di “uomini”, parafrasando il grande scrittore siciliano Leonardo Sciascia. La Tedeschi ci ha costantemente comunicato anche indirettamente che essere uomini significava capire la realtà e fare delle scelte responsabili per il bene comune. Persino attraverso la lettura in classe de “I Promessi Sposi” di A. Manzoni, svolta con la partecipazione di noi allievi come personaggi, ci suggeriva la via migliore.

Lei auspicava una società giusta, ricca di sentimenti e di valori spirituali, come il celebre scrittore romantico lombardo. I protagonisti della storia, o alcune figure minori, diventavano un mezzo, per mostrarci quali erano i soggetti positivi nella società o gli stati interiori elevati. Con Lucia, con il Cardinale Federigo Borromeo o con l’Innominato convertito ci faceva comprendere l’importanza della serenità interiore, frutto di scelte rette, coerenti. In questi giorni si sono riaffacciate alla mia coscienza le forti emozioni che noi studenti provavamo durante le complesse verifiche orali e scritte.

Particolarmente temute erano quelle di latino e greco, anche perché all’inizio del ginnasio la nostra docente ci dettava i testi da tradurre. E tante volte mi sono chiesta cosa penserebbe oggi Giuliana Fiorentino Tedeschi di questo momento storico così difficile in Medio Oriente. Certamente lei non avrebbe voluto che nel mondo ci fossero altre violenze e guerre, bensì il dialogo tra tutti gli uomini e tra gli Stati. E noi cittadini dovremmo custodire maggiormente nella mente le parole di quanti hanno vissuto l’orrore del secondo conflitto mondiale, sia uomini che donne.

Ognuno di loro ha lottato e sofferto a modo proprio con coraggio, lasciandoci poi la memoria della propria esperienza. Ma tutti questi testimoni, come la mia insegnante Giuliana Tedeschi, hanno auspicato un futuro di fratellanza e di solidarietà fra i popoli del nostro pianeta.
Giuseppina Vitale

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