Il discorso del Vescovo S.E. Rev.ma Mons. Giuseppe Marciante alla Città di Cefalù e alla Chiesa Cefaludense nella festa del Santissimo Salvatore.
Carissime sorelle e fratelli,
carissimi figli e figlie della nostra amata Cefalù,
la nostra città è conosciuta in ogni angolo del mondo per la sua bellissima Cattedrale, per il suo pregiatissimo Pantocratore, per le acque limpide e azzurre del suo mare.
Sappiamo bene che Gesù nella sua predicazione ha utilizzato l’acqua come metafora della vita vera. Come non ricordare l’affascinante dialogo al pozzo di Giacobbe tra Gesù e la samaritana?
Stasera ci sarà utile ricordare, anche, quanto la riva e il mare siano presenti nelle pagine dei Vangeli. Il mare viene utilizzato dallo stesso Gesù come luogo e “via” privilegiata per comunicare.
É il luogo dove ogni umana paura con le sue tempeste vengono inaspettatamente placate. Il mare diventa per noi porta che Dio apre per accogliere e incontrare “l’altro”. Per fare delle differenti culture “i ponti a costo zero”, di quel processo “eterno” di globalizzazione che ci invita a gettare sempre le reti della speranza, nelle acque del mare delle relazioni.
Stasera vogliamo coralmente presentare a Gesù Salvatore le nostre invocazioni partendo dall’acqua e dal mare.
La siccità nel nostro territorio, in tutta la Sicilia, in tutto il nostro Paese è diventato un fenomeno insostenibile. É a rischio l’intero settore agricolo, zootecnico e forestale. Pastori e agricoltori sono nella disperazione. Non piove più da mesi e, purtroppo, le previsioni metereologiche non sono confortanti.
Al Salvatore, stasera, accanto al dono della pioggia, chiediamo che le nostre coscienze comprendano come l’essere custodi del patrimonio della creazione, a partire dall’acqua, ha avuto delle ingiustificabili battute d’arresto. Ci siamo lasciati governare e “sostenere” non più dalla maternità della terra, ma da ingiustificabili omissioni, cattive pigrizie, da sporchi interessi economici e di mercato.
Le nostre coscienze di uomini, di cittadini e di cristiani hanno urgente bisogno di essere bagnate e irrigate dal senso di responsabilità personale e comunitario. Dalle acque che sgorgano dalla sorgente del bene comune, ultimamente sempre più difficile a trovarsi, perché coperta dalle pietre, dalle spine e dai rovi dei nostri egoismi, opportunismi e individualismi.
Gesù Salvatore, illumina le nostre menti.
Donaci Tu quella sapienza che ci è utile per comprendere che il dramma dell’attuale situazione idrica, è aggravato da deficienze strutturali e da manutenzione carente. Si spreca oltre il 50% delle risorse idriche tra continui guasti e condutture vetuste, mentre sempre più cittadini devono fare ricorso alle autobotti il cui costo è triplicato.
Nelle nostre Madonie esiste l’incompiuta diga di Blufi, un vero e proprio “monumento dello spreco”. Quest’opera avrebbe dovuto raccogliere le acque del fiume Imera e così dissetare le province che soffrono maggiormente la siccità: Agrigento, Caltanissetta ed Enna.
I lavori iniziati negli anni ’90, furono interrotti nel 2002. È stato espropriato e distrutto un patrimonio agricolo e generazioni di sapienza contadina. Si farà mai? Nel decennio 1950-1960 il sociologo Danilo Dolci condusse una appassionante battaglia: sotto il dominio della mafia, l’acqua era diventata un affare e la si elemosinava. Il sociologo fece comprendere che la lotta per l’acqua aveva un alto valore simbolico, come atto di liberazione dal potere mafioso.
Chiediamo a Gesù Salvatore che tutti gli Enti preposti continuino la loro attenta opera di vigilanza su eventuali “speculazioni”, che possono danneggiare i cittadini, il lavoro, “il pane” di agricoltori e allevatori, il futuro di aziende e cooperative gestite dai nostri giovani.
La città di Cefalù è posta in un’isola che sta al centro del Mediterraneo. La sua cultura, le sue radici hanno sempre avuto nella diversità culturale un canale di ricchezza. I cittadini di Cefalù conoscono bene il valore dell’accoglienza, del dialogo, del confronto. Non temono le nuove idee. Di generazione in generazione sono stati immersi dalle onde delle tante trasformazioni epocali. Accolte come sfide da governare con saggezza e audacia.
La presenza di tanti turisti è ricchezza culturale ed economica, ma è una presenza che va governata per non impoverire, fino alla sua scomparsa, la cultura locale con i suoi residenti.
Viene chiamato overtourism il sovraffollamento turistico che va a impattare negativamente sulla qualità della vita percepita dai cittadini residenti sia sulle esperienze dei visitatori. Non sono segno di civiltà alcune reazioni contro i turisti, ma occorre governare il fenomeno.
Cefalù ha come suo distintivo una dichiarata vocazione internazionale, che si muove tra le azzurre acque del mare nostrum. Cefalù ha tutte le potenzialità per diventare una città. Non mi piace che venga indicata come “borgo”, anzi penso che sia arrivato il momento per non indicare i nostri paesi delle Madonie come borghi.
E qui faccio mio il pensiero di uno studioso, il Prof. Vito Teti, già ordinario di Antropologia culturale dell’Università della Calabria, il quale afferma ed è vero perché lo constatiamo, i borghi con una economia residuale, ci hanno portato allo spopolamento e di conseguenza alla perdita di tanti servizi essenziali per la vita di una comunità come la scuola, la farmacia, i trasporti locali, le vie di comunicazione, la connessione ad internet, il servizio sanitario di prossimità. Cefalù deve essere l’esempio di un paese che cresce culturalmente, socialmente, urbanisticamente, e che ha tutti i numeri per diventare il capoluogo delle Madonie. Non credere a questo significa impoverire Cefalù e i comuni delle aree interne. Ecco perché saluto e incoraggio benevolmente l’arrivo di una sede universitaria di medicina: un investimento “profetico” perché guarda con occhi sapienti al domani delle nostre comunità, delle nostre vite.
L’approdo di una sede universitaria a Cefalù spalancherà le porte ai sogni di tanti giovani, che non possono permettersi un corso di studi fuori sede. La presenza di una sede universitaria certamente determinerà una attesa e salutare crescita culturale, capace di coinvolgere tutto il nostro territorio. E alimentare la “restanza”.
O Salvatore del mondo, a Te affidiamo i sogni e le speranze di tutti i nostri giovani.
Le nostre speranze sono tante, e le affidiamo tutte a Te. Donaci sempre più energie e creatività, per produrre iniziative e avviare processi che pongano un freno allo spopolamento, alla inarrestabile desertificazione di tutti i nostri Comuni. Percorsi che riescano a smorzare l’emorragia dei cervelli di quell’esercito di giovani talentuosi e “pensanti”, costretti a investire altrove, anche oltre oceano, la bellezza dei loro carismi.
Aiutaci a diventare facitori di proposte che gettino fari di luce sui nostri facili pessimismi, alle tante note funebri di disfattismo e di immediata rassegnazione che consegniamo alle nuove generazioni.
Al Salvatore con fede chiediamo di farci capire che dove si coltiva la cultura, dove si attivano tutti gli strumenti tesi a favorire lo studio e la ricerca, che hanno come destinatari privilegiati il bene dell’uomo e della vita, si giunge sempre alla contemplazione del volto di Dio.
Come ha ben affermato Fernand Braudel: «Attorno al Mediterraneo tutto si mescola e si ricompone in una unità originale». Ecco perché la complessità dell’area del Mediterraneo non può oggi incuterci paura.
Gesù Salvatore, ecco la nostra ultima invocazione di stasera.
Fa che ogni cittadino cefaludese, si adoperi affinché Cefalù veda nelle acque del mar Mediterraneo la “sorgente” di quel cammino che aggreghi popoli e culture, dando così alla storia il sorriso della speranza che ci fa essere sorelle e fratelli tutti. Amen.
Evviva Gesù Salvatore! Evviva Cefalù!
DIOCESI DI CEFALU’