Carmela Cascio, affettuosamente chiamata “zza Mela” dalla comunità cefaludese, è stata una figura amata e rispettata a Cefalù, non solo per la sua forza e determinazione, ma anche per il suo spirito allegro e il suo talento nel cantare stornelli alle spose. La sua vita è stata segnata dalla dedizione alla famiglia, dalle difficoltà economiche, ma anche da una passione per la musica che ha accompagnato le sue giornate. Le sue canzoni, che regalava alle spose nel giorno del matrimonio, sono diventate un simbolo di quella tradizione popolare che ancora oggi vive nei cuori degli abitanti di Cefalù.
Le origini e la giovinezza di Carmela Cascio
Carmela Cascio nacque a Cefalù il 19 febbraio 1909, figlia di una famiglia modesta ma piena di amore e legami stretti. Crescendo in un ambiente di forte tradizione locale, Carmela imparò presto a vivere secondo i valori della famiglia e del lavoro. Era la quinta di sette figli, e la sua infanzia fu segnata da una forte solidarietà familiare, soprattutto per le difficoltà che la sua famiglia dovette affrontare a causa delle condizioni economiche.
Il suo matrimonio con Michele La Scola segnò una nuova fase della sua vita. Insieme, ebbero sei figli: Carmelo, Girolama (detta Mimma), Giovanna (detta Gianna), Giovanni, Enzuccia (che morì in tenera età) e Vincenza (detta Enza). La famiglia sembrava avere una vita felice, ma il destino fu particolarmente crudele con Carmela. Michele, suo marito, morì in un tragico incidente sul lavoro, lasciando la giovane madre da sola a crescere i suoi sei figli. Nonostante la perdita devastante, Carmela non si perse d’animo e continuò a lottare per il benessere della sua famiglia.
La forza di una madre: dalla sofferenza alla resilienza
Con la morte prematura di Michele, Carmela dovette affrontare il peso della vita quotidiana da sola. Il suo spirito indomito la spinse a cercare qualsiasi tipo di lavoro disponibile, anche se all’epoca le opportunità per le donne erano limitate. Nonostante ciò, Carmela non si arrendeva mai. Per garantire il sostentamento dei suoi figli, lavorava come serva nelle case dei ricchi cefaludesi. Non si limitava a fare lavori leggeri, ma si dedicava anche alla preparazione del pane e al lavaggio dei panni sporchi. Il suo lavoro di lavandaia la portava spesso a recarsi alla scogliera di Sant’Antonio alla Giudeca, dove, insieme alla figlia Gianna, lavava i panni nelle acque dolci della vasca naturale.
La difficoltà del lavoro non fermava mai Carmela, che portava la “truscia”, un panno che utilizzava per trasportare i panni sporchi, sulla testa, con una naturalezza che non si trovava in altre donne. Questa sua forza e determinazione facevano di lei un esempio di resistenza e speranza, capace di superare le difficoltà senza mai lamentarsi.
La vita familiare e la decisione di emigrare
Nonostante le difficoltà economiche, Carmela non dimenticava mai la sua famiglia. I figli, cresciuti sotto la sua attenta cura, erano il centro della sua vita. La sua dedizione li ispirò a inseguire i loro sogni, e ben presto la famiglia si trovò a fare i conti con un’altra sfida: l’emigrazione. Carmelo, il primo dei figli, lasciò Cefalù per trasferirsi in Francia, alla ricerca di opportunità migliori. Successivamente, anche Carmela, con la figlia Enza, si trasferì in Francia per stare vicina ai suoi figli emigrati. Mimma, un’altra delle figlie, seguì presto il loro esempio, sposandosi in Francia e avendo una famiglia. Sebbene Carmela si fosse trasferita lontano dalla sua amata Cefalù, non perse mai il legame con la sua terra natale, che continuava a portare nel cuore.
Ogni estate, Carmela tornava a Cefalù per incontrare i figli rimasti nella città e rivedere i suoi affetti. Nonostante il suo trasferimento in Francia, la nostalgia per la sua Cefalù e per il suo quartiere della Giudeca non la abbandonò mai. Passava le sue giornate nella casa paterna, dove realizzava bellissime coperte all’uncinetto per i suoi 11 nipoti. Questo legame profondo con Cefalù e la sua gente si rifletteva anche nel suo spirito allegro e nel suo amore per le tradizioni locali.
Il canto come espressione della tradizione
La passione per il canto è sempre stata una parte fondamentale della vita di Carmela. Fin da giovane, amava intonare melodie popolari e canti tradizionali. Durante il periodo pasquale, Carmela cantava i canti religiosi nella chiesa di Sant’Oliva, intonando inni a Gesù Salvatore in occasione della festa del 6 agosto. Ma il suo dono per il canto non si fermava qui. Carmela divenne famosa per gli stornelli che dedicava alle spose cefaludesi nel giorno del loro matrimonio. Questi canti, che rappresentavano un augurio di felicità e prosperità, erano particolarmente amati dalle giovani spose, che si sentivano onorate di ricevere un simile tributo.
Uno degli stornelli che Carmela cantava recitava:
“Sei bella sei splendida
di bianco vestita
coperta hai la fronte
di gemme e di fior.”
Questo stornello, dedicato alle spose, divenne un segno distintivo della sua generosità e della sua allegria. Carmela cantava queste parole con un sorriso contagioso, facendo sentire ogni giovane sposa speciale e benedetta nel suo giorno più importante. La signora Mela, con la sua voce calda e accogliente, portava un po’ di gioia e speranza nelle case di Cefalù, regalando un momento unico a tutte le spose che avevano la fortuna di essere cantate da lei.
Le tradizioni popolari e la maschera dei “Nanni”
Carmela non era solo una donna di famiglia e di canto, ma anche una donna profondamente legata alle tradizioni popolari del suo paese. Ogni anno, in occasione del Carnevale, Carmela si travestiva in maschera e faceva scherzi a grandi e piccoli. La sua creazione più famosa era la maschera dei “Nanni”, due sagome raffiguranti un vecchio e una vecchia che Carmela metteva dietro il balcone della sua casa. Questa maschera era una tradizione che Carmela amava molto, e rappresentava un momento di allegria e di unione per la comunità cefaludese. Le sue risate, i suoi scherzi e la sua personalità solare facevano di lei un personaggio amato e rispettato da tutti.
Il ritorno a Cefalù e gli ultimi anni in Francia
Dopo anni di vita in Francia, Carmela decise di tornare definitivamente a Cefalù, la sua terra natale. Rientrò nel suo amato quartiere della Giudeca, dove trascorreva le sue giornate a lavorare all’uncinetto con le amiche del rione. La sua passione per il lavoro manuale non si era mai affievolita, e realizzava con cura e dedizione coperte per i suoi nipoti. La casa di Carmela divenne un punto di riferimento per la sua famiglia e per la comunità, dove le tradizioni locali erano vissute con orgoglio e passione.
Negli ultimi anni della sua vita, Carmela si trasferì nuovamente in Francia, dove trascorse i suoi ultimi giorni. Nonostante le difficoltà della vita, Carmela mantenne sempre un sorriso sulle labbra e un cuore pieno di amore per la sua famiglia e la sua città. Morì il 26 marzo 1991, all’età di 82 anni, lasciando un’eredità che ancora oggi è viva nel cuore degli abitanti di Cefalù.
L’eredità di Carmela Cascio: un simbolo di speranza, tradizione e amore
Carmela Cascio, con il suo spirito indomito, la sua passione per la musica e la sua dedizione alla famiglia, ha lasciato un segno indelebile nella storia di Cefalù. Le sue canzoni, i suoi stornelli alle spose e le sue maschere di Carnevale sono diventate parte della tradizione cefaludese, simboli di un amore incondizionato per la sua terra e per la sua gente.
Oggi, Carmela viene ricordata come una donna forte, allegra e piena di vita, che ha saputo affrontare le difficoltà con coraggio e determinazione. La sua memoria continua a vivere nei racconti di chi l’ha conosciuta e nei canti che ancora riecheggiano nel cuore di Cefalù. Carmela Cascio, “zza Mela”, è diventata un’icona della città, un esempio di resilienza, amore familiare e passione per le tradizioni. La sua eredità rimarrà viva per sempre nel ricordo di chi ha avuto il privilegio di ascoltarla cantare e di conoscere la sua storia.
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