Situato nell’incantevole borgo madonita di Polizzi Generosa, il Trittico fiammingo è un’opera di straordinario pregio, testimonianza delle intense relazioni culturali che legavano la Sicilia agli ambienti artistici delle Fiandre sul finire del Quattrocento. Tradizionalmente attribuito al cosiddetto “Maestro dei fogliami ricamati” (Maître au feuillage brodé), il dipinto rappresenta oggi un affascinante enigma per gli studiosi, che continuano a indagare la sua storia e la paternità. Ecco cinque curiosità che rendono questo capolavoro ancora più intrigante.
1. Non un solo artista, ma un intero “milieu”
Per molto tempo si è pensato che il Trittico fosse opera di un singolo pittore, l’enigmatico “Maestro dei fogliami ricamati”. Le ricerche più recenti hanno invece evidenziato come dietro l’etichetta di questo “maestro” si celi un gruppo di pittori attivi, probabilmente a Bruxelles, tra il 1480 e il 1500. Il tratto distintivo che sembrava unire queste opere — il peculiare modo di raffigurare le foglie — in realtà appartiene a più mani diverse, tutte però accomunate dall’influenza dei grandi maestri fiamminghi, primo fra tutti Rogier van der Weyden.
2. L’iscrizione misteriosa: “Lucas Iardinus Optulit Gratis Deo”
Sulla cornice del Trittico appare un’iscrizione in latino: Lucas Iardinus Optulit Gratis Deo. Tradotta liberamente, significa “Luca Giardina offrì (quest’opera) gratuitamente a Dio”. L’enigmatico Luca (o Lucas) Giardina potrebbe essere stato il donatore del quadro, forse un mercante genovese scampato a una tempesta in mare. Oppure, secondo un’altra pista documentaria, potrebbe trattarsi di un religioso (fra’ Antonio de Jardina) i cui beni, rinunciati dagli eredi, furono infine destinati alla chiesa di Polizzi. In ogni caso, il nome “Iardinus/Giardina” resta la chiave di un intrigante intreccio tra leggenda e fonti notarili.
3. La leggenda del voto in mare
Una delle storie più affascinanti che circolano a Polizzi Generosa racconta di come il Trittico fosse a bordo della nave del mercante genovese Luca Giardina, sorpreso da una violenta tempesta nel 1496. Di fronte al pericolo imminente, l’uomo avrebbe promesso di donare l’opera a una chiesa povera, qualora si fosse salvato. Sbarcato indenne a Palermo, Giardina avrebbe incontrato un frate del convento osservante di Polizzi, consegnandogli il dipinto per adempiere al voto. Sebbene la veridicità di questo racconto sia dibattuta, l’aneddoto aggiunge un tocco di romanticismo alla vicenda del Trittico, suggellandone il legame con il territorio madonita.
4. Un “concerto” di angeli: il mottetto di Walter Frye
Nel pannello centrale, tra gli angeli che circondano la Vergine in trono, uno regge un cartiglio musicale con il mottetto Ave Regina di Walter Frye, compositore inglese attivo nel Ducato di Borgogna. Il brano godette di grande fortuna negli ultimi decenni del Quattrocento, in particolare grazie al matrimonio tra Margherita di York e Carlo il Temerario, appassionato di musica. La presenza del mottetto nel Trittico testimonia non solo la circolazione transnazionale delle opere fiamminghe, ma anche l’intreccio fra arti visive e musica sacra all’epoca dei grandi duchi di Borgogna.
5. Architetture gemelle: un puzzle di modelli fiamminghi
Osservando i pannelli laterali, dedicati a santa Caterina d’Alessandria e santa Barbara, si notano sullo sfondo elaborate costruzioni gotico-fiamminghe. Queste architetture — una sorta di “cittadella” con cortili alberati e piccoli animali sulle merlature — ricompaiono identiche in altre tavole fiamminghe dello stesso periodo, oggi conservate a Lisbona, a Boston e a Rotterdam. Ciò lascia supporre che gli artisti condividessero “modelli” di paesaggi e vedute urbane, scambiandosi disegni preparatori all’interno delle loro botteghe. Il Trittico di Polizzi è dunque parte di un più ampio “puzzle” artistico, i cui tasselli sono sparsi in diversi musei europei e americani.
Conclusione
Il Trittico fiammingo di Polizzi Generosa è una delle testimonianze più significative — e al tempo stesso misteriose — dei contatti tra la Sicilia e l’arte delle Fiandre all’alba dell’età moderna. Le questioni ancora aperte sull’attribuzione, le leggende legate alla sua donazione e la fitta rete di riferimenti iconografici che lo collegano ad altre opere coeve lo rendono un esempio perfetto di come la storia dell’arte possa trasformarsi in un affascinante viaggio tra documenti, tradizioni orali e capolavori d’atelier. Chiunque desideri ammirarlo di persona può trovarlo nella chiesa dell’Assunta di Polizzi Generosa, dove ancora oggi, dopo oltre cinque secoli, continua a stupire i visitatori con la sua bellezza intramontabile.