Nella notte santa della Risurrezione, la maestosa Cattedrale di Cefalù ha accolto, in un’atmosfera di profonda sacralità e intensa partecipazione, la solenne Veglia Pasquale presieduta da S.E. Rev.ma Mons. Giuseppe Marciante, Vescovo della Diocesi. L’antica Basilica, emblema dell’architettura normanna e scrigno di spiritualità millenaria, si è fatta grembo accogliente di una liturgia che, con sapienza rituale e potenza simbolica, ha condotto i numerosi fedeli dalla tenebra del sepolcro alla luce gloriosa della Risurrezione.
Il rito del fuoco e l’intronizzazione del Cero pasquale
All’ingresso del tempio, come vuole la tradizione più pura del rito romano, si è compiuta l’accensione del fuoco nuovo, segno primordiale e cosmico della vittoria della luce sulle tenebre. Da esso è stato acceso il Cero pasquale, maestoso segno della presenza del Cristo risorto, “luce del mondo”. Il diacono, conducendo il Cero lungo la navata oscura, ha proclamato per tre volte l’annuncio pasquale “Lumen Christi”, al quale l’assemblea ha risposto con il commosso “Deo gratias”, mentre la luce si propagava dalle candele dei fedeli, simbolo eloquente della Chiesa che rinasce nella notte santa.
Giunto all’altare, il Cero è stato intronizzato in posizione solenne, accanto all’ambone, da dove è stato poi proclamato l’antico canto dell’Exsultet, inno sublime alla luce, alla vittoria e alla misericordia divina, che risuona nelle navate con accenti di gioia incorruttibile.
Benedizione dell’acqua battesimale
Nel cuore della celebrazione si è svolta la liturgia battesimale, durante la quale il Vescovo ha benedetto l’acqua del fonte con il rito solenne previsto per la notte di Pasqua. Le parole della preghiera, che evoca la creazione, il passaggio del Mar Rosso e il Battesimo di Cristo nel Giordano, hanno richiamato il mistero di rigenerazione che l’acqua compie per grazia. L’immersione del Cero nel fonte ha suggellato il legame profondo tra Cristo risorto e il sacramento che fa rinascere l’uomo alla vita nuova.
La supplica alla Madre di Dio e l’Icona della Madonna Eleusa
A conclusione della Veglia, in un momento di intensa devozione mariana, Mons. Marciante ha elevato una supplica a Maria Santissima, Madre del Risorto, affidando a Lei la Chiesa, la città e il mondo intero, in un tempo ancora segnato da ferite e speranze.
In tale contesto è stata mostrata e portata in processione l’Icona della Madonna Eleusa, custodita nella Cattedrale. Questa immagine, di profonda tenerezza e ricca di significato teologico, appartiene alla tipologia bizantina della “Glykophilousa”, o “Vergine della tenerezza”, in cui il volto della Madre si accosta con dolcezza a quello del Figlio. L’Eleusa, con il suo sguardo assorto e la guancia sfiorata da quella del Bambino, esprime la piena partecipazione di Maria al mistero della sofferenza e della salvezza, ma anche l’intimità incomparabile tra la Madre e il Figlio, tra l’umano e il divino.
Lode in canto e in musica
A nobilitare la liturgia, con raffinatezza e precisione interpretativa, è stata la Corale della Cattedrale di Cefalù, diretta con competenza e sensibilità dalla M^a Giorgia Ferrara. Le esecuzioni, attinte dal repertorio classico e contemporaneo della musica sacra, hanno accompagnato le diverse parti del rito con solennità e armonia, elevando lo spirito e rendendo la celebrazione un’autentica esperienza mistagogica. All’organo, il M^° Diego Cannizzaro ha offerto un prezioso accompagnamento, sapiente nell’uso dei registri e attento alla liturgia, impreziosendo ogni momento con un linguaggio musicale che unisce bellezza e preghiera.