Vent’anni fa in Calabria gli incendi erano crollati del 90% grazie ad un progetto che si potrebbe adottare anche in Sicilia ma che non tutti vogliono. A raccontare come funzionava questo progetto è l’allora responsabile Tonino Perna un economista e sociologo che è stato vice sindaco di Reggio Calabria fra il 2020 e il 2021.
«Vent’anni fa – racconta ad Avvenire – eravamo riusciti a ridurre del 90% gli incendi nel Parco nazionale dell’Aspromonte. Spendendo molto meno di quello che la Regione Calabria spende oggi per spegnere gli incendi. Il sistema che avevamo inventato è andato avanti per dieci anni. Poi è stato abbandonato. E oggi siamo davanti a un vero disastro. Questo Paese è davvero senza memoria». Perna vent’anni fa era il presidente del Parco, inventò e realizzò un sistema che lui definisce “semplice”: «Con un bando pubblico affidavamo i boschi dell’Aspromonte a soggetti del Terzo settore, associazioni e cooperative sociali, con un contratto che prevedeva un contributo iniziale del 50%, e l’altro 50% a fine stagione. A patto che fosse bruciato meno dell’1% del territorio affidato. Il principio è sempre quello della responsabilità». Operazione riuscita. Da mille ettari bruciati ogni anno si era scesi a 100-150. Con una spesa di appena 400mila euro. Un successo che ebbe risalto europeo. «Per la prima volta la Calabria era un esempio positivo. Non solo ’ndrangheta. Venni convocato a Bruxelles per spiegare il nostro sistema. Eravamo un esempio. Ma non abbiamo avuto neanche il sostegno del ministero dell’Ambiente. il progetto viene abbandonato. Siccome gli incendi non riusciamo a prevenirli, per la molteplicità delle cause, bisogna trovare il modo di spegnerli appena partono, ricreando un rapporto col territorio. Invece, strana coincidenza, quando la Regione firma i contratti con le società private che gestiscono l’antincendio e gli elicotteri, partono gli incendi. Non è una prova, ma il sospetto c’è: queste società vivono perché ci sono gli incendi».