Oggi, 7 settembre 2025, la diocesi di Cefalù celebra la festa della Madonna di Gibilmanna, patrona venerata nel santuario sul colle che domina la città normanna. È una ricorrenza di fede e tradizione che per secoli ha visto non solo celebrazioni liturgiche, ma anche gesti di accoglienza e convivialità. Tra questi, spicca l’antico dono della mostarda di fichidindia, preparata e offerta agli ospiti durante i giorni di festa.
La mostarda di fichidindia era un dolce tipico delle comunità contadine siciliane, legato al periodo della raccolta di questo frutto straordinario. A Cefalù, i frati del santuario di Gibilmanna ne facevano dono ai pellegrini che salivano al colle per venerare la Madonna. Si racconta che persino il frate che percorreva i campi per raccogliere elemosine usasse offrire piccole porzioni di mostarda a quanti incontrava, trasformando un gesto di umiltà in un simbolo di gratitudine e condivisione.
Preparare la mostarda di fichidindia non era un compito semplice: richiedeva tempo, pazienza e la collaborazione di più persone. I fichidindia, raccolti con il tradizionale “cuòppu”, venivano sbucciati, ridotti in poltiglia e poi spremuti per ricavarne il succo, cotto a lungo nei “quadaruni” di rame. La massa veniva continuamente mescolata fino a ottenere una crema densa e profumata di cannella e mandorle, pronta per essere versata in stampi di terracotta. Poteva essere gustata fresca come dessert oppure essiccata al sole, trasformandosi in un dolce secco capace di conservarsi per mesi.
Ecco la ricetta tradizionale: 1,3 kg di fichidindia sbucciati, 130 g di farina di semola rimacinata, 50 g di mandorle tostate con la pelle. Dopo aver ricavato il succo dai frutti con centrifuga o passaverdure e filtrato accuratamente, si riduce sul fuoco a metà volume. Si unisce la farina a poco a poco, mescolando per evitare grumi, fino a ottenere un composto denso. A questo punto si aggiungono le mandorle e si versa negli stampi. La mostarda può essere gustata subito, decorata con mandorle tritate, oppure lasciata raffreddare e, volendo, essiccata al sole per diventare un dolce secco dal gusto intenso.
Oggi, mentre i fedeli si radunano a Gibilmanna per onorare la Madonna, il ricordo della mostarda di fichidindia resta un legame vivo con il passato. Non è solo un dolce, ma un frammento di memoria collettiva che parla di fede, di accoglienza e di un’identità che continua a rinnovarsi ogni anno nella festa più amata della diocesi di Cefalù.