Prima Guerra Mondiale: l’affondamento della SMS Santo Stefano

Nella notte tra il 9 e il 10 giugno di cento anni fa la corazzata austro-ungarica “SMS Szent István”, nota anche come “SMS Santo Stefano”, veniva affondata dal Motoscafo Armato Silurante (MAS) della Regia Marina al largo dell’isola di Premuda in Dalmazia. All’operazione parteciparono le motosiluranti 15 e 21, al comando rispettivamente del Capo Timoniere Armando Gori e del guardiamarina di complemento Giuseppe Aonzo. I due Ufficiali, erano partiti dal porto di Ancona con i loro MAS, questi ultimi, rimorchiati dalle torpediniere d’appoggio “18 O” e “15 O”, alla volta del medio Adriatico. Il compito dei due Ufficiali consisteva nel raggiungere le acque adiacenti tra Gruiza e il banco di Selve, in prossimità di Premuda, e perlustrale, al fine di neutralizzare eventuali mine subacquee. Inoltre, le unità siluranti, avrebbero dovuto stazionare in zona e rimanere in agguato. Tuttavia, dopo aver espletato senza esito alcuno la loro missione, i MAS, muovendo dall’isolotto di Lutrošnjak, di fronte a Premuda, stavano per avviarsi verso il punto di ricongiungimento con le torpediniere, per la rotta del ritorno. Però, la manovra venne sospesa. In realtà fu avvistata una poderosa squadra navale della k.u.k. Kriegsmarine. La flotta dell’Imperiale e Regia Marina, proveniente dalla base di Pola, al comando del Commodoro Heinrich Seitz, sfruttando fondamentalmente l’effetto sorpresa, era diretta verso il canale d’Otranto, nel tentativo di forzare il poderoso blocco costituito da reti e mine. Infatti, lo sbarramento del Canale d’Otranto, sorvegliato da forze leggere italo-franco-inglesi, in precedenza, era stato ripetute volte preso di mira dalle forze navali austro-ungariche, senza però ottenere nessun risultato decisivo. Il Capitano di Corvetta  Luigi Rizzo, approfittando della scarsa luce, non esitò a lanciarsi all’attacco della squadra nemica e avvicinandosi il più possibile, eludendo le navi di scorta, lanciò 2 siluri a dritta della corazzata “Santo Stefano”, colpendola, mentre il MAS 21 a sua volta indirizzò i sui siluri verso l’altra corazzata gemella, la “SMS Tegetthoff” che non esplosero. La nave da battaglia “Santo Stefano” iniziò lentamente ad affondare. Inutili e vani furono i tentativi della “Tegetthoff” di trainarla. E proprio da quest’ultima “nave gemella”, che alcuni cineoperatori, incaricati di filmare il mai avvenuto forzamento del canale di Otranto, immortalarono l’agonia della corazzata “Santo Stefano”. Difatti, la “Szent István”, una dreadnought, varata a Fiume nel 1911, fiore all’occhiello della Marina imperiale austro-ungarica, capovolgendosi, si inabissò. A questo punto l’effetto sorpresa era svanito. Infatti, lo scontro navale avvenuto al largo di Premuda, svelò alle forze italiane e ai suoi alleati, l’effettiva intenzione della Marina da guerra austro-ungarica, ossia, l’avanzamento a sud del Mediterraneo, in direzione dello sbarramento aeronavale. Immediatamente furono allertate le interforze, che convogliarono i rinforzi verso il Canale d’Otranto. Intanto, dopo l’eroica azione, i due MAS, inseguiti dalla scorta austro-ungarica, riuscivano a rientrare incolumi alla base. Per l’ardita azione militare, i due ufficiali della Regia Marina vennero insigniti della medaglia d’oro al valor militare: fu la prima medaglia assegnata ad Aonzo e la seconda decorazione conferita a Rizzo. L’impresa di Premuda, la più brillante e intrepida azione navale della Prima Guerra Mondiale, ebbe un’ampia risonanza nell’opinione pubblica e rafforzò il morale delle truppe italiane impegnate al fronte, in particolar modo per la decisiva battaglia del Solstizio. Nel 1939, a perenne ricordo dell’eroica azione militare avvenuta a Premuda ventuno anni prima, fu deciso di istituire la “Giornata della Marina Militare”: il 10 giugno, appunto, per commemorare l’epica azione navale in Adriatico nel corso della Prima Guerra Mondiale. Negli anni successivi, dopo alterne vicende, la ricorrenza della festa fu sospesa. In seguito, su autorizzazione ministeriale, l’anniversario fu definitivamente ripreso con le cerimonie commemorative del 10 giugno 1964 e da allora, a tutt’oggi continuano a svolgersi ogni decade di giugno. Abbiamo chiesto allo Storico Navale Virginio Trucco (1) di parlarci dell’impresa di Premuda, un’azione militare già largamente premeditata dall’Austria-Ungheria e che rientrava altresì, nell’ottica degli obiettivi strategici risolutivi, mediante una grande offensiva terra-mare che avrebbe dovuto risolvere le sorti della guerra, ovverosia: lo sfondamento della linea del Piave e il forzamento del Canale d’Otranto, quest’ultima, un’operazione strettamente necessaria poiché impediva ai sommergibili degli Imperi Centrali di uscire dall’Adriatico e accedere nel Mar Mediterraneo.

«Per coloro che credono alla cabala, esistono dei giorni fortunati, sicuramente per Luigi Rizzo il numero era il 10.

Il 27 febbraio 1918, fu nominato comandante in capo della flotta austriaca il contrammiraglio Horthy, appena venuto a conoscenza della cosa l’ammiraglio Thaon di Revel, conoscendo il carattere bellicoso dell’avversario, inviò un messaggio ai comandi navali, consigliandoli di aumentare la vigilanza per una possibile incursione nemica.

Infatti, il nuovo comandante iniziò a studiare un piano per distruggere lo sbarramento del canale d’Otranto. Il piano prevedeva che mentre il naviglio leggero attaccava e distruggeva lo sbarramento tutti i sommergibili disponibili si portassero in agguato davanti ai porti di Brindisi e Valona in modo da attaccare le navi italiane in uscita per contrastare l’azione, allo scontro avrebbero partecipato anche le 4 moderne corazzate classe Viribus Unitis al fine d’impegnare e distruggere le navi che fossero sfuggite ai sommergibili, il tutto nella massima sicurezza in quanto prima che le corazzate italiane e francesi, di base rispettivamente a Taranto e Corfù, potessero intervenire, la flotta austriaca sarebbe già stata sulla via del ritorno.

Messo a punto il piano, l’ammiraglio Horthy, decise di attuarlo poco prima dell’offensiva austriaca contro il fronte italiano (battaglia del Solstizio) al fine di rinvigorire lo spirito della truppa, a tal fine fece imbarcare alcuni cineoperatori per filmare la distruzione della flotta italiana. L’azione doveva aver luogo entro l’undici di giugno, ultimo giorno di un periodo illume.

Tutti i preparativi si svolsero nel più grande segreto, le navi lasciarono Pola alla spicciolata raggiungendo i porti del Medio e Basso Adriatico. Le prime a lasciare il porto   furono La “Virribus Unitis” e La “Prinz Eugen”, che con la scorta di 7 torpediniere salparono il giorno 8 e diressero su Cattaro, la sera successiva alle 21.00 dovevano salpare la “Santo Stefano” e “Tegetthoff” scortate dal cacciatorpediniere “Velebit” e dalle torpediniere 76, 77, 78, 79, 81 e 87, al comando della formazione navale il Commodoro Heinrich Seitz imbarcato sulla “Santo Stefano”.

A questo punto inizia a giocare un ruolo primario il fato, la totale segretezza della missione fa si che nessuno sappia dell’uscita delle navi, così che le ostruzioni non sono state aperte, le navi riescono ad uscire da Pola solo alle 22.15, il Commodoro per riguadagnare il tempo perduto ordina alle navi di portare la velocità a 16 nodi, alle 0.20 viene informato dal Direttore di Macchina che i cuscinetti delle turbine si stanno scaldando, anche se la nave era nuova, non aveva mai preso il mare prima di allora ed il personale di macchina non era sufficientemente addestrato, occorreva diminuire la velocità a 12 nodi per permetterne il raffreddamento, intanto dalla plancia il commodoro notava che le macchine producevano un denso fumo nero, dopo un ora con i cuscinetti raffreddati si poteva riprendere la velocità di 16 nodi.

 

Il MAS 9 di Luigi Rizzo rientra a Venezia dopo una missione

 

Dall’altra parte dell’Adriatico, il pomeriggio del giorno del giorno 9 salpavano da Ancona i Mas 15 e 21, rispettivamente al comando del Capo Timoniere Armando Gori e del guardiamarina Giuseppe Aonzo, sul Mas 15 si imbarca il capo squadriglia CC Luigi Rizzo.

Anche i MAS sono usciti in ritardo a causa di un guasto al timone del MAS 15, usciti dal porto vengono presi a rimorchio dalle torpediniere 18 O e  15 O, la loro missione era quella di portarsi nelle acque fra le isole di Premuda e Gruiza per effettuare la ricerca di mine e l’agguato contro il naviglio nemico.

Giunti sul punto prefissato le torpediniere mollano il rimorchio dei MAS e questi  dopo aver armato i siluri e messo in mare i rampini si dirigono verso la zona assegnata. Dopo una notte passata a rastrellare il mare piatto, alle 02.30, Rizzo decide di dirigere verso il punto di ricongiunzione con le torpediniere, ordina quindi di prendere rotta per ovest e si posiziona in piedi a prua, ad un tratto si volta e nel chiarore dell’alba avvista un pennacchio di fumo nero sono le 3.15, si tratta certamente di navi nemiche Rizzo pensa di essere stato avvistato da qualche posto di vedetta che abbia dato l’allarme e che una torpediniera stia venendo ad intercettarli, non ci pensa molto, la fuga è impossibile, le torpediniere sono più veloci, unica soluzione andare all’attacco approfittando dell’incerta luce e del rilassamento delle vedette, fa voltare la prua e dirige sul nemico a bassa velocità per evitare che i bassi bianchi possano rilevare la sua posizione, man mano che si avvicinano i due MAS vedono aumentare le colonne di fumo fino a quando non avvistano la squadra nemica, a Rizzo non sembra vero, due corazzate nemiche a tiro, un unico problema lo preoccupa, i siluri sono regolati per una profondità di 1,5 metri necessita quindi lanciarli all’interno dello schermo della scorta per evitare che colpiscano le torpediniere, Rizzo non si scompone, si avvicina al MAS 21 e gli assegna la seconda corazzata poi aumenta di poco la velocità e decide di passare fra la prima e la seconda torpediniera (77 e  76) la manovra gli riesce senza che venga avvistato, si porta a 300m dalla Santo Stefano e lancia i due siluri che la colpiscono a centro nave, la corazzata inizia subito a sbandare a dritta, Rizzo lancia il MAS a tutta velocità ed esce dalla formazione, nel caos del momento solo una torpediniera si mette sulla sua scia ed inizia a cannoneggiarli, ma data la breve distanza 100 150m i colpi passano alti sul MAS, Rizzo sa che i motori non possono tenere quel regime per molto tempo allora tiene la torpediniera perfettamente nella sua scia e fa sganciare una bomba di profondità che non esplode, le lanciano una seconda che questa volta esplode a pochi metri della prua nemica, che allora desiste dall’inseguimento. Il GM Aonzo invece entra nella formazione passando di poppa all’ultima torpediniera e si porta all’attacco della “Tegetthoff”, purtroppo uno dei siluri non si sgancia dalle tenaglie ed il secondo affonda a metà della corsa (l’inaffidabilità dei siluri  afflisse circa il 60% dei lanci) riesce anche lui a disimpegnarsi e a riunirsi al MAS 15 con il quale si dirige velocemente su Ancona, nel mentre la squadra austriaca si affanna per salvare la nave colpita, ma l’acqua che irrompe dalle falle spegne le caldaie, senza moto e senza elettricità la nave sbanda sempre più a dritta fino a rovesciarsi e affondare, il tutto viene filmato dai cineoperatori che dovevano riprendere l’affondamento delle navi italiane. Ricevuta la notizia l’ammiraglio Horthy decide di sospendere l’azione e tutte le navi rientrano a Pola.

In vista di Ancona Rizzo fa alzare la Bandiera Grande, segnale di attacco riuscito contro unità nemiche, così dal semaforo viene inviato al comando il seguente messaggio “MAS rientrano scarichi di siluri e carichi di gloria”».

(1) Virginio Trucco è nato a Roma, ha frequentato l’Istituto Tecnico Nautico “Marcantonio Colonna”, conseguendo il Diploma di Aspirante al comando di navi della Marina Mercantile. Nel 1979, frequenta il corso AUC (Allievo Ufficiale di Complemento) presso l’Accademia Navale di Livorno, prestando servizio come Ufficiale dal 1979 al 1981. Dal 1981 è dipendente di Trenitalia S.p.A. Lo storico navale Virginio Trucco è membro dell’Associazione Culturale BETASOM (www.betasom.it).

Testi consultati da Virginio Trucco: Le audaci imprese dei MAS; Navi e Marinai vol. II.

Foto a corredo dell’articolo: La corazzata austriaca Santo Stefano in affondamento, L’inabissamento della Santo Stefano presso l’isola di Premuda, MAS 15, tratto da (www.culturanavale.it).

Giuseppe Longo
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@longoredazione

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