Prima Guerra Mondiale. L’entrata in guerra della Turchia e i bombardamenti navali di Odessa, Sebastopoli e Novorossijck

Il 29 ottobre di cento anni fa (1914-2014) la Turchia entrava nel conflitto accanto agli Imperi Centrali. La guerra oltre a combattersi in Europa, si era estesa anche nei possedimenti tedeschi. Con l’allargamento delle operazioni belliche ci si avviava verso un’inevitabile “guerra mondiale”. In realtà i combattimenti divamparono in tutto il globo: Africa, Pacifico, medio ed estremo Oriente, coinvolgendo anche le marine degli Stati belligeranti che si affrontarono su tutti i mari. Chiediamo a Virginio Trucco (1) di parlarci dei bombardamenti navali turchi in Crimea che segnarono l’entrata in guerra della Turchia.

«Il 29 ottobre 1914, con il bombardamento dei porti russi in Crimea, la Turchia, ruppe le proprie esitazioni e dallo stato di neutralità passò a quello di belligerante. A capo della squadra navale, vi erano l’incrociatore da battaglia “Jaus Sultan Selin”, che bombardò la piazzaforte di Sebastopoli (sede della squadra navale russa) e l’incrociatore “Midilli” che attaccò il porto di Novorossijck. Le due navi erano le unità più moderne e meglio armate della flotta turca, ma a bordo si parlava tedesco, per capirne il motivo occorre fare un passo indietro e iniziare dai primi di Agosto del 1914. La Germania, con le sue navi da guerra sparse per il mondo, ne aveva dislocate due nel Mediterraneo; si trattava dell’incrociatore da battaglia “Goeben” e dell’incrociatore leggero “Breslau”. Il Goeben era entrato in servizio nel 1912, ed era armato con 10 pezzi da 280 mm e 6 pezzi da 150 mm, dislocava 22.000 tonnellate, ma a sorprendere era la velocità, infatti, ai collaudi la nave aveva raggiunto i 29 nodi. Anche il Breslau, era entrato in servizio nel 1912, ed era armato con pezzi da 100 mm e raggiungeva i 28 nodi di velocità. Le due navi erano al comando dell’ammiraglio Wilhelm Anton Souchon. In caso di guerra le due navi, avrebbero dovuto cooperare con le flotte italiane e austro-ungariche, ma i fatti si svolsero diversamente. Alla fine di luglio 1914, gli incrociatori Breslau e Goeben si trovavano negli approdi della costa Dalmata. L’ammiraglio Souchon, visto lo stato di neutralità dell’Italia, decise di lasciare l’Adriatico al fine di evitare di rimanervi bloccato. Le due navi giunsero a Brindisi nella notte del 31 luglio, ma le autorità italiane, rispettando le regole del non coinvolgimento al conflitto, rifiutarono di rifornire le navi. Con le scorte di carbone al minimo, l’Ammiraglio Souchon decise di dirigersi su Messina, dove aveva cercato di far convergere alcune navi mercantili tedesche. A Messina, gli incrociatori vi giunsero il pomeriggio del 2 agosto, e dopo diverse discussioni con le autorità militari portuali, finalmente ebbero la concessione per il servizio di rifornimento. Il carbone fu prelevato dalle navi tedesche giunte precedentemente in porto. Da queste navi furono prelevati alcuni marinai al fine di rafforzare l’equipaggio degli incrociatori. Appena finite le operazioni di carbonamento, le due navi salparono. Erano le prime ore del 3 agosto. Intanto, mentre la squadra navale inglese era in navigazione, con l’ordine di rintracciare i due incrociatori tedeschi, la squadra francese (salpata da Tolone) si dirigeva verso l’Algeria per scortare le navi che stavano imbarcando il contingente coloniale destinato sul territorio metropolitano. Frattanto Souchon, era stato informato dell’imminente apertura delle ostilità con la Francia, perciò decise di bombardare i porti di Bona e Philippeville. Alcuni minuti prima della mezzanotte, Souchon ricevette l’ordine da Berlino di dirigersi a tutta velocità verso Costantinopoli. Egli trovandosi ormai nei pressi dell’obiettivo decise senza indugi di effettuare le operazioni di bombardamento. Così alle prime ore del giorno 4 agosto, il Breslau attaccò il porto di Bona, sparando 60 colpi, mentre il Goeben con 43 colpi fece altrettanto sulla città portuale Philippeville. Alle ore 8.00 del 4 agosto, le due navi si erano già riunite e si dirigevano verso Messina. Qui iniziarono una serie di fortunati eventi per le due navi. La flotta francese, temendo il bombardamento di Algeri, si diresse verso la città, mentre parte della squadra inglese, si avviò verso Gibilterra. Verso le 9.30, a circa 50 miglia a nord di Capo Bon, le due navi tedesche incontrarono gli incrociatori inglesi “Indomitable” e “Indefatigable” che navigavano con rotta opposta. Il momento fu drammatico, i cannoni dei due schieramenti furono portati in punteria ma dato che formalmente non vi era ancora lo stato di guerra (l’ultimatum inglese scadeva alla mezzanotte dello stesso giorno) nessuno aprì il fuoco. La formazione inglese invertì la rotta e iniziò a seguire le navi tedesche. Dopo aver informato l’Ammiragliato di Londra (nell’Ammiragliato Winston Churchill, ricopriva la carica di Primo Lord del Mare), si decise di sparare contro il nemico, solamente se le navi tedesche avessero attaccato le navi francesi; ma poco dopo il Ministro degli Esteri inglese ordinò di non fare nulla fino alle ore 24.00. Tuttavia, le navi tedesche, che avevano effettuato da poco il carenaggio, non impiegarono molto tempo a uscire dall’orizzonte dei due incrociatori. Il giorno 5 agosto le due navi rientrarono a Messina con i carbonili vuoti. Le autorità italiane, in base alle leggi di neutralità rifiutarono di rifornire le navi, e ingiunsero all’Ammiraglio Souchon di lasciare il porto entro 24 ore. A questo punto, l’ammiraglio intavolò serrate trattative con le autorità portuali, mentre i suoi equipaggi, ufficiali compresi, effettuarono il carbonamento dalle navi mercantili. Il giorno 6 le navi lasciarono Messina e imbarcarono 1500 tonnellate di carbone (quantità non sufficiente a raggiungere Costantinopoli). Nel frattempo era giunto un contrordine che informava Souchon di non raggiungere più Costantinopoli. L’unica possibilità certa era il rientro in Adriatico, ma l’Ammiraglio, decise di dirigersi ugualmente verso la Turchia. Gli inglesi, convinti che le navi si sarebbero dirette verso Gibilterra, aspettarono invano a Nord dello Stretto e fuori delle acque territoriali italiane (in rispetto della neutralità). In ogni modo inviarono un solo incrociatore leggero, il Gloucester, a sud dello Stretto di Messina.  Il Capitano di Vascello inglese Kennedy, informato dagli uomini del Gloucester che le navi erano uscite da Messina in direzione Levante, dovette circumnavigare la Sicilia per poterli raggiungere. La scelta di Kennedy avvantaggiò notevolmente le navi da guerra tedesche.  Nel pomeriggio del 7, le navi tedesche doppiarono Capo Matapan. Nella notte entrarono nell’Egeo e carbonarono presso l’isola di Denusa, dove era stato inviato un mercantile tedesco partito da Atene. Nel frattempo l’ammiraglio Souchon attendeva l’esito delle trattative intavolate con il Governo turco. Alla fine il Governo ottomano diede il benestare per l’ingresso delle navi nello Stretto dei Dardanelli. I due incrociatori giunsero all’imboccatura dello Stretto nel pomeriggio del 10 agosto. Nei giorni successivi si aprì una diatriba diplomatica. In realtà poiché la Turchia era una nazione neutrale, le due navi dovevano lasciare il porto entro 24 ore o essere internate con il relativo disarmo. La questione fu superata poiché i tedeschi cedettero le due navi con i relativi equipaggi alla Turchia. Fu così che l’Ammiraglio Souchon, si trovò al comando della flotta turca. Tornando al racconto dello scontro iniziale; prendendo a pretesto il sospetto minamento dei Dardanelli da parte di un posamine russo, la flotta turca (rimessa in efficienza dall’Ammiraglio Souchon), il 28 di ottobre uscì dallo Stretto per attaccare le istallazioni russe in Crimea.  A causa di alcune navi turche che avevano anticipato l’attacco contro il porto di Odessa, fecero si che il Goeben ribattezzato “Jaus Sultan Selin”, si disponesse schierato davanti Sebastopoli. L’incrociatore tedesco che batteva bandiera turca fu accolto dal fuoco delle batterie costiere russe. Ciononostante il Goeben effettuò 25 minuti di bombardamento contro Sebastopoli. il Goeben durante il suo rientro, affondò una torpediniera, il posamine “Pruth” e catturò il mercantile “Olga”. Mentre il Breslau, ribattezzato “Midilli”, e sempre battente bandiera turca, attaccò Novorossijck, distruggendo tutti i depositi di combustibile e affondando 14 piroscafi lì presenti. Intanto, altre unità turche attaccarono i porti di Odessa e Feodosia, provocando gravi danni. La Russia dichiarò formalmente guerra alla Turchia il 4 di Novembre1914».

(1) Virginio Trucco è nato a Roma, ha frequentato l’Istituto Tecnico Nautico “Marcantonio Colonna”, conseguendo il Diploma di Aspirante al comando di navi della Marina Mercantile. Nel 1979, frequenta il corso AUC (Allievo Ufficiale di Complemento) presso l’Accademia Navale di Livorno, prestando servizio come Ufficiale dal 1979 al 1981. Dal 1981 è dipendente di Trenitalia S.p.A.

Foto a corredo dell’articolo: L’incrociatore da battaglia “Goeben”

Giuseppe Longo
giuseppelongoredazione@gmail.com
@longoredazione

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