Il 22 febbraio di cento anni fa i tedeschi per abbreviare il corso del conflitto e arrivare a una vittoria decisiva, soprattutto risolvere la fase di stallo che si era creata sul fronte terrestre, impiegarono con decisione la nuova arma sottomarina, il sommergibile. In realtà, questa imbarcazione fu impiegata contro la Royal Navy e i mercantili dell’Intesa nel Mare del Nord, nel Mar Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico. Ci siamo avvalsi dello storico navale Virginio Trucco (1) e gli abbiamo chiesto di parlarci di quest’azione militare intrapresa dalla marina imperiale tedesca, ossia la guerra sottomarina indiscriminata.
«In seguito alla decisione che i tratti di mare, che circondavano le isole britanniche erano stati dichiarati zone di contesa, il 22 febbraio di cento anni fa iniziava la guerra sottomarina senza limitazioni nelle acque interdette dal Kaiser Guglielmo II. A partire dal 22 febbraio 1915 i tedeschi disponevano già di 67 sommergibili e altri 7 erano in consegna, ma quelli effettivamente operativi erano solamente 30, che seppur pochi battelli, fra febbraio e aprile affondarono 195.000 tsl. Come controffensiva, gli alleati posarono campi minati, installarono cannoni sui mercantili e allestirono basi d’idrovolanti sulla costa francese. Tuttavia queste misure di prevenzione si rilevarono insufficienti. Fra marzo e aprile del 1915 vennero affondati dai tedeschi due piroscafi, uno americano e l’altro olandese. Affondamenti che provocarono la morte di alcuni cittadini americani. Le vivissime proteste di Washington, spinse Guglielmo II (al fine di non peggiorare le relazioni con gli Stati Uniti), a ordinare ai suoi Ufficiali di rispettare le navi neutrali. Però, vietò ai suoi sommergibili di emergere per riconoscere la nazionalità delle navi, poiché alcuni battelli erano stati affondati da navi civetta inglesi, mentre cercavano di riconoscerne la nazionalità. Il 7 maggio il sommergibile tedesco U20, affondò il piroscafo “Lusitania”, da Washington vi furono ancora nuove proteste. Il 5 giugno il Kaiser ordinò di non attaccare tutte le navi passeggeri, tuttavia il 19 agosto l’U24 silurò il transatlantico britannico “Arabic”. Dopo questo episodio il kaiser emanò un ennesimo ordine limitativo ai sommergibili. Il 4 settembre fu affondato dai tedeschi il piroscafo americano “Hesperian” da 10.920 tsl. A seguito di quest’affondamento il 18 settembre fu ordinato ai sommergibili tedeschi di operare solamente nel Mare del Nord e di attenersi alle regole internazionali, di fronte a questi ordini lo stato maggiore tedesco preferì sospendere la guerra sottomarina. Nel 1915, le perdite di naviglio mercantile inglese causate da sommergibili, mine e navi corsare, ammontarono a 780.000 tsl. contro le 655.000 costruite. Tra la fine del 1915 e l’inizio del 1916, il fronte occidentale s’immobilizzò, dimostrando come l’esercito non sarebbe riuscito a risolvere in brevi tempi il conflitto. La Marina tedesca ripropose di nuovo la guerra sottomarina senza restrizioni, ingigantendo le sue possibilità, assicurando la distruzione di 600.000 tsl al mese. Nell’intenzione dei tedeschi, l’azione avrebbe costretto la Gran Bretagna a chiedere la pace entro 6 mesi. Intanto nel febbraio 1916 l’Ammiraglio Reinhard Scheer, nuovo capo della flotta tedesca, ordinò ai sommergibili di base nelle Fiandre, l’attacco senza preavviso nei confronti delle navi trasporto truppe e piroscafi armati. Il 24 marzo l’affondamento della nave passeggeri francese “Sussex”, provocò nuove proteste americane. Queste ripetute proteste indussero Guglielmo II a non inasprire la guerra sottomarina. Ai primi di settembre, i sommergibili tedeschi iniziarono di nuovo ad attaccare con successo i mercantili dell’Intesa (che navigavano tra la Gran Bretagna e il porto russo di Arcangelo), che trasportavano rifornimenti per i russi. In Atlantico i battelli tedeschi raggiunsero le Canarie ed entrarono in Mediterraneo, mentre uno di loro giunse fino alle coste del Nord America. Al fine d’influenzare l’opinione pubblica, la marina tedesca iniziò a divulgare i risultati ottenuti. Il 7 ottobre, il Reichstag votò a larga maggioranza l’autorizzazione alla guerra sottomarina senza restrizioni. Nel 1916, i cantieri tedeschi consegnarono 108 sommergibili (contro i 22 perduti). A questo punto i tedeschi disponevano di 100 sommergibili. Nello stesso anno, le marine dell’Intesa, avevano perduto 3.400.000 tsl, metà delle quali britanniche, per un totale di 4.000.000 tsl dall’inizio della guerra. I cantieri britannici lavoravano alacremente per ripianare le perdite. L’ammiragliato inglese pianificò delle rotte pattugliate in vicinanza delle coste, dove dovevano convergere le rotte delle navi in arrivo. Dette rotte furono inizialmente consigliate agli armatori, poi furono rese obbligatorie. Il 9 gennaio 1917, Guglielmo II impartì all’Ammiraglio Henning von Holtzendorff le seguenti istruzioni: “Ordini di iniziare l’1 febbraio la guerra sottomarina senza restrizioni con la più grande energia” Entrarono in azione 111 sommergibili, di cui 27 in Mediterraneo. L’unica raccomandazione fatta ai comandanti fu di non sprecare siluri. Un terzo dei battelli disponibili fu normalmente in mare, raggiungendo il massimo di 61 battelli. Nel giugno del 1917 fu dichiarata l’interdizione completa delle acque attorno alle isole britanniche e lungo le coste francesi fino a Capo Finisterre; verso nord fino alle isole Fähoër, mentre in Atlantico l’interdizione si espandeva fino al 20° meridiano Ovest (questo è il meridiano che taglia in due la Groenlandia) Erano inoltre interdetti l’Oceano Artico e il Mediterraneo. Rimasero libere alcune strisce di mare per permettere i rifornimenti verso i paesi neutrali. Le navi ospedale venivano rispettate solo se percorrenti determinate rotte. Tutte le navi che si addentravano nelle acque interdette erano soggette ad affondamento senza preavviso, tranne le navi americane a patto che rispettassero apposite istruzioni. Ai comandanti dei sommergibili tedeschi fu ordinato di attaccare ogni nave presente all’interno delle acque interdette, di non attaccare le navi da guerra avversarie, al fine di raggiungere al più presto le zone d’agguato. I trasferimenti dovevano essere compiuti in emersione sulle rotte più brevi e alla velocità massima. Le navi una volta giunte in zona dovevano rimanervi fino al limite dell’autonomia, anche se attaccati. Ogni battello riceveva frequenti notizie via radio, mentre il loro traffico doveva essere limitato al minimo. La durata delle crociere passò dai 7 giorni del 1914 a più di 30 per i sommergibili medi, 100 per gli incrociatori sommergibili mentre i piccoli sommergibili UB e UC toccarono punte di 50 giorni. Gli alleati furono colti di sorpresa, in febbraio furono affondate 540.000 tsl, in marzo 593.000 tsl arrivando a 881.000 in aprile, tanto che Winston Churchill, non escluse che si dovesse arrivare a trattare la pace entro settembre del 1917. Intanto, le perdite continuavano a essere elevate fino a raggiungere in luglio le 558.000 tsl. L’economia occidentale fu presa dal panico, i premi assicurativi continuarono a salire sino ad arrivare a superare il valore delle navi. Il costo delle nuove costruzioni decuplicò, i cantieri non riuscivano a smaltire gli ordini. La Gran Bretagna non riusciva a soddisfare le importazioni di acciaio, nitrati e minerali ferrosi. Le flotte mercantili britanniche e francesi furono requisite. Per contrastare la minaccia, vennero istituiti speciali comandi autonomi per la difesa del traffico. Inoltre, vennero presentati i progetti più strani: dalle motolance che dovevano oscurare i periscopi con sacchetti e cercare di rompere i periscopi a martellate, fino all’idea di addestrare i gabbiani a defecare sui periscopi. Più realisticamente furono aumentate le costruzioni di cacciatorpediniere, che insieme alle bombe di profondità e all’idrofono iniziarono ad avere i primi successi grazie all’affinarsi delle tecniche di ricerca e di sgancio delle bombe di profondità, ma il vero vincitore fu il convoglio. Nel maggio 1917 fu istituito il primo convoglio fra Gibilterra e la Gran Bretagna. Nel giugno dello stesso anno, tutto il traffico fra Stati Uniti ed Europa fu convogliato, successivamente il sistema dei convogli si estese a tutto il traffico mercantile. Gli affondamenti scesero sotto le 400.000 tsl, arrivando a novembre a soli 289.000 tsl. Su proposta americana (che nel frattempo era entrata in guerra), l’accesso all’Oceano Atlantico nel tratto fra le Orcadi e Bergen fu sbarrato con mine. Lo sbarramento era formato da 24 linee, scaglionate a profondità da 1 a 80 metri. Nel giugno 1918 risultavano posate 73.000 mine; decine di migliaia furono posate nel kattegat e nelle acque tedesche, fu rafforzato lo sbarramento di Calais con 8 linee scaglionate fra i 6 e i 20 metri da Folkestone al Banco di Colbart e da questo fino a capo Gris con altre 14 linee. Nei mesi di aprile e maggio 1918, la flotta inglese attaccò le basi navali di Ostenda e Zeebrugge. Tutte queste misure portarono alla perdita di 66 sommergibili, contro 87 consegnati. Le perdite del naviglio alleato ammontò a 6.350.000 tsl. Dall’inizio del conflitto erano entrati in servizio 258 battelli, contro 113 perduti. Sempre da tale data, la perdita di naviglio si assommava a 11.500.000 tsl. Quando nel giugno 1918 Reinhard Scheer assunse il comando della flotta, erano operativi 140 sommergibili, di cui 50 costantemente in mare. L’ammiraglio ordinò la realizzazione di altri 220 sommergibili, che portarono il numero dei battelli in costruzione a 376. I sommergibilisti, che nel 1914 erano 347, al primo settembre 1918 erano arrivati al numero complessivo di 5467 che conteggiando anche il personale di terra si arrivò a 18.000 marinai e 160 battelli operativi. Le perdite rimasero elevate, mentre i successi contro il traffico mercantile diminuivano. Dopo un leggero incremento, fra gennaio e marzo (con un massimo di affondamenti pari a 342.000 tsl), vi fu una decisa diminuzione dei siluramenti. In settembre la quantità di perdite scese a 188.000 tsl e a ottobre invece furono 118.000 tsl. A fine ottobre, in concomitanza con i sondaggi di pace, fu ordinato a 128 sommergibili di cessare gli attacchi. La guerra sottomarina era finita».
(1) Virginio Trucco è nato a Roma, ha frequentato l’Istituto Tecnico Nautico “Marcantonio Colonna”, conseguendo il Diploma di Aspirante al comando di navi della Marina Mercantile. Nel 1979, frequenta il corso AUC (Allievo Ufficiale di Complemento) presso l’Accademia Navale di Livorno, prestando servizio come Ufficiale dal 1979 al 1981. Dal 1981 è dipendente di Trenitalia S.p.A. Lo storico navale Virginio Trucco è membro dell’Associazione Culturale BETASOM (www.betasom.it).
Giuseppe Longo
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