Quante volte nei rapporti con gli altri, ci capita di non esprimere un pensiero, un’emozione, uno stato d’animo? Quali conseguenze ne derivano, per noi e per le nostre relazioni interpersonali?
I “non detti” sono tutto ciò che tratteniamo e a cui non diamo voce. Può trattarsi del tacere per timore di contraddire, ferire, confliggere, come può essere un implicito che pretendiamo siano gli altri a comprendere, spesso in virtù dell’affetto che provano per noi. Ciò richiama, se ci riflettiamo, a quanto siano più o meno paritari i nostri rapporti; cosa si aspetta l’altro da me e viceversa? Possiamo confrontarci alla pari, oppure è uno dei due che si prende più cura, dell’altro?
E’ più frequente non riuscire a dire le “cose brutte” e ciò dipende da come abbiamo costruito e da come percepiamo le relazioni, in altri termini, se le sentiamo stabili e sicure oppure se temiamo di poterle compromettere, attraverso l’essere sinceri e schietti.
A volte si frenano le emozioni negative, ma altre volte ci si priva di esprimere la propria affettività nei suoi aspetti più belli; questo accade se o quando si danno per scontati alcuni sentimenti, come ad es. la gratitudine, che pertanto si ritiene di non dover manifestare.
Cos’è che non riusciamo a dire? Forse tutto ciò che non riusciamo a legittimare dentro noi stessi, ciò che ci crea difficoltà e che pertanto vorremmo fosse l’altro a intuire, da solo. Eppure, non funziona così!
Spesso il convincimento, tanto radicato quanto erroneo, è: se lui/lei mi ama, se mi vuole bene, se mi è amico/a, se mi conosce … mi capirà, mi capirà ancor prima che io possa parlare!
Credo si tratti di una pretesa molto ambiziosa o meglio poco realistica e soprattutto non consapevole della complessità e delle insidie, racchiuse nelle relazioni.
Inoltre, tutto quello che non ci permettiamo di dire, non sparisce! Anzi, si accumula fino a sovrastarci, laddove prenda vita un lavorio o logorio interiore, che si traduce in sentimenti sgradevoli e in sensazioni di sospensione. E’ come se qualcosa fosse rimasta aperta e creasse uno sfondo che ogni tanto si fa figura, suscitando reazioni magari a prima vista inopportune o non del tutto giustificate dalla situazione attuale; reazioni che lasciano l’altro confuso e disorientato, ma in realtà dovute a quei “non detti” del passato, messi in disparte nell’illusione che siano svaniti e invece, sempre presenti ad alimentare azioni e parole.
Queste modalità non chiare, poco fiduciose, danneggiano gravemente i rapporti interpersonali, li allontanano dall’autenticità e dalla serenità per condurli verso la costrizione o peggio, la chiusura/rottura. Per quanto non facile, dovremmo provare a scongiurare un epilogo così triste, rendendo nutrienti le nostre relazioni; esse, costituiscono un “quid” in più per ciascuno di noi e credo siano l’unica cosa che possa salvarci dalla solitudine isolante e dall’autoreferenzialità, oggi purtroppo, imperanti.