Questo articolo è dedicato a tutte le mamme e i papà che quest’anno vivono il passaggio dei figli dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria. Infatti, capita spesso di confrontarmi con genitori impreparati ad affrontare questo momento e che maturano pensieri errati, alcuni fra i quali credere che i bambini non siano pronti al cambiamento o che, cambiare compagni e maestra, sia fonte di angoscia. Questo è un luogo comune e spesso non è così; infatti, generalmente a 6 anni i bambini hanno già sviluppato una buona autonomia e consapevolezza di se e degli altri, nonché sanno riconoscere le emozioni che provano. Tutto questo ci dice che sono pronti per assolvere questo compito evolutivo.
L’inserimento del bambino alla primaria e la qualità del suo ”stare in classe” dipende molto dalla capacità dei genitori di sostenere il piccolo in questo cambiamento. Genitori iperprotettivi, ansiogeni o eccessivamente preoccupati determinano grandi insicurezze nel piccolo che affronterà “il nuovo” con paura e forte angoscia. A questo potrebbe aggiungersi l’ansia di separazione, che a 6 anni dovrebbe già essere una difficoltà evolutiva abbondantemente superata, ma spesso in genitori iperprotettivi non è così. Queste modalità certamente non aiutano e al contrario rendono angosciante e complesso il momento dell’ingresso alla primaria. Di contro, ci sono genitori freddi e assenti che si aspettano dal figlio una “certa maturità” nell’assolvere questo compito evolutivo facendo appello all’adultità e richiamandolo con frasi del tipo “non sei più un bambino”, “non c’è bisogno che piangi”, “non piagnucolare come i neonati”. Tutto questo rende l’inserimento complicato e i piccoli potrebbero manifestare aggressività, difficoltà nella cooperazione e nel rispetto delle regole.
Dopo i primi momenti in cui il bambino può sentirsi spaesato e disorientato dal nuovo sistema e dalle attività che segnano un ritmo più sostenuto rispetto agli anni precedenti, ci si stabilizza e spesso i piccoli scoprono il piacere di andare a scuola e di investire le energie psichiche anche fuori dal contesto famiglia. Non sempre i genitori sono pronti a “separarsi psicologicamente” dai figli, così inconsapevolmente sentono di avere “perso il bambino che ormai è cresciuto ed appartiene al mondo”. D’altra parte, i piccoli percepiscono questo dolore e spesso compaiono mal di pancia, pianti isterici e grande angoscia, poiché vivono con sensi di colpa l’andare a scuola. Questo è solamente uno dei tanti meccanismi che di solito emergono nelle prime settimane di inserimento. In più, potrebbero transitoriamente comparire regressioni come tic nervosi, enuresi e risvegli notturni, fenomeni che dopo qualche tempo in genere scompaiono.
La capacità di sapere ascoltare e sostenere emotivamente il bambino rassicurandolo, nonché rispettare i suoi tempi e la sua intimità sono l’arma vincente e l’unica sana strada percorribile, che ripagherà in qualità della relazione genitoriale-filiale, poiché i piccoli ve ne saranno grati della fiducia a loro data e cresceranno sicuri di se e con una buona autostima.