Cento anni fa la battaglia dello Jutland/Skagerrak

Il 31 maggio di cento anni fa nelle gelide acque del Mare del Nord si consumò la più grande battaglia del primo conflitto mondiale, a schierarsi le due flotte d’alto mare: l’inglese “ Grand Fleet” e la tedesca “Hochseeflotte”. In realtà “La battaglia dello Jutland”, combattuta tra la Royal Navy e la Kaiserliche Marine, detta rispettivamente “Battle of Jutland” e “Skagerrak” vide da ambo i contendenti, lo schieramento di un’imponente armata navale, mai vista prima d’allora e neanche durante il secondo conflitto mondiale. Fin dall’inizio delle ostilità, la Gran Bretagna con la sua flotta, al comando dell’Ammiraglio John Rushworth Jellicoe, perlustrava costantemente il Mare del Nord per impedire qualsiasi nave di raggiungere i porti tedeschi, un vero e proprio blocco navale. Tuttavia, accadde che i servizi d’intelligence inglesi avvertirono che la flotta tedesca al comando dell’Ammiraglio Reinhard Scheer, aveva lasciato la base di Cuxhaven. Pertanto, dalle basi scozzesi altre navi inglesi puntarono verso la Penisola della Danimarca per raggiungere il resto della Grand Fleet.  Il contatto tra le due armate navali avvenne il 31 maggio del 1916 e fu una vera ecatombe. La vittoria fu dal punto di vista tattico della Marina imperiale tedesca, mentre, dal lato strategico, certamente della Royal Navy, forte della superiorità numerica della propria flotta. Abbiamo chiesto allo storico navale Virginio Trucco (1) di parlarci della Battaglia dello Jutland avvenuta nelle acque antistanti alle coste danesi.

«Il 31 maggio 1916, fu combattuta la battaglia dello Jutland (Skagerrak per i tedeschi). È ancora oggi la più grande battaglia navale combattuta nell’era moderna, ed essa presero parte 250 unità, 151 inglesi e 99 tedesche, di queste, 50 erano corazzate, 14 incrociatori da battaglia e 8 incrociatori corazzati, le restanti 178 unità erano incrociatori leggeri e cacciatorpediniere. La strategia tedesca nella Prima Guerra Mondiale, prevedeva una rapida affermazione sui fronti terrestri mentre trascurava il teatro di guerra marittimo. Per la Marina era previsto il concetto di “Fleet in Being” cioè la sola minaccia della sua presenza tenga in soggezione l’avversario, portandolo ad attaccare le sue basi con le relative perdite. Ma gli inglesi, forti della loro superiorità numerica non intendevano attaccare la flotta tedesca, a loro interessava che rimanesse chiusa nei porti, sperava invece in una battaglia in mare aperto dove annientare il nemico. Il 15 gennaio 1916 prese il comando della flotta tedesca, il vice ammiraglio von Scheer, che intendeva ribaltare il concetto. L’ammiraglio preparò un piano che prevedeva per la metà di maggio il bombardamento del porto inglese di Sonderland, molto vicino alla base degli incrociatori da battaglia inglesi. Il piano prevedeva che gli incrociatori da battaglia tedeschi attaccassero la costa, al fine di attirare gli omonimi inglesi, per poi portarli verso il grosso della flotta tedesca, era previsto anche l’utilizzo di sommergibili e soprattutto di dirigibili, per la ricognizione aerea. A causa del perdurare del maltempo che impediva l’uso dei dirigibili, von Scheer decise di limitarsi ad un’azione contro il traffico mercantile nello Skagerrak, nella speranza di attirare navi da guerra nemiche che gli incrociatori da battaglia avrebbero portato verso il grosso della Hochseeflotte in agguato. Da parte inglese, l’ammiraglio Jellicoe, pensava di attirare l’avversario in battaglia, effettuando una puntata verso la Skagerrak. Il 30 maggio l’ammiragliato tramite intercettazioni radio, scoprì che la flotta tedesca stava per uscire in mare, passò l’informazione a Jellicoe, che diede a tutte le unità, il pronti a muovere, la notte del 31 le due flotte lasciarono le basi. Il grosso della flotta tedesca era preceduto dagli incrociatori da battaglia “Lützow” (nave di bandiera del vice ammiraglio Hipper), “Derfflinger”, “Seydlitz”, “Moltke” e “Von der Tann”, scortati da 5 incrociatori leggeri e 30 cacciatorpediniere, con compiti esplorativi. Seguiva il grosso diviso in tre squadre, in testa la III^ squadra composta dalla 5^ divisione corazzate: “König”, “Grosser Kurfürst”, “Markgraf” e “Kronprinz”, e dalla 6^ divisione corazzate: “Kaiserin”, “Prince Regent Luitpold”, “Friedrich der Grosse” (nave di bandiera del comandante in capo Von Scheer), seguiva la I^ squadra formata dalla 1^ divisione corazzate: “Ostfriesland”, Taüringen, “Helgoland” e “Oldenburg”, e dalla 2^ divisione corazzate: “Posen”, “Rheinland”, “Nassau” e “Westfalen”, chiudeva la formazione la 2^ squadra, formata dalle corazzate più vecchie, comprendente la 3^ divisione corazzate: “Deutschland”, “Pommern” e “Schlesien”, con la 4^ divisione corazzate “Hannover”, “Schleswig-Holstein” e “Hessen”, la flotta era preceduta da 6 incrociatori leggeri e scortata da 32 cacciatorpediniere. Anche gli inglesi erano divisi in due formazioni, le forze di esplorazione al comando del vice ammiraglio Beatty, formate dalla 1^ squadra incrociatori da Battaglia composta dal “Lion” (nave di bandiera di Beatty), “Princess Royal”, “Queen Mary”, “Tiger”; la 2^ squadra incrociatori da battaglia: “New Zealand” e “Indefatigable”; la 5^ squadra di linea, corazzate “Barham”, “Valiant”, “Warspite” e “Malaya”, scortate da 14 incrociatori leggeri, 27 cacciatorpediniere e una nave trasporto idrovolanti. A Nord navigava la Grand Fleet, divisa in 3 squadre, disposte su sei colonne ognuna formata da una divisione. La 2^ squadra di linea composta dalla 1^ e 2^ divisione corazzate: “King George V”, “Ajax”, “Centurion”, “Erin”, “Orion”, “Monarch”, “Conqueror” e “Thunderer”. La 4^ squadra di linea composta dalla 3^ e 4^ divisione corazzate: “Iron Duke” (nave di bandiera dell’ammiraglio Jellicoe) “Royal Oak”, “Superb”, “Canada”, “Benbow”, “Bellerophon”, “Temeraire” e “Vanguard”. La 1^ squadra di linea composta dalla 5^ e 6^ divisione corazzate: “Colossus”, “Collingwood”, “Neptune”, “St Vincent”, “Marlborough”, “Revenge”, “Hercules” e “Agincourt”. Dieci miglia davanti si trovavano due gruppi di incrociatori corazzati: “Defence”, “Warrior”, “Duke of Edinburgh”, “Black Prince”, “Minotaur”, “Hampshire”, “Cochrane” e “Shannon”. Preceduti di altre 10 miglia dalla 3^ squadra incrociatori da battaglia, composta da “Invincible”, “Inflexible” e “Indomitable”, il tutto era scortato da 12 incrociatori leggeri, 51 cacciatorpediniere ed un posamine. Jellicoe, aveva impartito i seguenti ordini: gli incrociatori comandati da Beatty dovevano trovarsi per le 14.00 del 31 maggio a cento miglia ad ovest dello Jutland, mentre alla stessa ora la Grand Fleet si sarebbe trovata a 70 miglia a Nord Ovest da loro.  I due ammiragli sapevano che numerose unità tedesche erano in mare, ma credevano, grazie ad uno scaltro accorgimento di von Scheer, che la Hochseeflotte si trovasse ancora nelle basi, i tedeschi ignoravano che la Grand Fleet fosse in mare, diretta verso lo Jutland. Alle 14.15, Beatty arrivato nel punto previsto, ordinò alle sue unità di fare rotta Nord per congiungersi con la Grand Fleet, subito dopo arrivò il segnale di avvistamento del nemico dall’incrociatore leggero “Galatea”, che aveva avvistato l’omonimo tedesco “Elbing”, intento nel controllo di un mercantile danese, fra i due incrociatori iniziò uno scambio di salve, il “Galatea” incassò un colpo a bordo che però non esplose, l’Elbing confondendo gli incrociatori leggeri, segnalò incrociatori corazzati nemici in vista. Erano le 14.28 del 31 maggio iniziava la battaglia dello Jutland. Ricevuto il messaggio del “Galatea”, Beatty prese rotta verso Sud-Est, l’ordine dato con le bandiere, non fu visto dalla 5^ squadra che continuò la rotta verso nord. Le due formazioni avversarie si portarono alla massima velocità e si apprestarono al combattimento, verso le 15.30 le due formazioni si avvistarono, Hipper fece assumere l’ordine di battaglia e diresse verso Sud, dove si trovava il grosso della flotta, Beatty ignaro della presenza di von Scheer, seguì le navi tedesche, le due formazioni aprirono il fuoco quasi contemporaneamente alle 15.48. Subito, la maggiore efficienza e rapidità del fuoco tedesco produsse i suoi frutti, il “Moltke” colpì 4 volte il “Tiger”, ed il “Lützow” piazzò colpi a bordo del “Lion”, gli inglesi invece, erano in difficoltà sia per i sistemi di punteria inferiori, sia per colpa della scarsa visibilità e della colorazione grigio chiaro delle navi nemiche che le confondeva con cielo e mare, il tiro inglese risultava troppo lungo. Poi aggiustato il tiro, la”Queen Mary” colpì due volte il “Seydlitz”, colpendo una torre e provocando l’incendio delle munizioni, anche il “Princess Royal” colpì con un colpo il “Lützow”, ma ne ricevette 3 che misero fuori uso la centrale del tiro. Alle 16.00 circa, il “Lion” fu raggiunto da un colpo del “Lützow” che perforò la corazza di una torre e scoppiò all’interno, provocando un incendio che solo l’allagamento della santabarbara sottostante permise di evitare il peggio, l’Indefatigable, inquadrato dal “Von der Tann”, fu colpito da tre proiettili a centronave che provocarono un grosso incendio, l’incrociatore uscì di linea accostando in fuori (a sinistra) e fu raggiunto da altri due colpi a prora, dalla nave si sollevò una grandissima nube di fumo che l’avvolse completamente, da cui si vedevano grossi pezzi scagliati in aria, la nave era esplosa, al diradarsi del fumo non vi era più traccia della nave, di tutto l’equipaggio si salvarono solo 2 uomini, negli stessi istanti il “Lion” fu colpito ancora 6 volte, Beatty si allontanò dalla formazione tedesca ed ordinò ai cacciatorpediniere di attaccare. La prima fase della battaglia era finita, i tedeschi avevano messo a segno 21 colpi di grosso calibro, affondato una nave e messo fuori uso tre torri nemiche, avevano ricevuto a bordo 4 colpi e avevano una torre fuori uso. Fra le due formazioni si era sviluppata una mischia fra i caccia che cercavano di raggiungere gli incrociatori nemici e nel frattempo cercavano di impedire agli avversari di avvicinarsi. Nel mentre giungeva sul luogo dello scontro la 5^ divisione, che non avendo più visto le navi di Beatty, aveva invertito la rotta, lo scontro si riaccese, la “Queen Mary” iniziò un duello con il “Derfflinger” fra le 16.24 e le 16.26 sei salve dell’incrociatore tedesco centrarono l’incrociatore britannico, la”Queen Mary” si inclinò a dritta, non aveva più alberi e fumaioli e sul fianco si vedeva un enorme falla, la nave si rovesciò e dopo un minuto e mezzo scomparve, dei 1275 uomini dell’equipaggio ne sopravvissero 9, il cacciatorpediniere “Petard” riuscì a passare lo schermo nemico e colpì con un siluro il “Seydlitz”, che imbarcò circa 2000 tonnellate d’acqua ma proseguì il combattimento. I caccia tedeschi V29 e V27 furono affondati, gli incrociatori tedeschi “Von der Tann”, “Moltke”, “Lützow”, “Seydlitz” e il “Derfflinger” furono colpiti ma a loro volta arrecarono danni al “Lion”, “Tiger” e “Barham”. Alle 16.33 l’incrociatore leggero “Southampton” segnalò a lampi di luce “corazzate nemiche a Sud-Est” a questo punto Beatty decise di ritirarsi fece invertire la rotta e trasmise a Jellicoe che la flotta nemica era in vista, anche questa volta le corazzate della 5^ squadra si avvidero tardi dell’ordine di cambio di rotta e proseguirono verso Sud finendo sotto il tiro dei tedeschi che colpirono più volte la “Barham” e la Malaya. Le due squadre tedesche riunitesi iniziarono ad inseguire gli inglesi i cacciatorpediniere Nestor e Nomad, che tentavano di proteggere la ritirata di Beatty, furono affondati. Verso le 17 lo scontro fra le due formazioni riprese lo scambio di colpi provocò la perdita delle stazioni radio del “Lützow”, Hipper da quel momento poté comunicare solo con le bandiere o con i proiettori, il “Seydlitz” fu colpito, ebbe un incendio nella santabarbara, furono colpiti anche il “Grosser Kurfürst”, il “Markgraf” ed ancora il “Derfflinger”, gli inglesi lamentarono ancora colpi a bordo del “Lion” dove si svilupparono nuovi incendi e gravi danni alla “Malaya”. Beatty cercò di effettuare il “Taglio a T” della formazione tedesca puntando ad Est, al fine di evitare la manovra, Hipper dovette accostare per Est anche lui. Verso le 18.00 l’incrociatore leggero “Chester” che precedeva le navi della 3^ divisione inviata da Jellicoe alle 16.00, in aiuto di Beatty fu attaccato dagli incrociatori leggeri tedeschi che lo ridussero a mal partito, riuscì a salvarsi per l’arrivo delle unità maggiori. L’incrociatore tedesco “Frankfurt”, scambiando gli incrociatori corazzati per corazzate, segnalò di essere sotto il fuoco di corazzate nemiche, gli incrociatori aprirono il fuoco sul “Wiesbaden” mentre i cacciatorpediniere attaccavano i tedeschi perdendo lo “Shark” e l’Acasta.  Finalmente giunsero in vista dello scontro le forze di Jellicoe ancora in formazione di marcia, mentre gli incrociatori “Defence” e “Warrior” proseguivano il cannoneggiamento della”Wiesbaden”, non si avvidero dell’arrivo della squadra tedesca che aprirono il fuoco da una distanza di 6000m, il “Defence” ripetutamente colpito saltò in aria e scomparve con tutto l’equipaggio 15 colpi raggiunsero anche il “Warrior” che sfuggì all’affondamento perché fra lui e il nemico si frappose il “Warspite” che a causa di un guasto al timone descrisse un cerchio, la “Warspite” incassò 7 colpi da 300mm che la costrinsero ad abbandonare la battaglia, anche il “Black Prince” fortemente danneggiato ne approfitto per allontanarsi dallo scontro. L’Invincible si trovò sotto il fuoco del “Derfflinger” e del “Lützow” alle 18.30 fu colpita una prima poppa e poi al centro esplose spezzandosi in due lasciando solo 6 superstiti. Le perdite iniziavano a farsi pesanti per gli inglesi in poche ore avevano perduto 3 incrociatori da battaglia, 1 incrociatore corazzato e due cacciatorpediniere con la perdita di più di 4000 uomini compresi due ammiragli. Alle 18.15 Jellicoe aveva dato l’ordine di disporsi in linea di combattimento, nel mentre von Scheer era stato informato che i superstiti del “Nomad”, raccolti da unità tedesche, avevano riferito che in mare si trovavano molte unità maggiori inglesi, incerto della reale consistenza delle forze nemiche mandò i cacciatorpediniere a stendere una cortina fumogena fra gli schieramenti ed ordinò un’accostata ad un tempo di 180°, l’ordine prevedeva che tutte le navi della flotta simultaneamente invertissero la rotta, manovra che riuscì perfettamente, il continuo attacco dei caccia portò al siluramento della corazzata Marlborough, che riuscì comunque a rimanere in linea e alla perdita del caccia V48. Alle 19.00 gli inglesi riuscirono ad intravedere la flotta tedesca ed aprirono il fuoco, von Scheer ordinò agli incrociatori di attaccare, ma, mentre si portavano all’attacco, furono pesantemente colpiti, al “Derfflinger” furono distrutte le due torri poppiere, il “Seydlitz” ed il “Von der Tann” furono ripetutamente colpiti, mentre gli incrociatori attaccavano von Scheer comandò un’altra accostata di 180°, fallito l’attacco degli incrociatori, furono mandati all’attacco i cacciatorpediniere, ma appena questi uscirono dalla cortina fumogena si trovarono davanti la Grand Fleet schierata su un largo tratto dell’orizzonte, l’attacco dei caccia costrinse gli inglesi ad accostare in fuori provocando l’allontanamento delle due formazioni e la sospensione del fuoco. I tedeschi procedendo verso Ovest si allontanavano dalle loro basi, von Scheer si trovava in una posizione scomoda, non poteva dar battaglia alla flotta inglese numericamente superiore, ma questa si frapponeva fra lui e le sue basi, il “Lützow” era gravemente danneggiato, riusciva a stento a mantenere i 15 nodi, tanto che Hipper si trasferì sul “Moltke”, il “Derfflinger” ed il “Seydlitz” avevano imbarcato grandi quantità d’acqua e avevano gran parte delle artiglierie fuori uso il “Von der Tann” aveva riparato i danni alla bene e meglio ma non vi erano certezze sulla durata delle stesse, von Scheer prese rotta Sud per cercare di avvicinarsi alla sue basi. Intanto gli inglesi cercavano di riprendere il contatto prima del buio, Jellicoe consapevole della propria inferiorità nelle comunicazioni e nei sistemi di punteria, non voleva un combattimento al buio. Alle 20.17 si riaccesero gli scontri, durante i quali fu gravemente danneggiato l’incrociatore leggero inglese “Calliope” e gli incrociatori di Hipper subirono nuovi danni, alle 21.00 sullo scontro scese il buio e la flotta inglese assunse l’assetto notturno con la distanza di un miglio fra le varie divisioni ed i caccia messi in retroguardia. La notte buia e senza luna rendeva difficoltoso distinguere anche le navi della stessa formazione (400m di distanza), von Scheer decise di dirigersi verso le sue basi aprendosi se necessario il passo a cannonate. Durante la notte avvennero sporadici combattimenti fra il naviglio minore verso le 22 si scontrarono gli incrociatori leggeri, l’incrociatore tedesco “Frauenlob” fu affondato da siluri e L’Hamburg venne danneggiato, da parte inglese riportarono seri danni il Southampton ed il Dublin, alle 23 i caccia inglesi si imbatterono nella testa della flotta tedesca prossima a passare la coda di quella inglese, nello scontro affondarono i caccia “Tipperary”, “Spitfire”, “Fortune” ed Arden, mentre il “Broke”, “Sparrowhawk” e “Contest” entrarono in collisione fra loro. Verso la mezzanotte il “Black Prince” già danneggiato, scambiò per amiche le corazzate tedesche, queste, aprirono il fuoco da una distanza di 1000m affondandolo con tutto l’equipaggio, anche i caccia “Petard” e “Turbulent” fecero lo stesso errore, il primo fu gravemente danneggiato ed il secondo affondato, nonostante i combattimenti, Jellicoe, mantenne la rotta, così che von Scheer riuscì a passare la formazione nemica, anche se ci furono le perdite della corazzata “Pommer” e del caccia V4. Passato il pericolo i tedeschi si accinsero a soccorrere le navi più danneggiate, dopo averne recuperato gli equipaggi, furono affondati il “Lützow”, l’Elbing, il “Rostock” ed il “Wiesbaden”. Anche gli inglesi furono costretti ad affondare il “Warrior”, ultima vittima dello scontro fu la corazzata “Ostfriesland”, che alle 5.30 del 1 giugno urtò una mina. La battaglia dello Jutland era conclusa, i tedeschi ne uscivano tecnicamente e tatticamente vincitori, infliggendo alla Royal Navy le più gravi perdite dalla sua fondazione e riuscendo ad evitare l’annientamento. Strategicamente i vincitori furono gli inglesi, la marina tedesca, non tentò più di uscire dal Mar Baltico se non per recarsi a Scapa Flow dopo l’armistizio».

(1) Virginio Trucco è nato a Roma, ha frequentato l’Istituto Tecnico Nautico “Marcantonio Colonna”, conseguendo il Diploma di Aspirante al comando di navi della Marina Mercantile. Nel 1979, frequenta il corso AUC (Allievo Ufficiale di Complemento) presso l’Accademia Navale di Livorno, prestando servizio come Ufficiale dal 1979 al 1981. Dal 1981 è dipendente di Trenitalia S.p.A. Lo storico navale Virginio Trucco è membro dell’Associazione Culturale BETASOM (www.betasom.it).

Testi consultati da Virginio Trucco: Grandi battaglie del XX secolo, Curcio Editore di Arrigo Petacco. Storia della Marina Fabbri Editori.

Foto a corredo dell’articolo: Navi da battaglia della Grand Fleet

Giuseppe Longo
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@longoredazione

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