La gestione della vicenda del nostro Ospedale, da parte dei vertici istituzionali regionali, sta diventando a dir poco imbarazzante. Gli aggiornamenti parlano di netti passi indietro da parte di Crocetta e dell’assessore Gucciardi, probabilmente terrorizzati da una reazione forte, unitaria e decisa di un intero comprensorio. Reazione probabilmente facilitata proprio da quel tanto vituperato mondo virtuale dei social che, se utilizzato in modo corretto e costruttivo, rappresenta un formidabile mezzo di comunicazione.
Adesso qualcuno “balbetta”, parla addirittura di mancanza di un Piano regionale sanitario, nega l’evidenza di fatti e notizie che hanno creato il panico tra la popolazione di un bacino territoriale molto più esteso dei confini madoniti.
Non ci piace questa politica fatta di “agguati” e successive, ipocrite, retromarce forzate. Concordo sul senso di Democrazia invocato dal Presidente del Consiglio cefaludese che dovrebbe, sempre, esser caratterizzato dal Confronto e dalla Dialettica, quand’anche aspra, e finalizzato al perseguimento di soluzioni unitarie.
Di fronte a taluni atteggiamenti della “politica”, però, rimaniamo tutti basiti se non terrorizzati. Un tema così delicato, come quello sanitario, non lo si affronta – di certo – in questo modo. I vertici istituzionali regionali ( e, forse, anche qualche altro soggetto….) non possono permettersi di generare un gravissimo allarmismo come quello creato in questi giorni sulle sorti dell’Ospedale Giglio.
Uno strano silenzio, una totale mancanza di comunicazione finanche tra i componenti del C.d.A ospedaliero (ricordiamo che il nostro Comune ha designato all’interno dell’organismo un proprio diretto rappresentante) su una vicenda dai risvolti quasi pirandelliani.
O, forse, è il tentativo di alleggerire la tensione e la pressione su una questione che interessa tutti. Quando una comunità insorge per rivendicare il diritto al mantenimento dell’Ospedale non esistono vessilli ideologici e partitocrazie varie. Qualcuno, forse, vorrebbe cavalcare la tigre per regolare conti e faide che nulla hanno a che spartire con l’assistenza sanitaria. Abbiamo il dovere di annientare queste meschine figure e rimanere, compatti ed uniti, in una protesta ed in una pressione fondata su motivazioni tecniche e numeriche obiettive e inattaccabili. Perché il “colore” di quel codice d’ingresso ospedaliero non corrisponde a nessuna ideologia politica ma, soltanto, ad una necessità contingente che potrebbe riguardare CIASCUNO di NOI !
Rosario Fertitta