Ninni: il giovane calciatore alla ricerca del grande stadio

Gioca a calcio a fa sport da quando aveva cinque anni. Suo padre giocava a calcio e così lui ne ha voluto seguire il cammino. Protagonista di questa bella storia di sport è Ninni Portera, sedici anni, che quest’anno gioca nella maceratese e per questo abita a Macerata. Dopo la scuola media ha iniziato a studiare presso lo Jacopo del Duca di Cefalù. Un anno fa la sua prima vera scelta per il calcio. Vola Torino dove abita per un anno e gioca nella juniores regionale. Chiude al 2° posto nel girone e nelle fasi finali. «È stato il mio primo anno lontano da casa – commenta – e devo dire che non è stato facile avendo solamente sedici anni lasciare amici, parenti e anche i vari divertimenti come discoteche e uscite. Posso definire Torino come la mia prima tappa per proseguire un percorso calcistico che spero non finisca mai. E’ stata una scelta che ho dovuto fare per seguire il mio sogno.».

Il suo sogno è quello di poter giocare nei grandi capi di calcio. Ninni oggi ha diciassette anni e da qualche mese vive a Macerata dove con la juniores della maceratese disputa il campionato nazionale. Ad aiutarlo a vivere il calcio con agonismo sono stati gli allenatori che ha incontrato nella sua strada. «Sono prima di tutto degli educatori – dice – che ti aiutano a crescere a 360 gradi sia quando ti urlano contro sia quando ti danno una pacca sulla spalla dicendoti che hai fatto bene». Di momenti belli nella sua esperienza calcistica ne ha vissuti diversi. «Il più bello di tutti la vittoria del campionato 2011-2012. E’ stata un’emozione fantastica giocare quella partita». A Macerata le sue giornate trascorrono fra lo studio e gli allenamenti. «Mi alleno praticamente ogni giorno e quindi il mio primo pensiero la mattina va all’allenamento che ci sarà nel pomeriggio per dare il 110%. Mi preparo con la musica nelle orecchie e il caffè. Poi ogni giocatore ha il proprio rito. Il mio è quello di baciare una collana che porto dedicata a mio padre».
Da Ninni un preciso consiglio arriva verso quanti alla sua età non fanno sport. «Ragazzi, fate sport. Correte, gioite insieme ad altri ragazzi come voi, perché non c’è cosa più bella di un gruppo di persone che lavora per un qualcosa. Vi sentirete felici». Il suo pensiero, però, va a suo padre. Il suo primo vero allenatore: «Con molta passione e sacrificio è riuscito ad insegnarmi tutto quello che sapeva riguardo al calcio. Non posso considerarlo un allenatore però visto che non mi ha mai allenato. Volevo ringraziare una persona speciale che si è messa sempre a disposizione con allenamenti individuali e quant’altro,nonché mio vero allenatore nella mia mezza stagione giocata a Cefalù, questa persona è Filippo Cipolla a cui mando un grande abbraccio. Ciao mister sei un grande». Pur di giocare fra i professionisti Ninni sarebbe disposto a tante cose. «Giocare tra i professionisti è il mio sogno fin da piccolo ed essere già qui a 17 anni per me è una grossa soddisfazione. Voglio portare in alto il nome di Cefalù, magari chissà andando a giocare in una serie più importante».
Ad agosto ha lasciato la sua Cefalù per andare a giocare a Macerata. «Quando ho saputo di dover far parte di una squadra professionistica ero al settimo cielo, anche se sono dovuto partire il primo di agosto per via dell’inizio della preparazione con la squadra e quindi l’estate è finita prima per me. Poi lasciare Cefalù sopratutto d’estate dove c’è un exploit di turisti per me è sempre un dolore immenso e tutt’ora mi manca moltissimo. Macerata è una piazza importante dove il calcio è molto sentito, siamo capitati in un girone di ferro dove ci sono molti derby ed ogni partita è una battaglia vera e propria, darò il massimo pur di giocare ai grandi livelli».
Un rimpianto? «Vorrei che il calcio a Cefalù fosse sentito come lo è a Macerata. Come nel basket che sta rinascendo e nel calcio a 5 che si sta affermando sempre più, vorrei che anche il calcio a 11 riuscisse a riemergere da questa situazione per tornare tra le grandi che contano e magari in qualche categoria professionistica. Non è possibile e non posso accettare il fatto che i ragazzi debbano andarsene per realizzare i propri sogni perché nella propria città il calcio è diventato trascurato, proprio in una piazza importante quale è Cefalù». In fatto di ringraziamenti non ha alcun dubbio. «Il primo che penso di fare è verso la mia famiglia. Mio padre che mi è sempre stato vicino, mia madre che si è sempre presa cura di me fin da piccolo e mia sorella alla quale voglio un bene enorme. Grazie per tutto quello che fate per me».

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