«La tutela del pesce spada con l’introduzione di apposite quote pesca da applicare all’ambito del Mediterraneo va armonizzata con le reali esigenze produttive e occupazionali del comparto ittico locale, soprattutto in quei territori, come la Sicilia, dove la vocazione economica della pesca è forte e radicata». È il monito dell’eurodeputato del PPE Salvatore Cicu che interviene in sede europea a sostegno delle rivendicazioni avanzate da Federcoopesca e Coldiretti sulla proposta della Commissione Europea di attuare un piano di emergenza per il recupero degli stock di pesce spada attuando un tetto limite alle attività di cattura, secondo un modello già applicato dal 2006 per il tonno rosso.
«Occorrono – ha chiarito l’europarlamentare – interventi di miglioramento sugli strumenti di tutela che già esistono. Salvaguardare le specie ittiche restringendo l’ambito di mercato significa non soltanto indebolire un settore economico, ma altresì dar vita a possibili speculazioni che riducono gli stessi livelli occupazionali. Oggi l’Italia è al primo posto tra i paesi produttori europei di pesce spada con oltre il 40% di pescato, dobbiamo difendere questi rendimenti non vanificarli. Nel sud Italia e in Sicilia – ha specificato l’esponente del PPE – la crisi della pesca assume contorni sui quali non si possono accettare altre restrizioni. Ci sono dei distretti produttivi che rappresentano nicchie di eccellenza importanti da difendere e sostenere. Parliamo di realtà locali che l’Europa ha il dovere di tutelare, limitando le restrizioni che ancora resistono, e comprimendo il potere dei grandi monopoli. Se è vero che urge un intervento di difesa del pesce spada è altrettanto vero – chiosa Cicu – che ogni intervento non può essere concepito dai suoi effetti sociali, ambientali e gestionali».