Dedichiamo una pagina del Museo fotografico cefaludese a Pippo. Chi non lo ha conosciuto a Cefalù per la sua presenza, la sua umiltà e la sua cordialità. Anche lui è un personaggio della nostra città da non dimenticare. Lo è per i valori che ha saputo incarnare con la sua umiltà e con la sua bella presenza in città.
Giuseppe Garbo di Salvatore contadino e Dorotea Noto casalinga nasce il 30 settembre 1946. E’ stato il primo di quattro figli. Con lui anche Rosalia, Lorenzo e Michele. Giuseppe chiamato affettuosamente Pippo, ha vissuto un’infanzia serena ma all’età di otto anni è stato colpito da una meningite acuta che gli ha procurato qualche disturbo alla parola. Era legatissimo alla mamma che purtroppo il 30 dicembre del 1969 è venuta a mancare per un male incurabile. Pippo all’epoca aveva appena ventidue anni. Nei suoi discorsi c’era sempre la parola mamma e per oltre quaranta anni tutti gli oggetti personali della madre li ha tenuti conservati gelosamente. Per Pippo, grande tenero e puro come un bambino, il ricordo della mamma è rimasto indelebile, pieno d’amore e dolore inconsolabile. Portava sempre con sè al collo una collana e in medaglione custodiva la foto della mamma e della sorella Rosalia morta ad un mese dalla nascita. Tutti i giorni andava al cimitero per dialogare con la madre e portarle sempre dei fiori. Ha trascorso molte notti dietro il cancello del cimitero aspettando che la madre uscisse da quel luogo. Ad illuderlo persone che lo prendevano in giro. Tutti a Cefalù ricordano ancora la frase che Pippo ripeteva continuamente «a mamma è mamma».
Dopo la morte della madre va a lavorare come aiutante nel mobilificio del signor Culotta. Trascorrono gli anni e Pippo con il suo modo di essere si fa voler bene da tutti. Era molto goloso. La credenza della sua cucina era sempre piena di dolciumi che spesso regalava a persone che andava a trovare. Amava gli animali, soprattutto le colombe a cui dava da mangiare e che allevava nel balcone di casa sua. Il 30 luglio del 1992 anche il papà di Pippo muore. Rimane solo ma non lascia la sua casa in via Nicola Botta. Nel 2008 inizia il suo calvario per una grave malattia. Cominciano le cure, le terapie. Reagiva bene grazie anche ai parenti e soprattutto alla nipote. Tutti gli sono vicini nei tre anni che convive con la sua malattia. Il 21 settembre del 2010 Pippo lascia la sua amata Cefalù e per suo desiderio viene sepolto accanto all’amata sorellina Rosalia.
Lo scorso 7 agosto un elaborato su Pippo, di Fabrizio Culotta, ha vinto il primo premio in occasione del Concorso indetto dall’associazione Cefaludesi nel mondo. Fabrizio conclude il suo elaborato su Pippo dicendo: “Pippo bella pattita” così come veniva chiamato da tutti i Cifalutani per La frase che ripeteva sempre dopo ogni partita di calcio. «Era uno di noi» così è stato ribattezzato dai cefaludesi. Ragazzo umile, semplice, di animo buono. La sua gentilezza e genuinità erano contagiose. Adesso Cefalù ne è orfana. Si vede e si sente la mancanza di quest’uomo che i cefaludesi non dimenticheranno mai. «Sono felice di aver scritto la sua vita per farla conoscere anche a chi non ha avuto la fortuna di averlo incontrato. Ciao Pippo un giorno ci rincontreremo» scrive nel suo elaborato Fabrizio Culotta.