Al Cff un corto di pochi minuti per raccontare l’olocausto

Al Cefalù film festival un corto di pochi minuti per raccontare il dolore dell’Olocausto. Un cortometraggio che racconta una storia bella e semplice di due amici ebrei perseguitati e rincorsi da un ufficiale nazista, amici uniti sino alla fine, quando poi, perito l’uno, toccherà all’altro resistere, vivere per entrambi e suonare finalmente quella musica inedita fissata nello spartito preservato gelosamente nella folle corsa verso la salvezza. A realizzarlo il regista Bruno De Masi che abbiamo intervistato.

Chi è Bruno De Masi e come nasce la passione per il cinema e per il cortometraggio in particolare?
Sono nato a Soriano Calabro dove da sempre vivo con la mia famiglia. Ho frequentato il Liceo Scientifico Statale di Soriano Calabro dove nel giugno del 2017 mi sono diplomato e attraverso progetti su temi sociali improntati sull’audio-visivo mi è stata data l’opportunità di tirar fuori la mia passione per il cinema dandogli un valore e un significato concreto. Ho iniziato tra i banchi di scuola a realizzare vari cortometraggi partecipando a concorsi nazionali ed internazionali, i temi trattati nei miei corti sono: l’identità popolare, la solidarietà, la guida sicura, la mafia, il bullismo, la Shoah. Il cinema è la mia passione, i miei genitori sono insegnanti ma mi hanno trasmesso anche le loro passioni, con mamma sceneggiatrice e papà regista sin da piccolo ho respirato l’aria del set cinematografico, osservando come prendeva forma un documentario o un film. Ho imparato così dalla scaletta alla sceneggiatura, ad usare le “forbici poetiche” del montaggio, a capire il ritmo del film e la forza emotiva di una musica abbinata alle immagini giuste, a dirigere gli attori, a curare i particolari del set compresi i costumi di scena, a cercare la luce giusta per avere la fotografia che racconta, a ripetere i ciak per avere il meglio dalle scene girate. Da quest’anno sono studente universitario, sempre seguendo la mia passione, mi sono iscritto alla Facoltà di Scienze della Comunicazione (Informazione, Media, Pubblicità) presso l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” e adesso vivo tra le Marche e la Calabria, nei desideri che muovono i miei progetti futuri c’è il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dove mi piacerebbe approfondire i miei studi come regista.

Qual è il lavoro che presenti alla terza edizione del Cefalù film festival?
Al Cefalù film festival voglio presentare un corto a cui sono particolarmente legato, sia per il tema trattato che per l’emozione suscitata. Pochi minuti per raccontare la “Melodia per la vita” per non perdere la consapevolezza del dolore che l’Olocausto ha provocato, un cortometraggio che racconta una storia bella e semplice di due amici ebrei perseguitati e rincorsi da un ufficiale nazista, amici uniti sino alla fine, quando poi, perito l’uno, toccherà all’altro resistere, vivere per entrambi e suonare finalmente quella musica inedita fissata nello spartito preservato gelosamente nella folle corsa verso la salvezza. La deportazione, la difficoltà di capire sino a che punto può arrivare l’uomo nella sua malvagità, il difficile percorso di ricongiungimento con il presente per i sopravvissuti, con la mia cinepresa ho ripreso un dramma che spesso viene studiato e poi accantonato, come fosse altro da noi. E quelle immagini ispirate alla Shoah hanno avuto la giusta forza per smuovere, commuovere e ottenere una menzione d’onore, al teatro Brancaccio di Roma, un evento nazionale realizzato in collaborazione con Rai Cinema che acquistato i diritti di immagine del corto intitolato “Melodia per la vita”.

Hai un particolare progetto al quale sei particolarmente legato?
Ogni progetto è importante per me ma l’ultimo che si realizza in genere è quello a cui si è più legati, in questo momento sto finendo di realizzare “Il confine dell’odio”. Il corto cinematografico racconta una storia di disperazione e speranza, ispirato dai versi del libro più famoso di Corrado Alvaro “Gente in Aspromonte”, nasce anche con l’intento di ricordare la figura dello scrittore, poeta, giornalista, intellettuale vissuto tra le due guerre, uno dei più importanti scrittori del Novecento italiano ed europeo, Corrado Alvaro è stato anche sceneggiatore e critico cinematografico, collaborò alla stesura della sceneggiatura del famoso film di Giuseppe De Santis “Riso Amaro” (1949). Da qui l’idea di un corto, che attraverso il linguaggio cinematografico, facesse da monito e mirasse a sensibilizzare in modo particolare le nuove generazioni per far comprendere le asprezze della Calabria e per far riflettere sull’importanza della cultura come riscatto sociale di un popolo.

Giri il mondo. C’è un paese al quale sei maggiormente legato e perchè?
Sin da piccolo ho viaggiato molto con la mia famiglia e continuo a farlo anche da solo soprattutto grazie ai miei corti che mi fanno scoprire tanti luoghi, ognuno con il suo fascino. A marzo sono stato a Roma, al Brancaccio per ritirare un Premio per il mio corto sulla Shoah; a giugno, sono stato a Milano dove ho ottenuto un riconoscimento speciale nell’ambito del concorso a tema sulla sicurezza stradale con il corto “Alert today, alive tomorrow”, come vincitore del premio speciale Giffoni, nella giuria del “Giffoni Film Festival”. Il tema della sicurezza sulle strade, realizzato con un linguaggio cinematografico giovane e creativo, mi ha permesso di ottenere il premio speciale nell’ambito del concorso “Ciak si guida”, un concorso internazionale che a luglio mi ha catapultato nel mondo fantastico del cinema, un confronto attivo e dinamico che mi ha fatto conoscere dal vivo tantissimi personaggi famosi e vivere un’esperienza straordinaria alla 47° edizione del Giffoni Experience in qualità di giurato.  A settembre come stagista e assistente ho girato insieme alla troupe di RAI 2 alcune città della Calabria per un docufilm sui “Cacciatori di Calabria”.  A novembre sono stato alla Fiera di Milano per lo spot che ho realizzato per lo stand di Valentino Rossi.  Adesso sono studente universitario e vivo a Urbino ma Soriano Calabro, il paese dove sono nato e cresciuto, rimane il mio luogo del cuore, il paese a cui sono maggiormente legato.

Cosa pensi della situazione del cinema indipendente?
Riguardo al cinema indipendente penso che riflette inevitabilmente la crisi economica che il nostro Paese sta attraversando, crisi di valori e questione di bilanci economici si uniscono e danno un quadro allarmante che coinvolge anche il cinema e chi vive di cinema. In realtà non ci sono spazi permanenti dedicati al cinema indipendente, in questo momento penso che il Cinema d’Autore sia imprigionato nella crisi di una politica dello spettacolo, se il cinema indipendente va avanti è solo grazie alla buona volontà di chi ama il cinema e lo fa per passione organizzando delle iniziative anche a carattere sociale per distribuire i loro film, ci vorrebbe più informazione per far circolare questi film nei circuiti di diffusione più appropriati. A parte questo, bisognerebbe avere il coraggio di decidere a prescindere dai soldi perchè l’opera indipendente è, e deve essere un’opera in cui il regista decide davvero seguendo la sua idea che realizza in un film, sapendo di non avere alle spalle un produttore che lo possa influenzare, è il regista che non copia e non insegue consensi ma parte da un’ idea per raccontare la sua opera, come d’altronde hanno fatto e fanno i grandi del cinema americano come i registi Coppola o Martin Scorsese.

Quali difficoltà si incontrano per emergere nel mondo della cinematografia?
Non è facile emergere nel mondo della cinematografia, ci sono i figli dei grandi attori o grandi registi italiani, e ci sono tanti registi sconosciuti che hanno talento e non riescono ad emergere in un mondo quasi irraggiungibile per un giovane che muove i suoi passi verso quella direzione. Ci vuole un pizzico di fortuna, gli incontri giusti al momento giusto, tanto studio e tanta passione che ti dà la voglia di fare e che ti aiuta a superare momenti difficili e ostacoli che sembrano insormontabili, bisogna avere le idee chiare su ciò che si vuole fare e continuare ad inseguire quel sogno sapendo che niente è facile.

Che messaggio senti di lanciare agli organizzatori del Cefalù film festival?
Penso che fare cinema in tempi di crisi sia coraggioso da parte vostra e penso che fare cinema voglia dire fare cultura. Sono sicuro che un’organizzazione del genere si muova innanzitutto grazie alla passione per il cinema e alle emozioni che esso trasmette a un pubblico che mi auguro e vi auguro possa essere sempre più numeroso e partecipe alle vostre coraggiose e lodevoli iniziative che sono senza ombra di dubbio una risorsa per la nostra società che ha bisogno di messaggi positivi e di valori in cui credere.

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