“L’arricchimento umano, intellettuale e spirituale che ricevete in questi anni non è un premio per voi, tanto meno un bene da far fruttare per la propria carriera, ma un tesoro destinato ai fedeli che vi aspettano nelle vostre Eparchie e ai quali la vostra vita attende di essere donata”. Lo ha detto il Papa, ricevendo in udienza, nella Sala del Concistoro, la comunità del Pontificio Collegio Maronita di Roma, in occasione del decimo anniversario di approvazione del nuovo statuto del Collegio. “Non sarete chiamati a esercitare, anche bene, un incarico – ha ammonito Francesco mettendo in guardia dal ‘rischio di venire assorbiti dalla cultura del provvisorio e dell’apparenza’ – ma a vivere una missione, senza risparmio, senza tanti calcoli, senza limiti di disponibilità”. “Avrete voi stessi bisogno di ascoltare tanto la gente”, l’invito: “Dio, infatti, vi confermerà anche attraverso le loro vite, attraverso molti incontri, attraverso le sue imprevedibili soprese. E voi, come Pastori a stretto contatto col gregge, assaporerete la gioia più genuina quando vi chinerete su di loro, facendo vostre le loro gioie e le loro sofferenze, e quando, al termine della giornata, potrete raccontare al Signore l’amore che avrete ricevuto e donato”. “Tutto questo siete chiamati a vivere in un tempo non privo di sofferenze e di pericoli, ma anche gravido di speranze”, ha detto il Papa: “Il popolo che vi sarà affidato, disorientato dall’instabilità che purtroppo continua a ripercuotersi sul Medio Oriente, cercherà in voi dei pastori che lo consolino: pastori con la parola di Gesù sulle labbra, con le mani pronte ad asciugare le lacrime e ad accarezzare volti sofferenti; pastori dimentichi di sé e dei propri interessi; pastori che non si scoraggiano mai, perché traggono ogni giorno dal pane eucaristico la dolce forza dell’amore che sazia; pastori che non hanno paura di ‘farsi mangiare’ dalla gente, come pani buoni offerti ai fratelli”.