Antonino Liberto è il quinto di sei figli. Nasce a Cefalù il 18 febbraio del 1933 da Valentino e Angela La Martina. Il papà Valentino faceva il pescatore e ogni tanto portava con sé il piccolo Nino. Purtroppo il bambino soffriva il mal di mare e non può più andare con il padre. Mamma Angela faceva la lavandaia e lavava la biancheria delle persone ricche di Cefalù. In casa non c’era la vasca “a pila” per lavare la biancheria e mamma Angela, per lavare la biancheria, andava “a funtana” ( così com’è intesa dai cifalutani la Postierla di Via Porpora). Ancora ragazzo Nino resta il padre e così è costretto a lavorare. E così va a “scapuzzari sardi e anciovi” (toglieva la testa al pesce) nei magazzini dove si faceva il salato “a ravia” (attuale Piazza Cristoforo Colombo). In seguito fa anche il magazziniere.
Nel 1954 s’innamora pazzamente della bella cifalutana Rosa Glorioso, una ragazza rimasta orfana di madre in tenera età. Il loro amore era ostacolato dai propri familiari e Nino e Rosa decidono di fare la “fuitina”. Si sposano il 29 settembre 1955 alle sei del mattino in sacrestia così com’era usanza fare a quei tempi per coloro che facevano la “fuitina”. Dal loro matrimonio nascono due figli che muoiono dopo la nascita. In seguito nascono altri 7 figli, 4 maschi e 3 femmine: Angela, Valentino, Rosario, Giuseppina, Sergio, Carmela Maria e Massimo. Per portare avanti la numerosa famiglia Nino non si ferma mai di lavorare. E così in estate lavora nei magazzini del salato e durante l’inverno lavora negli oleifici, nei “trappiti” di Cefalù.
Negli anni ’60 conosce Francesco Culotta detto «Cicciuzzu», il primo “ciciraru” cifalutano che vendeva con la sua carrittiedda “calia e simienza” in Vicolo Osnao di fronte il cinema Di Francesca. Cicciuzzu convince Nino ad intraprendere il mestiere di “ciciraru”. Nino accetta la proposta. Si fa costruire da un falegname a “carrittiedda” e per arrotondare il budget familiare inizia l’attività di ambulante “u ciciraru”. Si colloca in via Caracciolo di fronte all’Osterio Magno. Per la festa patronale “u Sabbaturi” si spostava con la “carrittiedda” in Piazza Duomo e sul Lungomare. Il 31 dicembre a Cefalù, giorno che ricorre la “viecchiastrina” ed ai bambini buoni si facevano trovare giocattoli sotto il letto, Nino montava uno stand “a luoggia” di giocattoli. E’ stato così il primo e l’unico a quei tempi che faceva la “luoggia” dei giocattoli e la faceva anche nei tre giorni di Carnevale per vendere oltre alla “calia” anche maschere e giochi carnevaleschi.
Intorno agli anni ’80 Nino Liberto sostituisce la sua amata ed indimenticabile “carrittiedda” con un’ape a tre ruote “a lapa 50”. Nino “u ciciraru” con la sua nuova “lapa 50” continua a vendere “calia e simienza” in via Caracciolo, le domeniche invernali andava anche allo stadio Santa Barbara dove si svolgevano le partite di calcio e la domenica andava con la “lapa” a Gibilmanna. Continua così fino all’età di 82 anni ma con l’avanzare dell’età la sua salute diventa cagionevole. Viene operato due volte ai reni ma lui pur rallentando il ritmo continua a lavorare ed ogni volta che i figli gli raccomandavano di stare attento lui rispondeva: «non posso stare senza far niente, ho sempre lavorato, ho lavorato onestamente ed è proprio per questo motivo che non ho potuto comprarmi una casa!. Nel 2016 Nino Liberto “ciciraru” viene colpito da ictus transitorio e non può più uscire da solo. «Mio padre – commenta la figlia Angela – è stato costretto a lavorare sin da piccolino per aiutare la sua numerosa famiglia e non ha potuto frequentare la scuola rimanendo analfabeta. Ma nella contabilità non lo batte nessuno. Mio papà oltre l’amore per la sua famiglia ed il suo lavoro è stato ed è un grande tifoso di calcio. La sua squadra del cuore è la Juventus , è stato uno dei primi tifosi juventini ed oggi è il più anziano tifoso che ha sempre partecipato con la sua “lapa 50” alle sfilate della sua squadra del cuore: la Juventus».