Reddito di cittadinanza: si dovrà lavorare otto ore gratis alla settimana

Per avere il reddito di cittadinanza “in cambio” si dovrà lavorare otto ore gratis alla settimana: il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, indica il perimetro della misura, cavallo di battaglia del M5s, inserita nel contratto di governo con la Lega come un aiuto di 780 euro mensili. Il vicepremier parla al congresso nazionale della Uil, il suo primo intervento in una platea sindacale, da dove lancia “l’inizio di un percorso” e di “dialogo” con le parti sociali e da dove indica anche i tempi dei prossimi provvedimenti. Possibile la prossima settimana l’arrivo del ‘decreto dignità’ (con la stretta sui contratti a termine, le delocalizzazioni, le misure per le imprese e il gioco d’azzardo). Il ministro parte assicurando che sul reddito di cittadinanza “non arretreremo” e che l’intento “non è dare soldi a qualcuno per starsene sul divano, ma è dire con franchezza: hai perso il lavoro, ora ti è richiesto un percorso per riqualificarti ed essere reinserito. Ma mentre ti formi e lo Stato investe su di te, ti do un reddito e in cambio dai al tuo sindaco ogni settimana otto ore lavorative gratuite di pubblica utilità”. Insieme al rafforzamento dei centri per l’impiego. Intanto si lavora al primo atto del governo gialloverde, il ‘decreto dignità’ che Di Maio punta a portare in Consiglio dei ministri la prossima settimana: “Eliminerà la burocrazia per le imprese”, mandando in soffitta redditometro, spesometro e studi di settore. Interverrà nella lotta al precariato, attraverso una revisione del Jobs act, con una stretta sul numero dei rinnovi dei contratti a termine (oggi il tetto è di 5 rinnovi in 36 mesi) e la possibile reintroduzione delle causali, ossia la motivazione per cui una persona viene assunta a tempo determinato (abolite dal decreto Poletti nel 2014). Vieterà la pubblicità del gioco d’azzardo, “che sta distruggendo le famiglie italiane”, e interverrà sulle delocalizzazioni: “C’è un sacco di gente che viene lasciata in mezzo alla strada perché le aziende straniere vengono qui in Italia prendono soldi pubblici e poi se ne vanno all’estero”, rimarca Di Maio. Non solo: “Lo Stato quando vara delle gare di appalto deve preferire aziende italiane a quelle estere”. Sui rider e i nuovi lavori 4.0, invece, il ministro conferma la strada tracciata la scorsa settimana, si andrà avanti con il tavolo per arrivare ad un contratto per la gig economy: “Se a quel tavolo si trova la soluzione, non c’è bisogno della legge”, altrimenti è quella la via per riconoscere le tutele (salario minimo, assicurazioni Inps e Inail, ferie e diritto alla disconnessione, oltre alla possibilità di un rapporto di lavoro subordinato).

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