Su Marte c’è acqua liquida: da un radar italiano la scoperta

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L’annuncio di un team italiano: lo strumento MARSIS della sonda Mars Express ha individuato quello che sembra un lago sotterraneo Tweet di Andrea Bettini 25 luglio 2018 In profondità, sotto la calotta del polo sud di Marte, c’è acqua liquida. Lo sospettavamo da decenni, ora per la prima volta ne abbiamo la certezza. E questa scoperta, che apre nuovi scenari e accende ulteriore speranze per la ricerca della vita, è in gran parte italiana: a renderla possibile è stato il radar italiano MARSIS, che si trova a bordo della sonda europea Mars Express. Scoperta italiana La scoperta, pubblicata su Science, è stata annunciata nella sede dell’Agenzia Spaziale Italiana. A condurre la ricerca è stato un team composto da ricercatori appartenenti a centri di ricerca ed università italiane (ASI, INAF, Università degli studi Roma Tre, Università degli studi D’Annunzio, CNR e Sapienza Università di Roma).

Un luogo adatto alla vita?

La sonda Mars Express è stata lanciata nel 2003. Come un moderno rabdomante spaziale, ha osservato per anni il Pianeta Rosso e con l’antenna del suo radar MARSIS ha cercato nel sottosuolo i segni inconfondibili della presenza di acqua. Fra il 2012 e il 2015, finalmente, ha trovato qualcosa: dati così importanti che sono stati analizzati per quasi quattro anni dagli scienziati. Perché in un’area di 20 chilometri quadrati a 81° di latitudine Sud, a 1500 metri di profondità, è stato individuato quello che ha tutto l’aspetto di un lago sotterraneo, con ogni probabilità di acqua salata. Forse addirittura una vera e propria nicchia biologica: un luogo protetto dalle letali radiazioni cosmiche che spazzano la superficie marziana e forse adatto ad ospitare la vita. Come in Antartide “Ci troviamo probabilmente in presenza di un lago subglaciale, – dice Elena Pettinelli dell’Università Roma Tre, co-investigatore di MARSIS – simile ai laghi presenti al di sotto dei ghiacci antartici, relativamente esteso e con una profondità certamente superiore alla possibilità di penetrazione delle frequenze usate da MARSIS. In alternativa potrebbe trattarsi di un acquifero profondo nel quale l’acqua liquida riempie i pori e le fratture della roccia.Non siamo attualmente in grado di stimare con precisione la profondità del lago, ovvero dove si trova il fondo del lago o la base dell’acquifero, ma possiamo senza dubbio affermare che sia come minimo dell’ordine di qualche metro.”

La soluzione di un antico dilemma Grazie alla sonda Viking della NASA, già dal 1976 era diventato evidente la superficie del pianeta un tempo coperta da mari, laghi e fiumi. Le missioni successive hanno confermato sempre più tale presenza. “Il grande dilemma era quindi quello di dove sia finita tutta quell’acqua. – racconta Roberto Orosei dell’INAF, primo autore dell’articolo – Buona parte di questa è stata portata via dal vento solare, che spazzò quella che mano a mano si vaporizzava dalla superficie degli specchi d’acqua. Un’altra significativa porzione è depositata sotto forma di ghiaccio nelle calotte, soprattutto quella nord, e negli strati prossimi alla superficie o è legata al terreno nel permafrost. Ma una parte doveva essere rimasta intrappolata nelle profondità”. Uno strumento innovativo Proprio per questo, alla metà degli anni ’90 l’ASI aveva proposto all’ESA di montare su Mars Express un radar a bassa frequenza per investigare il sottosuolo a grande profondità. Il radar fu ideato e proposto dal prof. Giovanni Picardi dell’Università La Sapienza di Roma. La sua realizzazione fu gestita dall’ASI e affidata alla Thales Alenia Space – Italia. La NASA e l’Università dell’Iowa fornirono una parte dell’elettronica e l’antenna. “Era uno strumento di concezione innovativa, completamente diverso dall’unico lontano precursore volato un quarto di secolo prima sull’ultima missione Apollo, estremamente promettente di cui si doveva non solo sviluppare l’elettronica, ma anche il modo di elaborarne i dati”. Solo l’inizio Fu un’intuizione vincente, come dimostrano le ultime scoperte. Ora, messo a punto il metodo di analisi, si potrà continuare ad investigare. Perché come questo lago, su Marte, potrebbero essercene altri.

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