Brocato Antonino, «u zzu Ninu u prisirienti» nasce a Cefalù il 5 Maggio 1931. Figlio di Carmelo inteso nella marineria di Cefalù “prisirienti” e Fertitta Antonia fu il primogenito di 8 figli: Antonino, Benedetto, Concetta, Giovanna, Giuseppe, Rosario, Maria Santa, Graziella.
Papà Carmelo faceva il pescatore ed Antonino sin da piccolo fu attratto dal mare. Raccontava sempre ai figli che all’età di tre anni scappò da casa eludendo la sorveglianza di mamma Antonia e andò a buttarsi a mare alla marina. “Fu il mio battesimo con il mare” diceva sempre ai figli. Figlio di pescatore, Antonino non poteva che continuare e seguire papà Carmelo proprietario della barca denominata ” Rosina”.
Nino iniziò all’età di 12 anni la sua avventura tra le amate onde del mare di Cefalù. Era adolescente quando un giorno vide Tecla Miceli, una bella ragazza cifalutana, anche lei figlia di pescatore, seduta nella scalinata della chiesa di Santa Nicola in Via Spinuzza e se ne innamora. All’età di 19 anni prima di partire per il sevizio militare nella marina a Taranto chiese la mano di Tecla che fino alla fine dei suoi giorni chiamava “la mia ragazza”. Al ritorno dal servizio militare il padre Carmelo dovette ritirarsi dal lavoro ed Antonino prese le redini dell’attività di famiglia. Sposò la sua Tecla l’8 gennaio 1955. Dalla loro unione nacquero 5 figli: Antonia, Carmelo, Giovanni, Peppuccio e Rosella. Giovanni detto Giovannello e Peppuccio seguirono le sue orme e si dedicarono alla pesca.
Antonino insieme al fratello Rosario fu a capo di due motobarche a cui diedero il nome di : Carmelo padre e Furia. Gli ultimi anni della sua vita sprezzante del pericolo continuò ad andare a pesca con la sua barchetta “uzzarieddu” nel tratto di mare di Settefrati sul quale si affacciava la sua campagna e che ancora oggi custodisce l’ultima sua barchetta a remi. Fu testimone della sua amata Cefalù in diverse trasmissioni televisive (ricordiamo Linea Blu condotta da Donatella Bianchi) nelle quali raccontava del “suo” mare , della gente di mare che conosceva bene e trasmetteva il suo sapere con tanta passione , diventando uno dei protagonisti della tradizione marinaresca cefaludese. Durante una trasmissione televisiva affermò che il suo rapporto lungo ed intimo con il mare era così immenso che nelle sue vene c’era la salsedine.
Morì il 18 Maggio 2014 ed il Giornale di Sicilia lo definì l’ultimo pescatore eroe. Nino fu anche testimone del salvataggio di 5 pescatori palermitani del 1 marzo 1951. Ad un mese dalla sua scomparsa l’amministrazione comunale gli dedica i locali di “Porta Pescara” con una Targa ed un quadro dipinto da Patrizia Milazzo e Giuseppe Cimino che lo raffigura con il volto solcato dalle rughe immerso in quel mare che tanto amava. Nel ricordarlo la figlia Rosella dice: «Amato dalla sua famiglia e dalla sua gente che ancora oggi lo ricorda con affetto e riconoscenza mi piace pensare che adesso il mio papà “u zzu Ninu” sia tra le braccia di Nettuno e le sue amate onde».