Come Centro Ecumenico da anni abbiamo sottolineato il fatto che Cefalù, nella sua origine ruggeriana, viveva dell’incontro fecondo e della pacifica convivenza tra cristiani (occidentali e orientali), musulmani ed ebrei. Dato di fatto storico che dovrebbe costituire – anche per la Cefalù di oggi – un fiore all’occhiello e una forte indicazione per vivere non solo la sua vocazione turistica, ma anche la forte tensione al servizio dell’incontro e del dialogo tra fedi e confessioni religiose diverse.
A partire da questa sensibilità non possiamo non segnalare l’evento storico che si svolgerà il 4 febbraio ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti. E’ la prima volta che un Papa mette piede sulla penisola arabica nella quale la totalità della popolazione indigena è musulmana e solo un piccola minoranza è cattolica perché costituita da immigrati provenienti soprattutto dalle Filippine e dall’India. E’ rilevante soprattutto l’incontro di Papa Francesco, invitato dal principe e sceicco Mohammad bin Zayed al Nahyan, con ben 700 leader di varie religioni (non solo la cristiana e la musulmana), alla presenza del grande imam dell’Università Al-Azhar del Cairo, Ahmed Al-Tahheb.
L’incontro interreligioso verterà sul tema della ‘Fratellanza umana’, che si potrà costruire solo se le religioni, pur nelle loro diversità, sapranno e vorranno incontrarsi per la pace in un mondo sempre più segnato da egoismi e opposizioni.
L’auspicio del nostro Centro Ecumenico è che un evento di tale rilevanza possa avere delle positive ricadute anche nel nostro piccolo ambiente, eliminando velleitarismi e distrazioni che sembrano ormai consolidati e scontati.
Una diocesi non può essere una chiesa che si chiude nel suo particolarismo, senza prestare attenzione alle grandi tematiche teologiche e pastorali che, nello stile di Papa Francesco, spingono ad affrontare sfide inedite e dagli esiti imprevedibili. La Chiesa non può andare avanti solo a forza di norme e prescrizioni, ma deve saper cogliere il vento dello Spirito che spira anche al di fuori dei recinti entro i quali lo vorremmo ingabbiare. E l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso sono senz’altro tra le sfide più urgenti del nostro tempo, che interpellano non solo ‘gli altri’, ma soprattutto ‘noi stessi’.
(Per il Centro Ecumenico “La Palma” Liborio Asciutto – Amalia Misuraca)