Le protesi unite dal cancro dividono l’Italia e la Francia: perchè?

Non saranno ritirate in Italia le protesi al seno testurizzate che sono state vietate in Francia perchè associate al rischio di cancro alla mammella. Lo ha deciso il ministero della Salute, recependo il parere del Consiglio superiore di sanità.  Il ministero della salute italiano ha inviato una circolare a tutte le strutture sanitarie italiane con il parere del Css stabilendo che “non si ravvedono motivazioni sufficienti per raccomandare il ritiro dalla disponibilità commerciale delle protesi testurizzate – e che – non si pone indicazione alla rimozione della protesi liscia o testurizzata in assenza di sospetto clinico di BIA-ALCL”. Le protesi incriminate sono quelle testurizzate, cioè ruvide, di gran lunga le più usate.

Nella circolare viene ricordato l’obbligo del medico chirurgo di informare di informare i pazienti candidati a un impianto con protesi mammarie di tutti i benefici e potenziali rischi connessi all’utilizzo di tali dispositivi.

A Roma, una paziente ricoverata all’Ospedale Policlinico è morta a inizio 2019 a causa dell’Alcl, il linfoma anaplastico a grandi cellule associato alle protesi mammarie “testurizzate”. Le stesse protesi che avrebbero ucciso tre donne francesi.  A scoprire il primo caso in Italia è stata la trasmissione televisiva Report. In Francia l’Agenzia nazionale per la sicurezza dei medicinali e dei prodotti sanitari ha inviato una lettera ai produttori per bloccarne la distribuzione. L’ipotesi è che le protesi di questo tipo possano aumentare il rischio di una rara e aggressiva forma di cancro: il linfoma anaplastico a grandi cellule.

 

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