Diabete e Vitamina D: ecco tutta la verità…

Accade troppo spesso ultimamente vedere prescritta la vitamina D per curare il diabete. Tutto parte dagli Stati Uniti dove questa malattia sta colpendo tantissime persone: si conta, addirittura, che una persona ogni undici sia affetta dal diabete. Ciò che fa più paura è che, ad oggi, il 90% degli abitanti degli Stati Uniti, ignora di avere il diabete. Inoltre, come dicevamo all’inizio, le statistiche sottolineano che ogni 23 secondi viene diagnosticata la malattia ad un nuovo individuo.

Diabete e Vitamina D: qual è la verità?

La vitamina D, oggi, è stata associata a tantissime patologie. Molti studi, infatti, hanno approfondito la questione dicendo che questa vitamina può aiutarci per l’ipertensione ma anche per il cancro ed, infine, anche per il diabete. Tutto questo si ripercuote anche su altri stati, tra cui l’Italia dove si pensa che un deficit di vitamina D possa scatenare la malattia.

A tal proposito Anastassios Pittas, codirettore del Centro per il diabete e i lipidi dell’università americana ha voluto portare avanti una nuova ricerca. Ha somministrato per due anni e mezzo una dose giornaliera di 4000 UI (Unità internazionali) di vitamina D e di placebo a 2423 pazienti in tutto il Paese.

Per riuscire nell’impresa ha anche chiesto di non prendere altri supplementi (tra cui multivitaminici) che contengono vitamina D, anche in piccola parte. L’obiettivo era quello che attraverso questa iniziativa si potesse ridurre il rischio di essere colpiti dalla malattia. Ma così non è stato. Alla fine dello studio sono stati registrati 616 nuovi casi di sviluppo di malattia: 293 tra chi aveva preso la vitamina D e 323 nel gruppo placebo. Analizzando e suddividendo i dati non è stata trovata nessuna differenza.

Diabete, parola all’esperto italiano

Ha parlato anche Andrea Giaccari, diabetologo italiano che lavora al Gemelli di Roma. Ecco le sue parole. “Questo ha il vantaggio di essere il più grosso studio su vitamina D e diabete di tipo 2 ma non l’unico. Prescrivere la vitamina D è quasi una moda e questo studio dimostra che almeno per ritardare l’arrivo della malattia nei soggetti ad alto rischio non funziona. La mia idea è che la vitamina D bassa è un marker di dieta ed abitudini poco sane. Dare vitamina D può aumentarne il livello, al limite funzionare con l’osteoporosi, ma non corregge le cattive abitudini”. 

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