Bere caffè quattro ore prima di coricarsi non ha alcun impatto sul sonno. Lo hanno scoperto i ricercatori statunitensi della Florida Atlantic University e della Harvard Medical School. Hanno seguito 785 afroamericani per 5.164 giorni e notti per registrare quanta caffeina, alcool e nicotina consumavano. Nessuno dei partecipanti ha sofferto di disturbi clinici del sonno. A ciascun collaboratore è stato assegnato un sensore da polso per monitorare il sonno. Gli è stato chiesto di tenere un diario per annotare come dormivano, come si sentivano e cosa mangiavano, ma anche se fumavano o bevevano di notte. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Sleep. I ricercatori hanno scoperto che la caffeina, presa prima di quattro ore dall’andare a dormire, non ha alcun effetto sul qualità del sonno. Anche se lo studio è una buona notizia per gli amanti del caffè, i ricercatori invitano alla cautela. Sostengono, infatti, di non avere studiato il dosaggio della caffeina con le variazioni individuali nella sensibilità e nella tolleranza di questa sostanza. Per questo, dicono, occorrono nuovi studi.
Il caffè porta energia? Gli scienziati della Loughborough University hanno studiato il pisolino da caffè ovvero il «coffe nap». Hanno misurato le onde cerebrali di un gruppo di persone sottoposte ad una simulazione di guida in una situazione di privazione di sonno. Hanno scoperto che prendendo un caffè e addormentandosi subito, i partecipanti all’esperimento si sentivano al risveglio molto più energici di prima. Per i ricercatori tutto dipende dall’adenosina, un composto chimico che induce il sonno più profondo. La caffeina è un inibitore di adenosina, ma il corpo impiega circa 20 minuti per sentirne gli effetti. Chi si appisola immediatamente dopo il consumo, sentirà l’effetto stimolante subito dopo il risveglio e si sentirà molto più rigenerato.
La caffeina è una droga? Per Astrid Nehlig, direttore di ricerca presso il French National Institute of Health and Medical Research, che da 30 anni studia gli effetti della caffeina, le dipendenze hanno per definizione un impatto negativo sulla vita delle persone. Questo però sembra non valere per la caffeina: «Si diventa dipendenti dalla caffeina – commenta – ma perché ci piace? Perché ci sveglia, ci fa stare bene, ci rende produttivi. Si beve molto spesso in situazioni sociali: ci si incontra, si prende un caffè… è parte di un rituale». Le ricerche scientifiche hanno in questi anni scoperto alcune cose. Chi assume caffè regolarmente senza abusarne, per una vita intera, appare più protetto da malattie degenerative come Alzheimer e Parkinson. Bere caffè nelle ore diurne aiuta a mantenere ritmi circandiani regolari. Per godere al massimo dei benefici della caffeina la scienza suggerisce di non assumerne più di quella contenuta in tre, quattro tazzine di caffè al massimo. Questo limite si raggiunge anche ingerendo 10 lattine di coca cola, 8 tazze di cioccolata calda, 400 grammi di cioccolato extrafondente. A tutto questo occorre aggiungere che la caffeina può essere letale: 10 grammi sono quasi sempre sufficienti a provocare reazioni che portano a un arresto cardiaco. Una tazzina di caffè, però, ne contiene meno di 100 milligrammi (0,1 grammi). Bere caffè, comunque, è sconsigliato a chi soffre di ulcera peptica, dispepsia, gastriti ipersecretive, malattia da reflusso, cardiopatia ischemica, ipertensione arteriosa, aritmie cardiache.