Quando si parla di frutta e diabete, il rischio maggiore è quello di incorrere in una marea di opinioni contrastanti su quali frutti mangiare e quali evitare. Molto spesso, comunque, si sente dire che il consumo di frutta, se si soffre di diabete, è da evitare, fatta eccezione per la mela, che è davvero povera di zuccheri e accettata anche nell’alimentazione di un soggetto diabetico.
Tuttavia, non tutte le opinioni sono veritiere: quando si parla di frutta e diabete, infatti, non esistono dei divieti assoluti.
Glicemia e diabete
Come abbiamo detto, non ci sono dei divieti assoluti per la consumazione di frutta per coloro che soffrono di diabete. L’importante, però, è selezionare quei frutti che contengono meno zuccheri e che, quindi, presentano anche un minor indice glicemico.
È vero, infatti, che non tutti i frutti hanno la stessa quantità di zuccheri e che alcuni sono caratterizzati da una maggior concentrazione percentuale di zuccheri; comunque, anche questa caratteristica, da sola, non giustifica un completo evitamento di questi frutti. Infatti, secondo alcuni studi, la frutta, anche quella più zuccherina, può essere consumata anche in caso di diabete, seppur con una certa moderazione.
Quale frutta evitare in caso di diabete
Purtroppo, esistono dei frutti che vengono solitamente sconsigliati quando si soffre di diabete. Questi frutti sono tra quelli più ricchi di zuccheri e, anche se consumati con moderazione, possono peggiorare la condizione di salute.
Questi frutti sono nello specifico:
- Cachi;
- Fichi;
- Frutta secca;
- Canditi;
- Frutta sciroppata.
Tuttavia, il caco merita un discorso maggiormente approfondito. Infatti, sebbene sia del tutto veritiero che esso contiene qualche zucchero in più rispetto ad altre tipologie di frutta, non è sempre vero che esso sia anche dannoso per un soggetto diabetico.
L’effetto dei cachi sulla glicemia
Il motivo per cui il caco viene sconsigliato ai soggetti diabetici è il suo contenuto, piuttosto alto, di fruttosio. Però questo contenuto va considerato nelle reali quantità: un caco di circa 200 grammi contiene 30 grammi di zucchero, ma questa quantità è pari a quella contenuta in un pacchetto di cracker o in metà piatto di pasta.
Però, sia cracker che pasta non posseggono gli antiossidanti tipici del caco e nemmeno lo stesso quantitativo di vitamine. Ciò significa che, se occorre scegliere con che cosa fare merenda tra un pacchetto di cracker e un caco, vince il caco.
In aggiunta, pare che il caco abbia effetti benefici anche a livello cardiovascolare, svolgendo un’azione di prevenzione dell’aterosclerosi e salvaguardando la salute delle arterie. Gli studi sui cachi, inoltre, hanno dimostrato che questo frutto gode di un potenziale positivo a livello sistemico, che comporta un miglioramento del profilo lipidico e, stando ad alcuni studi tenuti su animali, anche ad un miglioramento della sensibilità insulinica.
Nel caso in cui i risultati di questi studi fossero confermati anche sugli esseri umani, il caco si rivelerebbe utile in caso di diabete poiché provocherebbe una maggior risposta dell’organismo all’insulina; e l’attenzione a questo frutto dovrebbero averla solo coloro che soffrono di allergia.