“Nel mese di novembre il sindacato Cobas/Codir ha lanciato un grido di allarme sulla possibile chiusura del Museo Mandralisca, museo della città di Cefalù, dopo che il Governo Regionale aveva deciso di tagliare drasticamente i fondi che ogni anno destina allo stesso.” A dichiararlo è Michele D’Amico, responsabile regionale del Cobas/Codir per le politiche dei Beni culturali.
“Abbiamo anche detto – continua Michele D’Amico – che il Museo incassa ogni anno circa 100mila euro, che pone il Museo Mandralisca tra i primi dieci siti culturali siciliani sia in termini di visitatori che di incasso in una ipotetica classifica dei musei regionali ma che sono assolutamente insufficienti per la gestione ordinaria e per pagare gli stipendi ai sette (7) lavoratori che, con il proprio lavoro, permettono la gestione amministrativa, la fruizione dei beni in esso contenuto ma anche di essere costantemente vigilato di giorno e di notte”.
“Mentre la notizia usciva sui maggiori quotidiani dell’Isola, online e su carta stampata, oltre che sulle numerose testate locali – prosegue D’Amico – non si è fatta attendere la risposta del Sindaco della ridente cittadina arabo-normanna e del Governo Regionale affrettandosi a dichiarare il loro intervento economico al fine di scongiurarne la chiusura.”
“Abbiamo anche chiesto – ricorda il sindacalista del Cobas/Codir – un’audizione in Commissione Cultura dell’Assemblea Regionale per affrontare organicamente e insieme a tutti gli attori protagonisti di questa triste storia nei confronti del Museo Mandralisca e dei lavoratori che, nel mese di novembre, erano creditori di ben 4 mensilità stipendiale, oggi giunte a 8. Eravamo stati convocati dalla Commissione Cultura dopo qualche ora però, inspiegabilmente, disdettata mentre il Presidente della Regione, da parte sua, promise un aiuto economico che, a distanza di ben 3 mesi, è rimasto solo nelle sue intenzioni.”
“Il Presidente del Consiglio di Amministrazione del Museo, donato ai cittadini dal barone Enrico Pirajno di Mandralisca, – precisa il sindacalista del Cobas/Codir – aveva individuato il cambio del contratto di lavoro del personale museale, con quello che si applica per le medesime attività a tutte le fondazioni italiane, per uscire dalla crisi finanziaria del plesso museale. Il Cobas/Codir, insieme ai lavoratori, seppur scettici, non ha voluto avversare tale cambio contrattuale, anzi ha partecipato attivamente a tutte le procedure con grande senso di responsabilità nei confronti della collettività.”
“Adesso – conclude Michele D’Amico – i lavoratori sono stanchi delle parole e delle promesse non mantenute e il Cobas/Codir sollecita il Sindaco di Cefalù e il Presidente della Regione a tradurre in atti concreti gli impegni presi nel novembre scorso al fine di permettere a tutto il personale di percepire le 8 mensilità arretrate, avvertendo che in caso contrario il senso di responsabilità dimostrato da novembre a oggi, si tradurrà in una prova di forza che porterà certamente a uno sciopero a oltranza con inevitabili gravi conseguenze per il massimo sito culturale cefaludese.