Il coronavirus morirà con l’estate? Alcuni esperti ipotizzano che è possibile. In realtà una riposta univoca in tal senso non esiste. Una risposta certa a riguardo non esiste. I virus , infatti, non hanno un comportamento prevedibile. Alcuni virus respiratori hanno un andamento stagionale, e con il caldo si diffondono in modo meno efficace. Alcuni studi dimostrano, per esempio, che le epidemie di influenza nelle aree a clima temperato emergono quando calano i livelli di umidità assoluta ovvero la densità di vapore acqueo nell’aria. In altre parole con l’arrivo dell’aria invernale, secca e fredda. In realtà certi malanni in inverno potrebbero dipendere da una minore efficienza, nella stagione invernale, del nostro sistema immunitario, a secco di vitamina D conosciuta come vitamina del sole.
Il coronavirus è un virus stagionale? È troppo presto per capire se il coronavirus sia un virus stagionale. Non si hanno esperienze passate e non basta quanto si conosce su SARS e MERS. Per quanto si sa il virus in questione sembra cavarsela bene in aree tropicali, come dimostra la sua diffusione a Singapore. Per alcuni virologi è improbabile che il caldo lo metta a tappeto. Le alte temperature potrebbero rendere il contagio più difficile. Il rischio è che potrebbe tornare in auge il prossimo inverno. Ove il coronavirus prediligesse temperature più basse, l’estate è a rischio per i Paesi del Sud del mondo che vanno verso la stagione fredda.
Il caldo blocca le epidemie? Dipende dal tipo di epidemia. Il caldo riduce la circolazione del virus influenzale o dei rhinovirus, che causano il raffreddore, mentre facilita la propagazione di malattie trasmesse da insetti. Oltre a influenzare il tempo di permanenza dei batteri nell’ambiente, la bella stagione cambia i nostri comportamenti. Durante l’inverno le persone passano più tempo in luoghi chiusi a stretto contatto, quindi hanno una maggiore probabilità di respirare aria contagiata da qualcuno che ha febbre e così contrarre il virus. D’estate, invece, stiamo più speso all’aria aperta e questo, in realtà, ci pone maggiormente a rischio di contrarre un’infezione veicolata dalla puntura d’insetto.
Il clima può influire in qualche modo sul Coronavirus? Secondo quanto sostengono gli esperti molti dei virus che infettano le vie respiratorie, seguono una stagionalità. In altre parole i casi di infezione diminuiscono con l’arrivo dell’estate. Molti esperti sostengono che sarà così anche per il COVID-19. Bisogna però stare attenti. La popolazione non è mai entrata in contatto con questo virus e non ha per questo sviluppato anticorpi contro questo nuovo virus. “Non c’è al momento alcun segnale che dica che in estate il coronavirus sparirà come una normale influenza”. A dirlo è il dottor Mike Ryan dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Cosa è successo in estate con altri virus? Per comprendere meglio il corso del nuovo coronavirus da qui ai prossimi mesi gli scienziati stanno studiando il comportamento dei virus “fratelli” come SARS e MERS. L’epidemia di SARS, che ha iniziato a diffondersi a metà novembre 2002, è durata fino a luglio 2003, per poi sparire sempre più velocemente. Il virus potrebbe essere scomparso grazie al clima più caldo, anche perché, lo ricordiamo, ad oggi non esiste un vaccino contro la SARS, né un trattamento farmacologico specifico per curarla. La MERS, iniziata a settembre 2012 in Arabia Saudita dove le temperature sono in genere molto elevate, non è mai stata davvero contenuta.