«Grazie al fermento della risurrezione, anche questa pandemia verrà ribaltata e diventerà una cattedra che ci insegnerà un nuovo percorso, una strada di luce e un nuovo modo di vivere». Lo ha detto nell’omelia pasquale il vescovo Giuseppe Marciante celebrando in una Cattedrale senza popolo. Parlando della Risurrezione il vescovo non ha esitato di affrontare il tema della pandemia. «Due donne, Maria di Magdala e l’altra Maria: insieme vanno a visitare la tomba dove si trovava il Corpo di Gesù. Ascoltiamo il passo lento, appesantito dal dolore e pieno di lacrime delle due Marie verso la tomba del loro Maestro. Quell’esperienza viene percepita come un terremoto perché in quel momento crollano tutte le loro certezze; tutto sembra distrutto, cancellato. È il momento in cui sperimentiamo la fragilità di tutto. È la sensazione che ciascuno di noi sta vivendo dinanzi all’esperienza del contagio virale: la paura e l’incertezza ci hanno contagiati tutti. I sogni e le certezze di molti sembrano svanire dinanzi a quell’immagine che non facilmente dimenticheremo, quella lunga processione di camion dell’Esercito pieni delle bare delle tante vittime della pandemia».
Il vescovo parlando della Risurrezione si sofferma sull’angelo vestito di bianco: un bianco candido come la neve, così come vestono i neofiti, i neo-battezzati, gli illuminati. «È il vestito nuovo che scende dal cielo. È l’abito di coloro che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello. Un angelo di Luce che squarcia le tenebre del mondo. Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro: così abbiamo cantato nel preconio. Si, Signore questa è la notte in cui iniziare a muovere i nostri primi passi per vederti Risorto e incontrare la Luce come hanno fatto Maria di Magdala e Maria, la madre di Giacomo e di Giuseppe. Questa è la notte in cui possiamo iniziare a uscire da questo tunnel, da questo labirinto della morte. Vienici incontro Signore!». Le parole di Marciante si trasformano in preghiera per allontanare il coronavirus. «Aiutaci a trasformare il dolore, la morte di quanti sono stati inchiodati dal Coronavirus in una incancellabile lezione di vita che ci faccia mendicanti, ricercatori e uomini della speranza. Aiutaci a non seppellire mai il sacrificio delle vittime da Coronavirus, ad asciugare le lacrime dei loro familiari, a valorizzare la vita e il servizio donato da medici, infermieri, operatori sanitari, volontari, servitori della vita comune. Aiutaci a risorgere per impegnarci a non essere mai più pigri e distratti custodi della nostra casa comune».
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