Palermo: operazione fontana di Trevi. Vendevamo fabbricati che non possedevano

Nella mattinata odierna i Carabinieri  della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Palermo e quelli della Compagnia di Monreale hanno eseguito un provvedimento di sottoposizione agli arresti domiciliari nei confronti di due persone conviventi, imprenditori, in ordine alla provvisoria contestazione dei reati di autoriciclaggio ed impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, emesso dall’Ufficio del Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo. I due arrestati sono Girgenti Giorgio e Governale Rosalia. L’attività di indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo, Dipartimento Criminalità Economica, è scaturita lo scorso anno dalla circostanziata denuncia di un professionista del settore immobiliare che, dopo aver provveduto a consistenti esborsi pari a mezzo milione di euro, non era riuscito a venire in possesso dei beni oggetto della trattativa instaurata con l’uomo e che è stata, ulteriormente, da questi intrecciata con quella di altri soggetti privati interessati anch’essi all’acquisto di beni immobili. L’arrestato riusciva, con accattivante maestria, ad impressionare favorevolmente l’interesse dei potenziali acquirenti prospettando un suo personale quanto fittizio curriculum di legalità e professionalità, millantando financo inesistenti “patenti” di rispettabilità e di affidabilità accreditate presso Uffici Giudiziari e delle Forze dell’Ordine.
In tal modo, rappresentando situazioni ben differenti dalla realtà, vantava la disponibilità/proprietà di diversi immobili situati in differenti parti del territorio nazionale, persino in Milano e Roma, riuscendo a farsi consegnare, anche mediante bonifici, ingenti somme di denaro. Nondimeno ottenuta la disponibilità delle somme accampava le più svariate e fantasiose motivazioni per non procedere alla stesura dei conseguenti atti negoziali, sino ad arrivare al punto di rilasciare dichiarazioni autografe in cui attestava di aver ricevuto il denaro pattuito e si riprometteva di concludere a breve termine la transazione,  senza tuttavia giungere ad alcuna conclusione di contratto.
Particolare assai rilevante è che di tali immobili non ne aveva avuto mai la piena disponibilità e quindi agiva avendo la consapevolezza di non poter concludere alcun affare ma riuscendo, allo stesso tempo, ad accaparrarsi consistenti  liquidità.
Proprio ripercorrendo le tracce delle movimentazioni bancarie si è stati in grado di ricostruire documentalmente i passaggi del denaro, riscontrando le anomalie riferite dai denuncianti, e, nel contempo, si sono acquisiti elementi in ordine ai contestati reati di auto riciclaggio ed impiego di denaro di provenienza illecita in quanto le somme, così artatamente incassate, venivano vorticosamente ed immediatamente reimpiegate nelle attività economiche e finanziarie delle imprese che i due gestivano, alternandosi nel ruolo di amministratore/proprietario e che ha dato luogo all’esigenza cautelare.
L’attività è stata estesa anche nei confronti di un altro soggetto, indagato in stato di libertà per il reato di truffa aggravata, il quale peraltro risulta già imputato in alcuni analoghi procedimenti giudiziari tuttora in corso anche nei confronti dell’imprenditore tratto in arresto.
Durante le operazioni sono state eseguite diverse perquisizioni che hanno consentito di sequestrare copiosa documentazione cartacea, tuttora in fase di analisi.

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