In circolazione ci sono alcuni euro rari che possono valere una fortuna. Oggi vi parliamo dei 2 euro commemorativi della Francia che vanno sotto il nome di «Fondation de la forteresse». Sono stati emessi nel 2015 in soli 10.00 pezzi e oggi si tira che uno di questi pezzi valga oltre 1.000 euro. Sono bastati appena cinque anni di vita, quindi, per far lievitare il valore di questa moneta da 2 euro.
Trovare questa moneta da 2 euro non è difficile. Portarla a casa potrebbe anche significare avere una moneta che nei prossimi anni acquisterà un valore ancora maggiore agli attuali 1.000 euro. Su internet sono diversi i siti che propongono la vendita on line di questa bella moneta. In qualche caso si può acquistare anche a poco più di 1.000 euro.
La moneta di 2 euro denominata «Fondation de la forteresse» è stata emessa nel 2015 per commemorare l’800° anniversario della costruzione del primo castello costruito sulla rocca. Da un lato la moneta riproduce una torre in cima alla rocca con in alto il paese di emissione «MONACO» tra il marchio della zecca di Parigi e il marchio del direttore della zecca. In basso, invece, si trova la dicitura «FONDATION DE LA FORTERESSE» (Fondazione della fortezza) inserita tra l’anno di fondazione il «1215» e quello commemorativo «2015».
Euro rari: questa moneta vale oltre 1.000 euro
Sull’anello esterno della moneta sono state disegnate le 12 stelle della bandiera dell’Unione europea. Il bordo è zigrinato con il motivo “2” in incuso. A seguire due stelle a cinque punte, ripetuto sei volte alternativamente dal basso in alto e viceversa. Nel 2015 sono state emesse solo 10.000 monete.
Tra gli euro rari che hanno un valore elevato ci sono anche quelli denominati «Charles III» che sono stati emessi nel 2016 ed oggi valgono già circa 500 Euro ciascuno. La moneta di 2 euro è stata coniata per ricordare la figura del principe Charles III Grimaldi che ha retto le sorti del Principato di Monaco e fondato il quartiere di Montecarlo. Il principe ha fatto sistemare urbanisticamente ed abbellita la città.
