Cento anni fa nasceva Leonardo Sciascia: ha fatto luce sulla Sicilia dei siciliani. Leonardo Sciascia è una di quelle figure esemplari del secondo Novecento che come narratore esordisce con libri dedicati alla sua Sicilia. Inizia con i suoi ricordi di maestro in ‘Le parrocchie di Regalpetra’ (cittadina dietro cui si nasconde la sua natale Racalmuto in provincia di Agrigento, cui è sempre tornato tutta la vita) e ‘Gli zii di Sicilia’, lucidi, ironici, con già sotto traccia quella sua forte formazione illuminista e direi volterriana (‘Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia’ è un suo titolo, del 1977, e c’è poi su quella linea ‘Il consiglio d’Egitto’).
Sciascia è nato nel 1921, consegue il diploma magistrale nel ’41 e lavora al Consorzio Agrario a Racalmuto, conoscendo la realtà contadina e la società siciliana delle campagne, fino al 1949 quando diviene maestro elementare. Viene eletto consigliere comunale a Palermo nel 1975 come indipendente del Pci, con dimissioni dopo due anni, per accettare nel 1969 la candidatura nelle liste radicali in Europa e alla Camera dei Deputati, per la quale opta dopo due mesi a Strasburgo, finendo negli anni ’80 per esprimere pubblicamente le sue simpatie per il Psi e chiedendo candidamente a Craxi di rinnovare la classe politica siciliana, attirandosi ironie e attacchi. Nel 1987 scrive un celebre articolo ‘Contro i professionisti dell’antimafia’ che gli procurò isolamento e critiche aspre da tutto il mondo della cultura e della politica di sinistra, con tali contraccolpi che finì poi per lasciare il Corriere e andare a collaborare con La Stampa.