“Emergere” vuol dire comparire o affiorare da una superficie, farsi figura da uno sfondo, di qualcosa che prima non era oggetto della nostra percezione, il termine “emergenza” invece, indica un evento per sua natura imprevisto, urgente, difficile ed eccezionale; un’emergenza non è e non dovrebbe essere la norma ma una situazione transitoria, allo stesso modo la nostra attenzione dovrebbe poter fluttuare tra i diversi elementi di uno sfondo, per far emergere di volta in volta, figure differenti.
A livello percettivo tutte le sensazioni che proviamo vengono organizzate in figure che emergono da uno sfondo, quando una di esse attira la nostra attenzione; figura e sfondo sono dinamicamente in contatto per consentire al nostro interesse di focalizzarsi in modo alterno e flessibile sull’una o sull’altro, senza fissazioni, poiché questo è l’unico modo a che entrambi possano assumere un significato che evolve nel tempo.
Forse questa premessa non è semplice da comprendere, ma proviamo a chiarire un po’ e diciamo che un giorno da uno sfondo che è il fluire della vita emerge un problema, il Covid-19, il quale diventa figura impegnando tutta la nostra concentrazione.
Il trascorrere del tempo non aiuta e purtroppo l’emergenza non rientra ma persiste, la figura allora catalizzando tutta la nostra energia, diventa rigida, fissa, perde il suo significato evolutivo e incapace di tornare nello sfondo non permette che da esso emergano altre figure, altre realtà e con altri significati.
Se il pericolo, l’incertezza, la paura, la morte, diventano e restano figura, cosa succede allo sfondo … alla vita?
Che la vita sia a rischio e non scontata, è un concetto che ci accompagna da sempre, ma una continua e persistente esposizione psicologica alla morte come minaccia e/o come fatto concreto, non è salutare ma psicotico e non ci permette di “mettere in pausa” un evento assoluto di cui dobbiamo un po’ dimenticarci, per poter continuare a vivere!
La crisi che stiamo attraversando, viene ancora erroneamente definita come sanitaria ed economica non riconoscendo il dovuto valore alle valenze e ricadute profondamente psicologiche e ad impatto esistenziale.
Questa visione distorta e ignorante, considera oggettivo solo il corpo, che nel suo essere tangibile viene curato per preservare la vita, dell’animo invece non si comprende pienamente quanto vada altrettanto accudito, per garantire il ben-essere delle persone e la qualità della loro salute.
La salute è un concetto ampio e composito nel cui mantenimento e nella cui difesa coesistono aspetti inerenti un completo benessere fisico, mentale e sociale degli individui, essa è il bene primario e la maggiore risorsa per le società.
Eppure di fronte a quanto ancora accade, non si è riusciti a passare dalla teoria alla pratica, non si è capaci di capire che salute non è “solo” assenza di malattia.
Di fronte a un cambiamento così epocale e inedito, la sfida sarebbe stata riuscire ad occuparsi delle nuove problematiche in modo diverso, invece la “materialità” -sia essa dei beni o dei corpi-, è e continua ad essere l’unica sovrana.
I dolori dell’anima non si vedono e i suoi disagi, le sue inquietudini non sono oggetto di proporzionata riflessione né di adeguato intervento.
La psicologia, la psicoterapia non hanno mai escluso il corpo dal loro discernimento, dalle loro diagnosi né dalle loro prassi, è irrinunciabile per noi che corpo e mente coesistano influenzandosi reciprocamente e ci è chiara la pari dignità che hanno nel comporre il ben-essere delle persone; non così purtroppo per la medicalizzata cultura dominante che continua a restare incompleta.
Il virus non ha contaminato solo i corpi né ha creato disastri solo nell’economia, ha intaccato l’intero tessuto personale e sociale.
Come è possibile gestire le conseguenze a lungo termine di un fenomeno così stressante da aver compromesso il comune senso di sicurezza e di fiducia, le relazioni coi propri cari e il con-tatto interpersonale, le abitudini, la progettualità, la motivazione, l’autonomia, … la spontaneità, senza che ciò produca ripercussioni psicologiche?
Sono tutti bisogni, non fisici né economici, eppure essenziali poiché di solito orientano il nostro vivere e senza i quali indubbiamente proviamo vissuti diversi, ma che possono oscillare dalla rabbia e intolleranza, alla paura, alla stanchezza psichica e depressione, fino alla confusione come generale stato di disagio.
Purtroppo nella nostra società non ci si occupa veramente della salute delle persone e si ha una percezione della psicologia approssimativa, infatti i suoi interventi non sono ancora presenti in modo consistente come non è fattivo il suo essere professione sanitaria, né prassi naturale cui tutti possano rivolgersi con diritto e senza vergogna.